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Stati Uniti, Washington: Rifugiata cinese racconta al giornale The Herald la tortura subita per la sua fede

23 Ott. 2015 |   Di un praticante del Falun Gong a Washington

(Minghui.org) Il 17 ottobre 2015, The Herald, un quotidiano con sede a Everett, Washington, ha pubblicato un articolo che racconta come una residente è stata maltrattata in Cina per aver praticato il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa.

Scritto dalla giornalista Amy Nilo e intitolato "Un donna di Lynnwood apprezza la libertà di religione bandita in Cina", questo articolo è incentrato su Echo Liu, 42 anni, imprigionata in Cina per la sua fede.

Dare voce a coloro che non hanno libertà

Liu ha iniziato a praticare il Falun Gong nel 1997, quando lavorava come giornalista a Pechino. L’articolo dice: "La Falun Dafa è una pratica spirituale che unisce esercizi, meditazione e una filosofia morale incentrata su Verità, Compassione e Tolleranza".

Lo scorso mese, Liu e altri residenti di Everett hanno partecipato a una protesta durante la visita del leader cinese Xi Jinping. Ha dichiarato che sentiva l'obbligo morale di parlare delle ingiustizie che i praticanti del Falun Gong sopportano. Cosa ancora più importante, a differenza di quando era in Cina, Liu ha ora la libertà di raccontare la sua storia e di praticare la sua fede senza paura.

Liu ha detto nell’articolo: "Questo è particolarmente importante per coloro che sono ancora duramente perseguitati. Le loro voci non possono essere ascoltate".

Liu si è interessata al Falun Gong dopo che la salute della madre è migliorata grazie alla pratica. Secondo l’articolo: "A differenza della maggior parte dei culti tradizionali, la Falun Dafa non ha una gerarchia ufficiale, iscrizione o quote da pagare".

Grazie alla pratica, anche un’altra praticante, Jenny Hu, ha migliorato la propria salute. Ha iniziato a fare gli esercizi nel 1996 per sbarazzarsi del mal di testa e da allora si è mantenuta in buona salute.

Perseguitata per la sua fede

Prima della repressione, iniziata nel 1999, la carriera di Liu andava bene: ha lavorato prima per il Beijing News e successivamente ha revisionato dei bestseller di una casa editrice. Nel suo tempo libero, parlava alla gente dei benefici del Falun Gong.

"Nel 1999, la sua vita è cambiata di colpo. Il Partito Comunista Cinese ha iniziato una campagna volta ad eliminare i praticanti del Falun Gong". Nel 2000, mentre era incinta, Liu è stata imprigionata per 10 ore dalle autorità per aver distribuito materiali del Falun Gong. Dopo il suo rilascio è stata declassata al lavoro, costretta a scrivere una dichiarazione di rinuncia al suo credo e a frequentare sessioni di lavaggio del cervello.

Diversi mesi dopo aver partorito, le autorità l'hanno arrestata nuovamente nonostante stesse allattando. L’articolo dice: "È stata portata in una prigione, privata del sonno, costretta a guardare video di propaganda contro il Falun Gong e a ascoltare minacce contro la sua famiglia".

Nel 2008, prima dei Giochi Olimpici di Pechino, le autorità l’hanno arrestata ancora una volta perché il governo cercava di nascondere le violazioni dei diritti umani ai giornalisti stranieri. "È stata picchiata, rinchiusa in isolamento e costretta a lavorare in ambienti tossici". Ha scontato due anni e tre mesi per essersi rifiutata di rinunciare alla sua fede.

"Non voglio vendere la mia anima", ha dichiarato Liu in questo articolo. "Quello che possono fare al corpo fisico è molto limitato se si mantiene l’anima, lo spirito intatti".

Il marito di Liu era un potente avvocato e lei era un giornalista con contatti a Boston. Per questo, "E’ stata trattata molto meglio di altri prigionieri.Ci sono state segnalazioni di torture e prelievo di organi ai danni di praticanti del Falun Gong". Poco dopo il suo rilascio, nel 2010, la sua famiglia si è trasferita negli Stati Uniti per affari.

"Per me, la cosa fondamentale è la libertà di scelta", ha detto Liu in questo articolo.” Si può sopravvivere a questo con dignità quando si sta facendo la cosa giusta”.

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