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Jilin: la corte superiore viola la legge, marito cerca giustizia per la moglie imprigionata

01 Nov. 2017 |   Di un corrispondente Minghui nella provincia dello Jilin, Cina

(Minghui.org) Il marito di una praticante ha fatto numerosi tentativi per trovare giustizia nei confronti della moglie imprigionata, tuttavia la situazione è ancora in fase di stallo. La corte superiore ha chiesto un diritto di delega, ma le autorità della prigione si sono rifiutate, impedendo alla praticante di firmare il documento.

La signora in questione è Wang Shuqiu, una praticante di 66 anni. La donna è stata arrestata il 25 ottobre del 2016 per essersi rifiutata di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese. Il 19 gennaio 2017 il suo avvocato ha subito delle pressioni per farla dichiarare colpevole durante il processo.

Il tribunale distrettuale di Changyi ha informato il marito sul verdetto solamente alla fine di maggio. L'11 maggio, l'uomo ha scoperto che sua moglie era stata condannata a tre anni e mezzo di prigione.

Poiché nessuna legge in Cina penalizza il Falun Gong, il marito della praticante ha assunto un nuovo avvocato per sostenere il diritto costituzionale della moglie alla libertà di credo, ma il tribunale intermedio della città ha deciso unilateralmente di sostenere il verdetto originale senza chiedere l'opinione dell'avvocato o tenere un'udienza come richiesto dalla legge.

Il coniuge della praticante ha proceduto a presentare un atto per riesaminare il caso, mentre l'avvocato ha presentato una denuncia contro la corte intermedia per averlo privato del suo diritto legale di rappresentare il suo cliente nel processo di appello.

L'8 agosto, il marito ha incontrato il giudice assegnato al caso, tuttavia non ha ricevuto alcun aggiornamento sulla situazione di sua moglie; di conseguenza il 16 agosto è andato al centro di detenzione locale, scoprendo che sua moglie non era presente e che era stata trasferita dalla prigione.

Poco tempo dopo il tribunale intermedio della città ha respinto la proposta di riesame. Il marito della praticante ha domandato al giudice se la sentenza fosse valida, ma la risposta è stata di parlarne con la polizia locale e la procura. Quando ha provato a parlare con queste ultime, è stato rimandato al tribunale intermedio.

L'uomo ha poi deciso di presentare una mozione al tribunale superiore della provincia e il 25 settembre si è recato al tribunale dove gli è stato comunicato che avrebbe dovuto possedere una delega firmata da sua moglie. Quando è andato in prigione per avere la firma, le guardie gli hanno negato l'accesso.

Riguardo ai ricorsi, secondo la legge cinese sono tre le categorie di persone che possono presentare mozioni per riesaminare i casi: i condannati, i loro avvocati e i familiari stretti. Il tribunale superiore nega alla praticante Wang e a suo marito, in forma illegale, il diritto di fare ricorso tramite delega.