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Tianjin: Due praticanti processati per la loro fede, giudice e pubblico ministero non sono in grado di precisare la presunta legge infranta

15 Nov. 2017 |   Di un corrispondente Minghui a Tianjin, Cina

(Minghui.org) Il 30 ottobre 2017 due abitanti di Tianjin sono comparsi in tribunale perché accusati di “utilizzo di un culto per minare l'applicazione della legge”, un pretesto standard utilizzato dal regime comunista cinese nel tentativo di incastrare e imprigionare i praticanti del Falun Gong.

Entrati in aula, il signor Yang Qiuren e la signora Yang Jinhua erano ammanettati e incatenati, tuttavia il presidente del tribunale ha ordinato che venissero liberati solo dopo un forte reclamo da parte dei loro avvocati: la legge prevede infatti che in aula le manette debbano essere rimosse.

Gli avvocati hanno confutato le accuse contro i propri clienti e hanno chiesto la loro assoluzione. Hanno sostenuto che il Congresso del Popolo (l'organismo legislativo della Cina) non ha mai reso esecutiva alcuna legge che ritenga il Falun Gong un “culto”. A novembre del 1999 era stato l’ex dittatore cinese Jiang Zemin a ordinare alla Corte Suprema del Popolo e alla Procura Suprema del Popolo di dare una specifica interpretazione all’articolo 300 del codice penale cinese, affinché tutti coloro che praticavano o promuovevano il Falun Gong fossero perseguiti nella massima misura possibile.

I legali hanno sottolineato che il primo febbraio 2017 era entrata in vigore una nuova interpretazione legislativa che sostituiva quella del 1999, nella quale non viene menzionato il Falun Gong ed è specificato che qualsiasi accusa contro chi è coinvolto in un culto deve basarsi su solide basi giuridiche. Poiché nessuna legge in Cina identifica il Falun Gong come un culto, l'accusa contro il signore e la signora Yang non era legale.

Il procuratore ha affermato che era stato rilevato che i due praticanti avevano inviato del materiale informativo sul Falun Gong alla polizia locale, dichiarando che questa era una prova “più che sufficiente” contro di loro. Gli avvocati hanno però ribadito che era un diritto costituzionale dei loro clienti diffondere informazioni sul Falun Gong.

Il procuratore ha proseguito con le sue accuse presentando un'altra “prova”: i libri del Falun Gong requisiti in entrambe le abitazioni degli imputati. Ha asserito che possedere tali libri era vietato dalla legge senza però specificare quale fosse, ma citando due comunicazioni rilasciate nel luglio 1999 dall'Amministrazione cinese della stampa e delle pubblicazioni, che vietavano la divulgazione dei libri del Falun Gong.

L'avvocato difensore ha però contestato l’accusa sostenendo che la stessa amministrazione aveva abolito il divieto nel 2011 e che era completamente legittimo per i praticanti possedere i libri del Falun Gong.

Il signor Yang ha testimoniato in sua difesa e ha chiesto al giudice quale legge avesse infranto spedendo il materiale informativo del Falun Gong. Il giudice non ha dato risposta.

Dal 12 maggio 2017, giorno del loro arresto, i due praticanti sono trattenuti nel centro di detenzione distrettuale di Tianhe.

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