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Gansu: Un praticante muore e sua moglie viene condannata a sette anni di reclusione

28 Aprile 2017 |   Di un corrispondente Minghui a Lanzhou, provincia del Gansu, Cina

(Minghui.org) Il 7 novembre 2016 Wang Lihe, praticante della Falun Dafa di Lanzhou, è morto nella propria abitazione all'età di 53 anni. Sebbene la causa esatta del suo decesso non sia chiara, i suoi familiari e amici ritengono che ad aver contribuito alla sua morte siano stati lo stress derivante dal tentativo di ottenere la liberazione della moglie e la pressione esercitata dalle autorità per fargli ritirare la denuncia contro l'ex leader cinese Jiang Zemin.

Nel luglio del 2015 la moglie Yue Puling era stata arrestata per una serie di striscioni e manifesti appesi due mesi prima in giro per la città e da allora è trattenuta nel centro di detenzione n.1 di Lanzhou. Il 20 dicembre 2016, un mese dopo la morte del marito, è stata condannata a sette anni di reclusione.

Durante la notte del 13 maggio 2015 erano stati appesi a Lanzhou numerosi striscioni e manifesti che recitavano scritte del tipo: “La celebrazione della Giornata mondiale della Falun Dafa” e “Gli sforzi globali per portare Jiang Zemin davanti alla giustizia”. Il 13 maggio è celebrato dai praticanti della Falun Dafa di tutto il mondo come l'anniversario dell'introduzione al pubblico della disciplina spirituale.

In risposta, nei mesi successivi, le autorità hanno monitorato, pedinato e arrestato numerosi praticanti. Il primo luglio 2015 Yue è stata catturata insieme a un’altra praticante, da alcuni agenti in borghese a una fermata dell'autobus.

Il marito e il figlio interrogati durante la notte

Quando Yue è stata arrestata, il marito e il figlio (che non è praticante) sono stati portati separatamente al dipartimento di polizia di Lanzhou. Durante la notte sono stati interrogati e trattenuti fino alle 18:00 del giorno successivo. La polizia voleva sapere da loro quale fosse la provenienza dei manifesti.

Ritornati a casa, hanno trovato diversi agenti in uniforme sia all'interno sia all'esterno del loro appartamento. Senza mostrare alcun mandato hanno sequestrato libri, computer, altri oggetti personali e oltre 80 mila yuan in contanti. La famiglia ha ricevuto l'elenco dei beni confiscati soltanto due settimane dopo.

Sottoposto a pressione per ritirare la sua denuncia contro Jiang Zemin

Dopo l'arresto della moglie, il praticante ha presentato alla Corte Suprema e alla Procura Suprema del Popolo – che hanno l'obbligo di esaminare tutte le querele presentate dai cittadini – una denuncia penale contro l'ex leader cinese Jiang Zemin, ritenendolo responsabile della persecuzione verso la moglie per la sua fede.

Poco tempo dopo l'Ufficio 610 ha cominciato a esercitare pressione sul datore di lavoro dell'uomo per convincerlo a ritirare la sua denuncia e di conseguenza il datore ha cominciato a fare pressione su di lui, proprio mentre era intento a trovare degli avvocati disposti ad assumere le difese della moglie.

Nell'ottobre del 2015 è stato ricoverato in ospedale, gli è stato diagnosticato un cancro, è stato operato e tre mesi dopo è stato sottoposto a un altro intervento chirurgico. In quest’ arco di tempo ha continuato a cercare di ingaggiare degli avvocati per difendere la moglie.

Il suo datore di lavoro l'ha chiamato frequentemente per sollecitarlo a ritirare la sua querela contro Jiang. Alla fine l'uomo ha scritto una lettera per spiegare i benefici ottenuti dalla pratica della Falun Dafa, tuttavia le autorità sono rimaste indifferenti.

Nell'ottobre del 2016 Wang ne aveva avuto abbastanza e ha informato il suo datore di lavoro che se non avessero smesso di molestarlo si sarebbe licenziato.

Due settimane dopo è morto, lasciando così la moglie, il figlio, e sua madre di 80 anni.

Prima di morire ha chiesto di poter vedere per l'ultima volta la moglie, ma l'Ufficio 610 gliel’ha negato.

Al momento dell’articolo Yue ha presentato appello contro la sua sentenza.

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