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Heilongjiang: La praticante Zhang Yanhua già imprigionata per sette anni, nuovamente detenuta e torturata per quattro mesi

21 Nov. 2017 |   Di un corrispondente Minghui nella provincia dell’Heilongjiang, Cina

(Minghui.org) In passato la praticante del Falun Gong Zhang Yanhua, residente nella città di Qiqihar, ha scontato una condanna di sette anni nel carcere femminile dell’Heilongjiang poiché ha rifiutato di rinunciare alla sua fede. Il 21 marzo 2017 è stata nuovamente arrestata e poi rilasciata il 4 luglio.

La signora Zhang racconta il calvario subito per mano di polizia, guardie, detenute e medici.

Torturata su una sedia di ferro

Il 21 marzo 2017 mi stavo preparando per andare al lavoro quando un gruppo di poliziotti della stazione di polizia di Zhonghuajie ha fatto irruzione in casa, l'ha perquisita e ha confiscato il mio cellulare, i libri del Falun Gong e 38.000 yuan. Hanno poi prelevato me e mia figlia e ci hanno portate alla stazione di polizia.

Alla stazione sono stata torturata su una sedia di ferro. Le mie mani sono state inserite attraverso due anelli sul retro della sedia e ammanettate insieme, le mie gambe legate a quelle della sedia.

Alle cinque del pomeriggio due poliziotti sono entrati nella sala delle torture, hanno arrotolato delle riviste e mi hanno colpita in faccia e sulla parte superiore del corpo, mi hanno presa a calci nelle gambe con le scarpe di cuoio e poi tirato le braccia e contorto i polsi. Ho sentito un dolore straziante. Questa tortura è durata cinque ore, finché a mezzanotte mi hanno rimossa dalla sedia.

Il giorno dopo il mio cuore era debole e aveva un battito irregolare. Dopo le minacce di condannare mia figlia alla prigione, per salvarla mi sono assunta la responsabilità di tutte le loro accuse e di conseguenza sono stata trasferita al centro di detenzione di Qiqihar.

Vendetta per essermi rifiutata di svolgere del lavoro

Dato che ero innocente mi sono rifiutata di eseguire qualsiasi tipo di lavoro e di conseguenza una guardia soprannominata Han ha ordinato a delle detenute di picchiarmi. Le ho detto che stava consapevolmente violando la legge e abusando del suo potere, tuttavia lei mi ha guardata e ha affermato: “Ebbene sì l'ho fatto, cosa ci puoi fare?”, e sono stata nuovamente picchiata da tre detenute.

Era l'inizio della primavera nel nord della Cina ed era ancora freddo. Han ha minacciato che mi avrebbe “dato una lezione” se non eseguivo il lavoro che mi assegnava.

Il giorno dopo due detenute sono venute per farmi il “bagno”, anche se l’avevo già fatto. Mi hanno trascinata fuori dal letto, spogliata, spinta nel bagno, buttata a terra e infine mi hanno versato addosso grandi taniche di acqua ghiacciata.

Mi hanno ordinato di lavorare, ma ho rifiutato. In risposta mi hanno colpita in faccia e al petto e poi versato nuovamente addosso dell’acqua fredda. Le ho detto di fermarsi e che non era una buona cosa per loro agire in quel modo perché avrebbero subito una retribuzione karmica, ma hanno risposto che a loro non interessava perché non ci credevano.

Alimentazione forzata con cibo ad alta concentrazione salina

Da quando sono stata arrestata ho fatto lo sciopero della fame. Dopo tre giorni, poiché avevo perso molto peso, mi hanno trasferita in un altro reparto, dove sono stata sottoposta all'alimentazione forzata. Mi hanno ammanettato tutti e quattro gli arti insieme dietro la schiena. Era una posizione molto dolorosa dalla quale non mi hanno liberata neppure mentre mi sottoponevano all’alimentazione forzata, non potevo distendermi e prendermi cura di me stessa.

Il medico della prigione Cheng Yao ha ordinato alla detenuta Li Han di mettere una grande quantità di sale nel mio cibo. Dopo l'alimentazione forzata ho avuto un mal di testa terribile, la nausea e molta sete. Ho chiesto loro perché avevano messo così tanto sale e il medico della prigione ha affermato che ne avevo bisogno. Mi hanno sottoposta a questo tipo di tortura per sette volte.

Quando finalmente mi hanno tolto le catene avevo le gambe e le braccia intorpidite, e le mani seriamente gonfie.

Quando sono tornata nella cella il mio cuore ha iniziato a battere in modo irregolare. Respiravo a intermittenza e le detenute si sono alternate a monitorarmi poiché ero in condizioni critiche. Una di loro ha poi chiamato il medico del carcere, gli ha detto che avevo smesso di respirare e che non riuscivano a sentire il mio polso.

Il 4 luglio mi hanno portata d’emergenza in un ospedale al di fuori del carcere per sottopormi a delle cure e tre giorni dopo mi hanno rilasciata.

Sintesi dei sette anni di reclusione

Zhang è stata imprigionata dal 22 ottobre 2001 al 3 novembre 2008, durante i quali è stata continuamente torturata. Le guardie l’hanno esposta alle intemperie, appesa per le manette, legata con una cintura di contenimento, picchiata brutalmente e privata del sonno e dell'uso del bagno. Durante la detenzione è stata anche sottoposta al lavaggio del cervello.