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Gansu: Maggiore dell'esercito muore a causa di maltrattamenti durante la seconda incarcerazione per la sua fede

24 Ago. 2017 |   Di un corrispondente Minghui nella provincia del Gansu, Cina

(Minghui.org) Il primo luglio 2017 un maggiore dell'esercito della città di Lanzhou è morto mentre stava scontando sei anni di carcere per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese.

Sin dal 17 marzo 2014, giorno della sua ammissione alla prigione di Lanzhou, il signor Wang Youjiang di 48 anni è stato sottoposto a varie forme di maltrattamenti. È stato spesso percosso, ustionato con bastoni elettrici, obbligato a lavorare duramente senza paga, costretto a rimanere in piedi per lunghi periodi di tempo, privato del sonno e dell'uso del bagno. Gli è stato inoltre negato di ricevere le visite dei familiari e la possibilità di acquistare prodotti nello spaccio della prigione. A volte le guardie gli davano solamente un panino al vapore e una tazza d'acqua al giorno per più giorni consecutivi.

Il maggiore Wang Youjiang

Quando l'uomo ha protestato contro il trattamento disumano è stato messo in isolamento e monitorato per tutto il giorno da altri carcerati. Inoltre gli è stato impedito di comunicare con qualunque detenuto.

A lungo termine gli abusi subiti hanno avuto ripercussioni sulla sua salute. Il 2 luglio 2015 ha avuto un'emorragia cerebrale ed è stato portato in fretta all'ospedale locale. Le autorità carcerarie hanno informato la sua famiglia solo dopo dieci giorni, quando l'ospedale ha reso note le condizioni critiche in cui versava.

Uno dei responsabili del caso ha ingannato i suoi familiari facendo firmare loro un modulo di consenso per essere sottoposto a cure dietro la promessa di poterlo vedere. Ciò nonostante non è mai stato permesso loro di fargli visita. In seguito hanno appreso che dopo l'ictus, il lato sinistro del suo corpo era rimasto paralizzato e che era totalmente inabile.

Il 24 giugno 2017 il padre del maggiore ha ricevuto una telefonata dalla prigione che lo informava che suo figlio aveva appena avuto una grave emorragia. L'anziano si è allora precipitato all'ospedale e una settimana dopo ha assistito alla sua morte.

La prematura scomparsa di Wang è stata preceduta da un decennio di detenzioni e torture per la sua fede. L'ex vice comandante del Dipartimento delle comunicazioni del comando militare di Lanzhou, aveva iniziato a praticare il Falun Gong nel 1998 e quando un anno dopo il regime cinese ha avviato la sua campagna contro la disciplina spirituale, l'uomo non si è mai trattenuto dal parlare alle persone della persecuzione e della sua illegalità.

I suoi sforzi per cercare giustizia per il Falun Gong l’hanno portato a finire sotto custodia della polizia in molteplici circostanze. Il 3 luglio 2001 è stato condannato a dieci anni di carcere durante i quali è stato sottoposto a brutali torture.

Alla fine del 2004 le sue mani hanno cominciato a perdere sensibilità e il collo si è irrigidito. Non riusciva a camminare ed era costretto a letto. Gli era stata diagnosticata una spondilite anchilosante (un’artrite infiammatoria che colpisce la colonna vertebrale e le grandi articolazioni). Quando le sue condizioni si sono aggravate le guardie l'hanno portato all'ospedale, riportandolo poi in prigione non appena era migliorato.

Quando il 9 gennaio 2011 è stato rilasciato, era in grado di camminare a stento, ma era rimasto disabile con la spina dorsale deformata e il collo irrigidito. Nonostante le sue condizioni si è sforzato di leggere i libri del Falun Gong e la sua salute ha iniziato a migliorare.

La polizia locale non ha mai allentato la presa su di lui, l'ha molestato ripetutamente a casa sua e ha monitorato ogni sua mossa. Il 28 aprile 2012 gli agenti l'hanno nuovamente arrestato e il 24 novembre 2012 il tribunale locale l'ha processato senza informare né i familiari né l'avvocato. La famiglia ha protestato contro la violazione delle procedure legali da parte delle autorità, ma senza esito.

Il 24 settembre 2013 Wang è stato condannato a sei anni di reclusione e inviato alla stessa prigione della sua prima incarcerazione. Le guardie l'hanno sottoposto agli stessi tipi di torture che alla fine hanno causato la sua morte.

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