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Cina: Esporre la tortura in un campo di lavoro ed aggirarla

01 Dic. 2015 |   Di un discepolo della Dafa in Cina

(Minghui.org) Il mio attaccamento all’egoismo ha permesso alle forze del male di approfittarne. Nell’aprile del 2010 sono stata arrestata ed inviata in un centro di detenzione dove, purtroppo, non ho riconosciuto in tempo i miei errori. Ho sperato che la mia famiglia riuscisse ad escogitare un piano per farmi rilasciare, ma due mesi dopo sono stata trasferita in un campo di lavoro forzato dove ho visto peggiorare la mia persecuzione.

Eliminare il male con pensieri retti

Nel campo di lavoro sapevo che l’obiettivo era quello di trasformarmi per farmi rinunciare alla Falun Dafa e tradire il Maestro e non volevo che il male avesse il sopravvento.

Ho concentrato tutte le mie energie nell’invio di pensieri retti e ho dato il meglio di me stessa per eliminare gli esseri ed i fattori malvagi intorno a me.

Sia camminando, mangiando o dormendo, ho approfittato di ogni singolo momento per concentrare il mio pensiero nel disintegrare le interferenze ed i fattori malvagi presenti.

Chiarire la verità per salvare i persecutori

Le forze del male volevano indebolirmi per farmi parlare, ma non importa quanto abbiano cercato di coinvolgermi in conversazioni: ho rifiutato di collaborare.

Una volta sentii una delle persone incaricate della mia trasformazione dire esasperata: "Mi arrendo, la lascio alla polizia: loro conoscono molti modi per trattare con lei".

Ho capito subito che cosa volesse dire e ho pensato: “Da qualche parte, all’altra estremità del corridoio, i praticanti della Dafa vengono torturati e costretti a rinunciare alla pratica del Falun Gong. Non posso permettere a queste persone di commettere liberamente cattive azioni: devo sopprimere il loro lato malvagio e risvegliare il loro lato buono”.

Allora ho detto alle persone incaricate di trasformarmi: “Volete che io parli, vero? Parliamo. Di che cosa dovremmo parlare? Sulla questione della mia coltivazione o su questioni legali?”

Hanno deciso di parlare di queste ultime.

Erano felici perché pensavano di aver vinto. Finalmente ero disposta a parlare con loro.

Hanno detto: “Sei una brava persona, dovresti metterti in regola con le leggi di questo Paese. Le leggi dicono che il Falun Gong è una "setta" e che è stata vietata dal 1999, quindi non puoi più credere in esso o praticarlo”.

Ho ricordato loro: “Sappiamo tutti che il sistema del governo cinese è un sistema popolare. Ciò significa che una legge può essere formulata soltanto in una riunione che include tutti i deputati e può passare soltanto con il consenso di più di due terzi dei rappresentanti, quindi la legge può entrare in vigore; in caso contrario, non importa chi rediga la legge: essa non è valida”. Poi ho continuato: “Dal 1999 ad ora la persecuzione del Falun Gong è durata dieci anni, ma nessuna legge ha espressamente dichiarato il Falun Gong una "setta". Nel 1999, ciò che il Ministero degli Affari Civili ha vietato è stata la società di ricerca del Falun Gong, ma questa società non esisteva a partire dalla fine del 1996”.

Ho concluso il mio intervento informandoli: “Noi veri praticanti conosciamo l’esistenza della società di ricerca e non ha alcun effetto sulla nostra pratica di coltivazione: i praticanti del Falun Gong coltivano in conformità con gli insegnamenti del nostro testo principale, lo Zhuan Falun (*), ed i veri praticanti hanno successo nella coltivazione seguendo ciò che insegna il testo”.

Sono rimasti tutti scioccati e senza parole, come se sentissero per la prima volta questi argomenti.

Dopo una pausa, uno di loro ha preso la parola: “Devi aver fatto qualcosa di male o esserti cacciata in qualche guaio, altrimenti non saresti finita qui”.

Ho detto: “Questo argomento riguarda la mia coltivazione, abbiamo finito di parlare riguardo alla legge?”

Hanno risposto in modo affermativo.

Ho annunciato: "Allora, da qui in poi non sarà mai più possibile parlare di qualsiasi problema legale di fronte a me: non desidero parlare più volte dello stesso argomento”.

Ho atteso che comprendessero ed ho continuato: “Ora parliamo di questioni che riguardano la mia coltivazione; è vero che sono stata rinchiusa qui, ma questo non vuol dire che io sia una criminale, né che abbia fatto qualcosa di sbagliato. Nella storia del nostro Paese, dinastia dopo dinastia si è verificato il fallimento della giustizia, specialmente da quando il Partito Comunista Cinese ha insediato il suo regime ed ha assunto il governo del nostro Paese: i funzionari del partito hanno mai ammesso i loro errori commessi contro le persone buone ed innocenti durante le varie campagne politiche? Il regime non ha dovuto riparare ad un sacco di torti?”

Ho poi continuato con convinzione: “Sarà lo stesso con il Falun Gong perché i praticanti che sono stati arrestati sono persone buone ed innocenti; sono stati danneggiati, arrestati ed offesi. Può semplicemente una donna debole resistere al governo potente del Partito Comunista? Il governo mi ha arrestata e ha compiuto un reato”.

Dopo quella conversazione, hanno smesso di essere il tramite del male nei miei confronti, al contrario, hanno mostrato rispetto ed ammirazione nei miei confronti, hanno detto che avevo conoscenza della legge e quindi non potevano controbattere. Alcuni addirittura hanno convenuto che ero stata veramente offesa e che non avrei dovuto essere inviata al campo di lavoro.

Da allora non hanno mai più cercato di convincermi a rinunciare alla mia pratica del Falun Gong: dissero alla polizia che ero una brava persona e che non li avevo mai affrontati deliberatamente.

La guardia assegnatami ha anche cercato di parlare con me, così le ho spiegato come mi sforzo di essere una brava persona in casa e nella mia unità di lavoro.

Sembrava aver capito ciò che avevo detto, ma mi ha consigliato: "Se accetti di essere trasformata puoi ottenere una riduzione della pena, puoi tornare a casa prima”.

Le ho detto: “Non rinuncerò mai al mio credo nella Falun Dafa. Non è forse una cosa buona vivere la propria vita in armonia con i principi di Verità-Compassione-Tolleranza? In che cosa dovrei trasformarmi?”

Lei non ha risposto e mi ha rimandata nella mia cella.

Esporre la tortura ed aggirarla

In quel periodo i praticanti del Falun Gong hanno continuato ad essere torturati segretamente. Essi sono stati costretti con la violenza a trasformarsi, a negare il loro credo, a scrivere dichiarazioni che diffamavano il Maestro e la Dafa e a leggerle in pubblico.

Non ho saputo con certezza a quali torture fisiche i praticanti venissero sottoposti, ma ho potuto vedere chiaramente che il loro passo diventava incerto e che i loro polsi erano segnati da ferite: le loro condizioni e la loro sofferenza mi hanno fatta sentire molto a disagio.

La pressione mentale a cui sono stata sottoposta è stata così estrema che si è manifestata in me con vari sintomi fisici: ho sperimentato un forte dolore alla schiena ed al torace, quando ero sdraiata ho avuto grande difficoltà nel girarmi nel letto e anche a stare seduta.

Ho iniziato a chiedermi quando avrebbero iniziato a torturarmi e se mi avrebbe ucciso. Ho cominciato a pensare anche a cosa fare come discepolo della Dafa nel tempo rimasto prima di morire.

Ho ricordato il commento del Maestro ad un articolo scritto da un praticante, in "Leggendo gli articoli degli studenti” dentro la raccolta di poesie Hong Yin Vol. II:

“Penne affilate scrivono brillanti articoli
Parole potenti, frasi profonde”

Ho deciso di scrivere un articolo anch’io, ma cosa scrivere?

Ho pensato: “Avrei dovuto dire loro che è illegale torturare i discepoli della Dafa e che una dichiarazione di trasformazione forzata, scritta dietro costrizione, senza un vero intento non è valida ed è una farsa…”

Mi sono avvicinata agli amici praticanti chiedendo il loro aiuto per eliminare tutte le interferenze al mio progetto tramite l’invio di forti pensieri retti.

Ho avuto l’opportunità di chiedere carta e penna alle persone incaricate di controllare ogni mio movimento, ho detto loro di voler scrivere una lettera; hanno pensato che volessi scrivere una lettera a casa, così mi hanno detto che avrebbero dovuto inoltrare una richiesta ufficiale alle guardie prima di potermi dare quanto richiesto.

Ho detto loro: “Grazie. Per favore fate richiesta alle guardie da parte mia; se non la dovessero accettare, la farò io stessa”.

Avevo già formulato una bozza nella mia testa: come iniziare, come finire e che cosa includere nel contenuto della lettera, così poco dopo aver ricevuto carta e penna l’ho scritta.

Ho piegato la lettera e ho detto ai miei controllori che volevo consegnarla personalmente alla guardia incaricata. Mi hanno assicurato che non avrebbero guardato lo scritto, mi hanno dato una busta ed un francobollo; nell’ambiente difficile di un campo di lavoro, questi sono elementi preziosi e difficili da trovare; non avevo bisogno di un francobollo, ma ho messo la mia lettera nella busta.

A pranzo ho dato la busta alla guardia incaricata e le ho detto: "Questo è ciò che ho scritto a lei, ma è destinato anche ai leaders del nostro Paese a tutti i livelli: per favore le dia un’occhiata e poi mi aiuti a spedirla".

Ho aggiunto: "Tutto ciò che ho scritto proviene dal mio cuore e dalla mia anima".

Lei molto preoccupato mi ha detto: "Hai scritto questa lettera a me? Pensavo fosse per la tua famiglia".

Ho detto: " È rivolta a lei. La legga". All’ora di pranzo, la sala era affollata. Le guardie ed il personale del campo si sono guardate le une le altre, passandosi la lettera con curiosità chiedendosi che cosa fosse. I praticanti hanno osservato lo scambio con preoccupazione: sono rimasti tutti in silenzio mentre inviavano pensieri retti per me.

Mi sentivo a disagio, poi ho pensato: "Che motivo ho di essere preoccupata? Sono loro che commettono azioni sbagliate, io sto soltanto esponendo i fatti scandalosi che si stanno consumando nell’ombra: nessuno ne è a conoscenza”.

Giusto prima di finire il suo lavoro, la guardia in servizio mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha chiesto con voce cupa: “Come fai a sapere che qui si pratica la tortura? Chi ti ha detto ciò?"

Non ho avuto paura: l’ho guardata negli occhi e gli ho detto: "Le persone che lavorano con l’incarico di trasformare le persone mi hanno detto più volte che se avessi rifiutato di essere trasformata sarei stata espulsa per essere torturata”.

La guardia mi ha detto con severità: "Qui non viene eseguita alcuna tortura, stanno soltanto cercando di spaventarti. Dirò loro di stare attenti a quello che dicono da ora in poi: qui non viene praticata alcuna tortura, è illegale per le guardie usare la tortura, ci sono leggi per le guardie, ci sono leggi per le carceri; vai e smetti di pensare e di dire sciocchezze”.

Tre mesi più tardi, mi è stato assegnato un lavoro nell’officina del carcere; il capo officina ha informato tutti dicendo: “D’ora in poi fate attenzione a ciò che dite perché abbiamo fra di noi una lavoratrice che non accetta di essere trasformata”.

Un giovane prigioniero mi ha guardato incredulo e mi ha detto: “Non vuoi essere trasformata? Com’è possibile?” Intendendo dire: “Come hai fatto ad essere assegnata a lavorare qui se non accetti di essere trasformata?”

Concentrata nel memorizzare la Fa

Lavorare in officina mi ha offerto più libertà: di solito non c’è coercizione nell’imporre ai praticanti di rinunciare alla loro pratica.

Ho cercato di riempire sempre più la mia mente con la Fa, ho chiesto ai praticanti di condividere con me la porzione della Fa che avevano imparato a memoria, poi ho imparato a memoria parola per parola, frase per frase.

In seguito ho ottenuto una copia manoscritta della nuova lezione del Maestro "Cos’è un discepolo della Dafa”. Ho guardato ad essa come ad un grande tesoro e ho avuto paura che qualcuno la trovasse e me la sottraesse: ho deciso che avrei dovuto imparare a memoria ogni parola per ricordarla nella mia mente.

Ho letto con trepidazione il manoscritto, facendo del mio meglio per ricordare bene tutte le parole; ho avuto la sensazione che ovunque ci fossero occhi che mi guardassero e mi chiedessero per tutto il tempo se avrei dovuto smettere o se avessi dovuto andare avanti.
Ho voluto mantenere lo status quo: il fatto di non essere stata costretta a tradire il Maestro e la Dafa ed essere riuscita a non scrivere la dichiarazione di trasformazione, era stata una dura battaglia conquistata. Nell’ambiente infido del campo di lavoro ogni giorno è stato difficile.

Ho pensato: “Anche se i praticanti trasformati continuano a dire che vogliono riprendere la loro pratica, nuovi praticanti continuano ad essere arrestati e gettati nei campi di lavoro. Andando su e giù per le scale, vedo spesso praticanti vacillare. Una volta ho realmente assistito alla caduta di un praticante. È chiaro che la tortura è ancora in corso”.

Mi sono detta: “Non ho dubbi che i miei amici praticanti al di fuori stiano proseguendo nella loro coltivazione, mentre io qui rimango indietro. Devo recuperare il ritardo con lo studio della Fa, devo studiare la Fa a tutti i costi”.

Così ho detto alle forze del male: “Sono un coltivatore. Studiare la Fa come un coltivatore è una cosa normale da fare, non avete il diritto di interferire e, se lo fate, vi distruggerò. Nel mio stato attuale potrebbero mancarmi le capacità sufficienti per eliminarvi, ma il mio Maestro e le divinità mi aiuteranno”.

Con la mente lucida, ho incominciato a memorizzare le 24 pagine della lezione: ho deciso che avrei memorizzato due pagine al giorno, in modo da memorizzare la lezione intera in 12 giorni.

All’inizio il mio attaccamento alla paura è stato molto forte; sono stata costantemente preoccupata che qualcuno potesse scoprire quello che stavo facendo. Il mio estremo nervosismo mi ha causato insonnia e questo mi ha offerto più tempo per lo studio della lezione.

Il primo giorno, appena ho finito di memorizzare le prime due pagine, la sveglia ha cominciato a suonare; talvolta sono stata in grado di dormire un poco, prima che fosse ora di alzarsi. Le occhiaie hanno incominciato a formarsi attorno ai miei occhi dopo pochi giorni, ma nonostante tutto, ero decisa a fare quello che mi ero promessa. Ho voluto imparare, ogni notte, due pagine della lezione. Durante il giorno, ripassavo ciò che avevo imparato la notte prima e durante la pausa pranzo, verificavo di non aver commesso errori.

Passati dodici giorni ho imparato a memoria tutta la lezione: mi sono sentita così felice da non riuscire a mantenere seria la mia espressione. Gli amici praticanti mi hanno chiesto con curiosità: “Cosa ti è successo di bello? Ti sei illuminata ad alcuni grandi principi della Fa?”

Ho anche fatto un paio di scoperte in quei 12 giorni: senza esserne consapevole, avevo superato il mio attaccamento alla paura; non bramavo dormire tanto quanto prima e sono stata in grado di sostituire il riposo con lo studio della Fa nella quiete delle notti.

Talvolta gli amici praticanti ed io abbiamo condiviso pensieri su che cosa significhi la persecuzione e su che cosa facciamo realmente per negarla.

Vorrei dire con convinzione: “Quando facciamo la cosa giusta, stiamo negando la persecuzione. Le forze del male vogliono farci rinunciare alla nostra pratica, ma dobbiamo insistere: questo è negare la persecuzione. Le forze del male ci sorvegliano come falchi per impedirci di studiare la Fa, ma quando persistiamo nello studio della Fa superiamo tutte le difficoltà: anche questo è negare la persecuzione”. Ho recitato le parole della conferenza ai praticanti ogni volta che ne ho avuto l’opportunità: ognuno si è sentito felice, incoraggiato ed i sorrisi scomparsi sono ritornati sui loro visi.
In seguito ho ottenuto in qualche modo una copia dello Zhuan Falun. Ero esterrefatta nel poter guardare la foto del Maestro nel libro ogni giorno: ho deciso di portare il libro con me in ogni momento: quando non è stato sicuro farlo, ho fatto in modo che fosse ben nascosto da occhi e mani indiscrete.

Ho anche deciso di imparare il libro a memoria.

La prima volta mi ci sono voluti quattro mesi per memorizzare dall’inizio alla fine. La seconda volta mi ci sono voluti più di due mesi; la terza volta, poco più di un mese; quando ho iniziato la quarta volta ho avuto la premonizione che sarei tornata a casa.

Sentirsi grandi e grossi in un ambiente del male

Durante i mesi in cui ho memorizzato la Fa, mi sono sentita meravigliosamente bene. Un amico praticante una volta mi ha chiesto: "Ti manca casa tua?" Ho risposto senza indugio: “No. Non ne ho il tempo”.

Mi sono immersa nella Fa, sia durante i pasti che sulla strada per andare al lavoro. Quando ci hanno costretto a guardare i programmi in televisione che diffamavano la Dafa, mi sono seduta guardando di fronte a me, ma il mio cervello si concentrava nel recitare la Fa, non vedendo e non sentendo nulla.

Talvolta, quando iniziava una serie televisiva interessante, occasionalmente guardavo per un po’, subito dopo pensavo: “Non è forse questa un’interferenza? Come posso farmi intrappolare così?” Immediatamente riprendevo a recitare la Fa. Ovunque stessi camminando, immaginavo o di distruggere il male, recitando le parole del Maestro: "... sotto i suoi piedi ha calpestato migliaia di demoni...”. (“Il grande illuminato” da Hong Yin).

Ho sentito un praticante arrestato di recente dire alle persone assegnate a trasformarlo: “Non credo a ciò che dite. Vorrei chiederlo prima a lei (riferendosi a me)”.

“Vedo che sei diversa, anche la tua camminata è diversa” ha detto tranquillamente quando ci siamo trovati da soli: “Hai un alone di giustizia attorno a te”.

Una volta una guardia ha gridato ad un discepolo della Dafa. Ho guardato verso di lei: si è girata immediatamente. Un’altra volta, un’altra guardia ha rimproverato un gruppo di praticanti in aula: sono passata davanti alla finestra ed ho guardato nella sua direzione. Mi ha guardata ed il suo viso si è addolcito immediatamente e la sua voce si è calmata.

Molte volte ci hanno perquisiti, hanno controllato le nostre celle e in qualche modo ne sono uscita sempre illesa.

Ricordo la prima volta che ci hanno annunciato una simile perquisizione senza preavviso. Un’amica praticante è corsa verso di me e mi ha chiesto di darle il libro della Dafa.

Ho guardato la telecamera di sorveglianza pensando: “le guardie stanno monitorando la telecamera, se il libro cambia mani, non ci esponiamo?”

Così ho detto alla praticante: “È troppo tardi. Dovrò improvvisare”.

Tutti erano sulle spine.

Siamo stati scortati in aula per essere perquisiti uno ad uno: quando è stato il mio turno, la guardia mi ha guardata e mi ha lasciata passare.

Un giorno, lavorando in officina, improvvisamente mi sono resa conto di qualcosa di strano: una guardia sostituta ci ha guardato lavorare. Dov'erano andate le altre due solite?

Ho pensato che non si trattasse di nulla di buono: sicuramente erano state tutte richiamate per perquisire le nostre celle e sarebbero tornate nel giro di pochissimo tempo.

Ho aspettato il momento opportuno, quando la guardia sostituta si è distratta ho nascosto il libro della Dafa che avevo su di me in un posto sicuro.

Proprio come avevo ipotizzato, circa mezz’ora dopo, le due guardie abituali sono ritornate in officina gridando: “Radunatevi!” ed hanno incominciato la perquisizione.

I praticanti erano nervosi per me, ma sono stati sollevati quando ho superato la perquisizione. In seguito mi hanno chiesto: "Dove hai nascosto il tuo libro?"

Ho risposto: “Ho immaginato potesse esserci una perquisizione, così non ho tenuto il libro addosso”.

Quando finalmente sono uscita dal campo di lavoro, ho preso con me nient’altro che il libro Zhuan Falun. Le guardie non mi hanno perquisita.


Accadono cose incredibili ai discepoli della Dafa: credo che quando il nostro pensiero è semplice e puro e siamo più assimilati alla caratteristica dell’universo, questa si mette in comunicazione con noi. Quando i fattori positivi giocano il loro ruolo, sperimentiamo miracoli.

Vorrei fare un ringraziamento particolare a tutti i praticanti che mi hanno aiutata e che ho incontrato durante quegli anni difficili nel duro ambiente del campo di lavoro.

(*)GLOSSARIO

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