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Liaoning: Donna imprigionata per aver citato in giudizio l'ex dittatore cinese

08 Gen. 2018 |   Di un corrispondente Minghui nella provincia del Liaoning, Cina

(Minghui.org) La signora Yang Lichun, residente nella città di Huludao, è stata condannata a un anno di prigione per aver presentato una denuncia penale contro l'ex dittatore cinese Jiang Zemin, responsabile della persecuzione del Falun Gong (una disciplina spirituale basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza).

Il 15 giugno la donna è stata arrestata e il 30 novembre 2017 è comparsa nel tribunale distrettuale di Longgang. Solo a sua figlia è stato permesso di partecipare al processo, mentre il resto dei posti in aula sono stati occupati dai poliziotti e dagli agenti dell'Ufficio 610 e del Comitato per gli Affari politici e legali locali, entrambe agenzie extra-giudiziarie incaricate di sradicare il Falun Gong in Cina.

La principale prova per l'accusa è stata la denuncia contro Jiang depositata dalla donna presso la Suprema corte del popolo e la Procura Suprema del popolo. La figlia ha sostenuto che le due più alte organizzazioni giudiziarie dovrebbero mantenere riservate le denunce dei privati cittadini e che non avrebbero dovuto violare la legge inoltrando quella della madre alla polizia locale.

Ha inoltre affermato che la Costituzione cinese garantisce il diritto di ogni cittadino di citare in giudizio individui o organizzazioni che ritiene abbiano infranto la legge. Come tale, la madre aveva tutto il diritto di denunciare Jiang per aver iniziato illegalmente la persecuzione del Falun Gong.

Il giudice Gu Yue ha ignorato la richiesta fatta dalla figlia prima del processo, di invalidare le prove dell'accusa, inoltre ha continuato a interromperla mentre testimoniava in difesa della madre e ha minacciato di buttarla fuori dall'aula se non smetteva.

Verso la fine dell'udienza Gu ha le ha detto: “Vuoi vedere tua madre soffrire in prigione? Allora dille di scrivere una dichiarazione nella quale promette di rinunciare al Falun Gong e la rilascerò”.

La figlia ha ribadito che non era stata infranta alcuna legge cercando di ottenere giustizia contro Jiang ed ha rifiutato di firmare i documenti del procedimento giudiziario.

Il 15 dicembre Yang è stata condannata e a alla figlia è stato detto che la madre aveva deciso di non appellarsi contro la sentenza. La giovane donna non ci ha creduto e ha richiesto di vederla nel centro di detenzione.

Vedendo che le sono state negate le visite, il 25 dicembre ha quindi presentato un ricorso per conto della madre alla Corte Intermedia della città di Huludao.

Responsabili coinvolti nella persecuzione della praticante:

Giudice Gu Yue: +86-13842971189

Procuratore Dong Cheng: +86-13904290999

Hua Zhengtao (capo della stazione di polizia di Xijie): +86-13898983616

Antefatto

Nel 1999 il capo del Partito Comunista Cinese Jiang Zemin, scavalcando gli altri membri del comitato permanente del Politburo, ha lanciato una violenta repressione contro il Falun Gong.

Negli ultimi diciassette anni la persecuzione ha causato la morte di molti praticanti di questa disciplina. Gli agenti dell’ufficio 610 hanno inflitto su larga scala minacce, pestaggi, incarcerazioni illegali e torture ai praticanti del Falun Gong. La maggior parte di loro sono stati torturati per la loro fede e persino uccisi per i loro organi. Jiang Zemin è direttamente responsabile per l'avvio e la continuazione di questa brutale persecuzione.

Il 10 giugno del 1999 sotto la direzione personale dell’ex leader Jiang, il Partito Comunista Cinese ha istituito un organo di sicurezza extralegale chiamato Ufficio 610. Questo ufficio è stato istituito per danneggiare la reputazione dei praticanti del Falun Gong, tagliare le loro risorse finanziarie e distruggerli fisicamente. Ha la precedenza sulle forze di polizia e sul sistema giudiziario e risponde direttamente alle direttive di Jiang Zemin.

Siccome la legge cinese permette ai cittadini di ricorrere alle cause penali, molti praticanti stanno ora esercitando tale diritto, presentando denunce penali contro l'ex dittatore.

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