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​Storie di persone che trattano gentilmente i praticanti del Falun Gong

16 Ott. 2017 |   Di Qing Yu, praticante della Falun Dafa nella provincia del Sichuan, Cina

(Minghui.org) Sono una praticante del Falun Gong di 54 anni, una disciplina spirituale che insegna a vivere secondo i principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Negli ultimi diciotto anni di persecuzione del Falun Gong sono stata imprigionata in svariati centri di lavaggio del cervello, campi di lavoro forzato e carceri. Ancora adesso vivo lontana da casa per evitare di essere arrestata.


Ho incontrato molte persone che sanno che la persecuzione è sbagliata e che hanno scelto di schierarsi dalla parte del bene. Sono gentili con i praticanti nonostante l'incessante propaganda del governo per diffamare la pratica. Essi sostengono, proteggono e aiutano i praticanti in diverse circostanze. Quanto segue sono alcune delle storie.


Gli scolari mi proteggono dalla polizia

Ero una maestra di scuola elementare. Un giorno nel 2004 diversi agenti di polizia sono venuti nella mia classe perché volevano “verificare alcuni fatti” con me. Ho rifiutato di parlare con loro e allora hanno mandato una mia collega per convincermi a lasciare l'aula. Le ho detto che non avevo fatto nulla di male e non volevo che interrompessero la mia lezione. L'insegnante mi ha avvertito bisbigliando che stavano per portarmi via.

I miei alunni sapevano tutti della persecuzione e il perché era sbagliata. Sapendo che le autorità erano sul punto di portarmi via, erano arrabbiati e preoccupati, e quando si sono offerti di proteggermi dalla polizia, ho pianto. Quel giorno ho deciso di andare via presto da scuola e decine di scolari sono venuti con me. Mi hanno circondata e accompagnata fuori dall'istituto.

La polizia e la direzione della scuola hanno trattenuto i miei ragazzi dopo le lezioni per chiedere loro dove mi trovassi, tuttavia essi non erano spaventati e hanno risposto semplicemente: “Non lo sappiamo”.

Due mesi dopo sono ritornata a scuola e loro sono accorsi a incontrarmi come se fossi un famigliare che non vedevano da tanto tempo: hanno gridato, riso e pianto. Le scolare hanno afferrato le mie mani e non volevano lasciarle. Non dimenticherò mai quel giorno.


Le compagne di cella fanno ai praticanti del Falun Gong i loro migliori auguri

Nel 2006 sono stata imprigionata in un centro di detenzione perché avevo parlato ai miei alunni del Falun Gong. Una delle mie compagne di cella, che chiamerò Mizhen, era una dirigente d'affari di alto livello. Era altamente istruita, gentile e andava d'accordo con tutti. Il giorno in cui sono arrivata mi ha detto che aveva da darmi alcuni articoli del Maestro Li Hongzhi, il fondatore del Falun Gong, un orologio e alcune lenzuola. Ha affermato: “Prima di andare via una praticante mi ha chiesto di tenerli per la prossima che sarebbe arrivata”. Sono stata molto felice di poter leggere gli articoli del Falun Gong e aver modo di sapere quando era l'ora di ripulire i miei pensieri.

Ogni giorno dovevamo lavorare intensivamente e assemblare un gran numero di accendini. Mizhen era molto veloce e spesso faceva più di quanto le venisse richiesto, di conseguenza le venivano dati come ricompensa cibo e bevande. Lei li ha sempre condivisi con tutte, incluse le praticanti. Abbiamo parlato con lei del Falun Gong ogni volta che ne abbiamo avuto la possibilità.

Un giorno abbiamo fatto molti più accendini di quanto ci era stato richiesto e le guardie hanno ordinato alcuni piatti e birre per noi. Ho brindato con l'acqua: “Spero che tutte noi torneremo a casa presto sane e salve e che introdurremo gli insegnamenti del Falun Gong alla sua famiglia e ai suoi amici”. Mizhen ha replicato: “Desidero sinceramente che il Falun Gong venga riabilitato e il male eliminato!”, e tutte abbiamo riso e applaudito.

Prima di lasciare il centro di detenzione una giovane carcerata ha lasciato una nota sul mio quaderno: “Ti auguro il successo nella tua pratica”.


Gesto del pollice in alto da una prigioniera

Nel 2007 sono stata messa in un carcere femminile. La maggior parte delle detenute appartenevano a minoranze etniche ed erano persone semplici e gentili. Dovevano svolgere una gran mole di lavoro pesante al di fuori della cella e al ritorno sbrigare le faccende nella cella, perciò erano costantemente esauste.

Dal momento che non mi veniva permesso di lasciare la cella perché mi rifiutavo di rinunciare al Falun Gong, ho deciso di aiutarle a svolgere le incombenze in modo che potessero rilassarsi. Ho pulito tutta la cella, ho impilato i piatti quando sono tornate e poi li ho lavati e ho messo a posto. Ogni domenica le ho aiutate a scrivere delle lettere a casa e ho usato i principi del Falun Gong per insegnare loro a non violarli in futuro. Hanno apprezzato quello che ho detto e appreso che la persecuzione è sbagliata. Quando un giorno durante una conversazione una detenuta si è resa conto che ero una praticante, mi ha fatto il gesto del pollice in alto e ha affermato: “Il Falun Gong è il migliore!”.

Sono state molto carine con me anche le due detenute che le guardie avevano incaricato di controllarmi. Non hanno mai riferito su di me e hanno aiutato noi praticanti quando avevamo bisogno.

La guardia della prigione protegge i miei diritti

Un giorno nel 2008 ho chiesto di vedere la guardia B per discutere delle mie preoccupazioni. Era sola in ufficio e attraverso la conversazione ho percepito che era una brava persona con una buona educazione. Ho iniziato a parlarle di come avevo iniziato a praticare e di come la persecuzione fosse sbagliata, e lei mi ha interrotta soltanto mezz'ora dopo quando le altre guardie sono tornate dalla pausa per la cena. Sapevo che mi stava proteggendo. Più tardi ho appreso che aveva conosciuto molte praticanti e che era già a conoscenza della persecuzione. Lei non ha mai partecipato alla persecuzione o maltrattato le praticanti.

Le regole del carcere non consentivano alle praticanti che si rifiutavano di rinunciare alla fede di acquistare cibo o fare telefonate. Durante il Capodanno cinese le praticanti non avevano del cibo extra a differenza delle altre detenute che potevano fare acquisti nel supermercato. Le guardie hanno confiscato tutti i prodotti alimentari che trovavano in nostro possesso.

Un giorno una detenuta mi ha trasmesso un messaggio: “La guardia B mi ha chiesto di domandarti se vuoi fare una telefonata”. Certo che lo desideravo, non parlavo con la mia famiglia da più di quattro anni!

Pochi giorni dopo la guardia B mi ha confidato che le altre guardie erano troppo dure e che non permettevano alle praticanti del Falun Gong di acquistare cibo durante le festività. Mi ha detto: “Proteggerò i tuoi diritti”. Il giorno dopo ha incaricato qualcuna di acquistarmi del cibo.

Dopo aver scontato le loro condanne in carcere molte praticanti del Falun Gong venivano inviate nei centri di lavaggio del cervello, dove continuavano a essere torturate perché rifiutavano di abbandonare la pratica. Poco prima dello scadere della mia condanna la guardia B mi ha detto: “Non tornare più dopo il tuo rilascio. Lo sai come è qui”. L'ho ringraziata e le ho promesso che non sarei mai più tornata.

Il giorno del mio rilascio è venuta lei nonostante non fosse compito suo. Le ho chiesto accompagnarmi fuori e lei ha accettato. Mi ha portato la borsa al cancello e ha chiesto alla persona che mi ha prelevato: “Dove la porti?”, la persona ha promesso di portarmi direttamente a casa. Poi ha detto che ero la migliore detenuta che fosse mai stata nella prigione.