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DAFOH: Dottori rifiutano di coprire il business dei trapianti di organi in Cina

20 Aprile 2015 |   dai Dottori contro il prelievo forzato di organi (DAFOH)

(Minghui.org) L'Associazione ‘Dottori Contro il Trapianto Forzato di Organi’ (DAFOH), che monitora gli abusi nei casi di trapianti d’organi, ha affermato che la Comunità Internazionale dovrebbe diffidare delle recenti promesse della Cina, riguardo al porre fine al prelievo d’organi da prigionieri giustiziati.

Il governo cinese ha vecchi archivi segreti, tante ingannevoli e contraddittorie dichiarazioni, e nonostante le prove e le richieste internazionali per fermare gli abusi nei prelievi di organi, Pechino ha sempre rifiutato di riconoscere il trapianto illegale di organi su prigionieri di coscienza.

La fonte primaria di organi cinesi per gli interventi chirurgici di trapianto, che si dice provenga dai condannati a morte, rivela però una realtà diversa: ovvero un sempre maggiore ricorso al reperimento di organi dai prigionieri di coscienza. Questo gruppo vulnerabile, tra cui il Falun Gong, una pratica di coltivazione tradizionale cinese brutalmente perseguitata, è una della maggiori a rischio di cadere vittima della domanda di organi prelevati con la forza. DAFOH esorta la comunità medica mondiale a rimanere vigili e a non accettare le richieste della Cina, sottolineando diversi fattori chiave:

Oscura situazione giuridica. La Cina, dal 1984, preleva organi dai prigionieri giustiziati. Incredibilmente in una recente intervista, l'organizzatore dei trapianti Huang Jiefu ha negato che ci sia mai stata una "legge" ufficiale che acconsentisse a questa pratica. Se questo fosse vero, decine di migliaia di appalti sugli organi, a cui corrispondono altrettanti trapianti effettuati negli ambulatori, sarebbero illegali e immorali e l’incriminazione dei medici e del personale di supporto sarebbe giustificata.

Dichiarazioni camaleontiche. In un articolo del 2013 dalla ABC, Huang ha difeso la pratica dell’ espianto di organi dai prigionieri giustiziati affermando che i prigionieri del braccio della morte vogliono redimersi in questo modo: "Perché non farli donare?". Nel 2014 ha dichiarato che i prigionieri erano cittadini e come tali avevano il diritto di donare organi, un’ interpretazione delle norme etiche non condivisa dalla Comunità Internazionale. Il mese scorso, dopo uno spostamento dei venti politici, Huang ha cambiato completamente posizione definendo la pratica "zona proibita", e puntando il dito verso il capo della sicurezza cinese ora caduto in disgrazia, Zhou Yongkang.

‘Non Plausibile scomparsa dei trapianti’. Gli ospedali cinesi stanno alacremente pulendo i loro siti web per minimizzare la portata del business sui trapianti. A luglio 2014, l'ospedale popolare No.2 di Guangdong riportava con vanto sul suo sito web, che dall'inizio della sua istituzione, nel 1999, erano stati effettuati oltre 1.000 trapianti di rene. Nel febbraio 2015 in un clima di controllo globale sulle politiche di trapianto di organi in Cina, lo stesso sito è stato modificato, affermando che la struttura aveva effettuato solo 500 trapianti di rene dal 1999. Il numero di trapianti di rene era stato già modificato nel corso dello stesso periodo scendendo da 2.000 a 1.200 casi.

E' evidente che la Cina non è pronta a condividere un’etica riconosciuta a livello internazionale e tantomeno è in grado di mettersi al pari con il resto della comunità medica sulla gestione dei trapianti, per una questione di trasparenza.

Al fine di prendere sul serio le affermazioni del governo cinese i gruppi internazionali di controllo e le organizzazioni mediche devono esigere:
- L'informativa completa dell'uso dei prigionieri di coscienza come fonte di organi,
- Trasparenza sulle provenienza degli organi,
- Accesso ai percorsi di reperimento degli organi in Cina.

Dottori contro il prelievo forzato di organi

L’organizzazione ‘Medici Contro il Prelievo Forzato di Organi’ (DAFOH), fondata e organizzata da diversi specialisti medici provenienti da tutto il mondo, mira a fornire alla comunità medica e alla società i risultati oggettivi dell’ immorale e illegale pratica del prelievo d’organi forzato. Il prelievo d‘organi da un donatore che non ha sottoscritto il suo consenso libero e volontario, è considerato un crimine contro l'umanità ed anche una minaccia per la scienza medica in generale.

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