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​Taiwan nega l'ingresso ai funzionari cinesi coinvolti nella persecuzione del Falun Gong

26 Dic. 2017 |   Del corrispondente di Minghui, Tang En

(Minghui.org) Taiwan ha recentemente negato l'ingresso nel Paese ad almeno tre funzionari cinesi che sono stati coinvolti nella persecuzione del Falun Gong, una disciplina spirituale vietata illegalmente in Cina. Allo stesso tempo è stato negato l'ingresso anche ai delegati guidati dai funzionari.

Nel 2011 lo Yuan (Consiglio) Legislativo di Taiwan e sedici, tra contee e città, hanno approvato una mozione che prevedeva di non accogliere, non invitare e non ricevere i funzionari cinesi coinvolti in violazioni dei diritti umani. Le foto mostrano lo Yuan Legislativo (in alto a sinistra), il Nuovo Consiglio Municipale di Taipei (in alto a destra), il Consiglio della città di Taichung (in basso a sinistra) e il Consiglio della città di Kaohsiung dopo aver approvato la mozione

I diritti umani sono valori supremi

Chiu Chui-Cheng, vice capo del Consiglio per gli Affari continentali, ha confermato che l'organo sta limitando i permessi per i trasgressori dei diritti umani provenienti dalla Cina. Ai funzionari cinesi viene immediatamente negato l'ingresso se risultano persecutori dei praticanti del Falun Gong e appartengono all'Ufficio 610, un'organizzazione extralegale del Partito che sovrintende alla persecuzione del Falun Gong. Secondo quanto riferito da Chiu, questo provvedimento ha lo scopo di enfatizzare e attuare le politiche di Taiwan, che valorizzano e proteggono i diritti umani.

Chiu ha sottolineato che il più alto di tutti i valori è quello di onorare i diritti umani e ha ribadito che Taiwan non accoglie coloro che li calpestano.

Un funzionario ha dichiarato che l'Associazione Falun Dafa di Taiwan ha fornito al governo un elenco di persone che prendono attivamente parte alla persecuzione del Falun Gong. Anche altre ONG hanno presentato delle liste di esecutori di violazioni dei diritti umani.

La consuetudine internazionale di boicottare i violatori dei diritti umani

La legislatrice Chen Ting-Fei ha affermato che i diritti umani sono un importante valore fondamentale a Taiwan e ha detto di ritenere che il governo dovrebbe condurre indagini più dettagliate sulle violazioni dei diritti umani in Cina per assicurarsi che non sia permesso di entrare a Taiwan a chiunque abbia commesso delle violazioni dei diritti umani.

Il legislatore Chang Li-Shan ha dichiarato che deve essere dato un tono per proteggere i diritti umani. Il legislatore Hsu Yung-Ming ha affermato che è consuetudine internazionale negare l'ingresso a coloro che hanno una cattiva reputazione in materia di diritti umani e che l'attuazione di questa procedura sottolinea l'importanza dei diritti umani a Taiwan.

Nel 2011 lo Yuan Legislativo di Taiwan e sedici tra contee e città hanno approvato una mozione che prevedeva di non accogliere, non invitare e non ricevere funzionari cinesi coinvolti in violazioni dei diritti umani.

Scenario

Il Falun Gong è stato reso pubblico nel 1992 e presto si è diffuso in tutta la Cina grazie ai suoi effetti benefici sul miglioramento della salute e della moralità. Nel 1999 lo praticavano quasi cento milioni di persone. Il 20 luglio 1999 Jiang Zemin, l'ex capo del Partito Comunista Cinese (PCC), preso dalla gelosia e angosciato dall'idea di perdere il controllo sulla popolazione ha avviato la persecuzione del Falun Gong.

Negli ultimi diciotto anni la persecuzione ha causato la morte di numerosi praticanti del Falun Gong e un numero ancor maggiore di loro è stato torturato per la propria fede. Il PCC conduce persino per profitto il prelievo forzato di organi dai praticanti ancora in vita.

Jiang Zemin è direttamente responsabile di aver dato inizio e condotto questa brutale persecuzione. Il 10 giugno 1999, sotto la sua personale direzione, il Partito Comunista Cinese ha istituito un organo di sicurezza extralegale, l'Ufficio 610. Quest'organo ha la precedenza sulle forze di polizia e sul sistema giudiziario nello svolgimento degli ordini di Jiang per quanto riguarda il Falun Gong: “Rovinare la loro reputazione, distruggerli economicamente ed eliminarli fisicamente”.

A causa della censura delle informazioni da parte del regime l'esatto numero dei praticanti morti nella persecuzione non è noto.