(Minghui.org) Ad aprile 2017 una residente della città di Dalian condannata per la sua fede ha visto negarsi le visite dei familiari dopo che il suo appello è stato respinto. Da agosto anche il suo avvocato non ha più potuto incontrarla poichè il centro di detenzione locale era già pronto per mandarla in prigione.

Il 12 maggio 2016 la signora Yuan Xiaoman era stata arrestata perché si era rifiutata di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese. Era stata poi processato il 16 novembre, esattamente due giorni dopo che il figlio residente a Washington D.C aveva chiesto la sua liberazione incondizionata davanti all'ambasciata cinese della città.

Il figlio con in mano una foto della signora Yuan. La didascalia sull'immagine riporta "Rilasciate immediatamente mia madre".

Il 23 dicembre il giudice l'ha dichiarata colpevole, condannandola a scontare tre anni e mezzo di prigione e una sanzione di 5.000 yuan.

La donna ha immediatamente presentato un appello, ma il 26 aprile 2017 il tribunale intermedio della città di Dalian ha deciso di sostenere il verdetto originale. Da quel giorno la famiglia non ha più potuto vederla e al suo avvocato è stato permesso di incontrarla poche volte.

Nel mese di luglio suo marito ha presentato una denuncia presso il tribunale superiore per richiedere un nuovo processo. In attesa di una risposta si è anche appellato alla corte suprema della provincia dello Liaoning.

All'inizio di agosto l'avvocato della signora Yuan ha cercato di farle visita, ma è stato allontanato. Gli è stato detto che il centro di detenzione aveva ricevuto un avviso dal tribunale superiore per preparare la sua ammissione nella prigione.