(Minghui.org) Il 15 marzo la signora Feng Zhilan è morta a Chongqing, contea di Wulong, per problemi di salute causati dagli abusi, soltanto qualche settimana dopo essere stata rilasciata dal carcere.

La donna è stata torturata brutalmente durante i tre anni di detenzione, a causa del suo rifiuto di rinunciare al Falun Gong (una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese). Nel primo periodo di detenzione, ha cominciato a soffrire di pressione alta e le sue richieste ripetute di cure mediche venivano respinte dal carcere femminile di Chongqing. Soltanto a febbraio di quest’anno, hanno accettato di curarla: ma a quel punto aveva completamente perso la capacità di deglutire ed era estremamente emaciata.

È riuscita a scrivere le sue memorie durante gli ultimi giorni di vita. La sua famiglia è rimasta scioccata nell’apprendere che a tutti i praticanti del Falun Gong imprigionati, fosse stato ordinato di sottoporsi ad esami medici di routine ogni tre mesi, compresi: esami del sangue, elettrocardiogramma e raggi x. Si sospettava che tali esami avessero lo scopo di individuare possibili donatori involontari per il traffico d’organi.

La sua famiglia era indignata dal fatto che la prigione si rifiutasse di prestare le cure mediche necessarie alla signora Feng.

Di seguito è riportato il resoconto personale di come la praticante sia stata presa di mira per la sua fede nel Falun Gong; rinnovata speranza della sua vita.

Ancora una volta in buona salute dopo aver praticato il Falun Gong

Come medico di me stessa, ho lottato anni per tenere sotto controllo la mia nevrastenia e le mie emicranie; il dolore continuo rendeva tesi anche i rapporti con la mia famiglia. La vita sembrava senza speranza, fino a quando, un giorno di maggio del 1998, mi sono imbattuta nel Falun Gong; quella notte ho dormito come un sasso. Lo sapevo: i sintomi che mi infastidivano da anni erano spariti.

Un corpo sano ha anche elevato il mio spirito, i conflitti con la mia famiglia mi sembravano così banali e andavo nuovamente d’accordo con tutti.

Tre arresti per il mio credo

Dopo aver acquisito una nuova visione della vita grazie al Falun Gong, mi sono sentita in dovere di dire alla gente che la persecuzione è sbagliata; dopo tutto i praticanti del Falun Gong stanno soltanto esercitando il loro diritto costituzionale di libertà di credo.

Questo semplice gesto mi è costato, negli anni, tre arresti.

Sono stata presa in custodia nel dicembre del 2000 e tenuta in detenzione per sei mesi, il giorno del mio arresto, la polizia mi ha legata e mi ha fatto sfilare per le strade sul pianale del camion.

Nel luglio del 2009, la polizia ha perquisito la mia casa, ed il giudice mi ha condannata subito a due anni di prigione con due anni di prova (nel senso che sarei stata in carcere per due anni se avessi violato la mia libertà vigilata).

Sono stata arrestata per la terza volta nel giugno del 2014 e rilasciata su cauzione, un mese dopo che la mia pressione sanguigna si era alzata a livelli pericolosamente alti. Nel maggio del 2015, il giudice ha tenuto diverse udienze e mi ha condannata a tre anni.

Abusi in prigione

I giorni successivi alla sentenza sono stata condotta al carcere femminile di Chongqing; una cosa che ho notato, è che ai praticanti del Falun Gong veniva ordinato di sottoporsi regolarmente ad esami clinici e coloro che si rifiutavano venivano picchiati brutalmente, mentre i non praticanti non sono erano oggetto di tali esami. Eravamo certi che gli esami fossero fatti per identificare i candidati per l’espianto di organi.

Ho rifiutato di rinunciare alla mia fede e sono andata incontro a pestaggi brutali, oltre ad altre forme di abuso; un detenuto una volta mi ha tirato i capelli e ha sbattuto la mia testa contro il muro, un’altra volta diverse guardie mi hanno presa a calci nello stomaco.

Per un periodo di tempo mi hanno anche proibito di usare il bagno, costringendomi a urinare nei pantaloni. Un giorno mi hanno costretta a correre avanti e indietro nel corridoio, avevo la diarrea quel giorno e l’urina e gli escrementi scendevano nei pantaloni, lasciando macchie ovunque; poi mi hanno ordinato di pulire il pavimento mentre loro ridevano in modo isterico, è stato oltremodo umiliante.

In dicembre del 2015, ho incominciato ad avere difficoltà a deglutire, ma le guardie ignoravano le mie richieste di cure mediche e mi rimproveravano dicendo che fingevo di essere malata.

Tra fine gennaio e inizio febbraio 2016, non ero già più in grado di assumere nulla, soltanto allora mi hanno lasciata andare a casa.

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