(Minghui.org) Il 21 luglio 2016 Jiang Xianfeng è stata arrestata per la pratica del Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista dal 1999, e dopo aver subito un mese di torture mentre era sotto custodia ha dovuto essere portata all'ospedale.

Durante il suo ricovero le autorità hanno messo in scena un processo direttamente nella stanza dove si trovava, condannandola a un anno e mezzo di prigione.

Il 22 gennaio 2017 la praticante è stata portata nella prigione femminile di Longquanyi, dove è stata sottoposta a continue torture da parte delle detenute, desiderose di guadagnare punti per ottenere una riduzione della pena, nel caso fossero riuscite a farla rinunciare al Falun Gong.

Nel periodo di prigionia la donna ha sviluppato l'ipertensione e la pancreatite, e di conseguenza è stata inviata tre volte all'ospedale del carcere. Poiché oltretutto è stata malnutrita, il giorno del suo rilascio era piuttosto emaciata.

Di seguito Jiang racconta le torture subite durante la detenzione.

Condannata alla prigione mentre era in ospedale

Il 21 luglio 2016 sono stata arrestata alla stazione mentre tornavo a casa dal negozio di alimentari. La polizia mi ha ammanettata e mi ha legato le mani dietro la schiena con una lunga cintura, e una volta arrivati alla centrale mi hanno incatenata e ammanettata a una sedia per interrogarmi.

Dopo ore di interrogatorio mi hanno tolto le manette, ma hanno continuato a tenermi le mani legate dietro la schiena. Mi hanno poi riportata a casa per saccheggiarla e hanno confiscato i miei libri del Falun Gong e un computer; successivamente siamo tornati alla centrale.

Alle tre del mattino la polizia mi ha portata in ospedale per eseguire gli esami necessari per l'ammissione al centro di detenzione. Dopo essere stata legata a una sedia per ore la mia pressione arteriosa è pericolosamente salita a 250 mmHg, e poiché il mio corpo continuava a tremare, due agenti mi hanno bloccato le mani per permettere ai medici di visitarmi.

Al mattino la polizia mi ha trasferita al centro di detenzione di Wanyaoshu, nella città di Panzhihua, dove non appena sono entrata nella cella, sei prigioniere mi sono corse incontro. Una di loro mi ha afferrata per i capelli, un'altra mi ha stretta per il collo e le altre mi hanno trascinata in un angolo della cella. A quel punto una guardia mi ha colpita in faccia, tanto che la mia vista si è offuscata e ho perso conoscenza.

Poiché dopo un mese di detenzione avevo la pressione alta, una guardia mi ha portata in ospedale, dove sono stata costretta a letto per cinque mesi.

Mi hanno ammanettato mani e piedi e non mi hanno permesso di lasciare il letto per camminare o allungarmi; alcune persone messe lì dalla polizia mi hanno sorvegliata per tutto il giorno. Una volta, dopo aver scoperto che stavo pianificando di presentare un reclamo contro di loro, sono stata immobilizzata con braccia e gambe divaricate per più di venti giorni.

Durante la mia permanenza in ospedale mi davano pochissima acqua da bere e mi era concesso di mangiare solo una sorta di porridge, e di conseguenza ho sviluppato una pancreatite acuta.

L'11 novembre 2016 la corte di Renhe, nella città di Panzhihua, mi ha processata direttamente nella stanza d'ospedale mentre ero ammanettata al letto, e il 24 dicembre 2016 sono stata condannata a un anno e mezzo di prigione e ha pagare una multa di 3.000 yuan (circa 390 euro).

Un agente di polizia mi ha detto che suoi “superiori” erano indignati per il fatto che pratico il Falun Gong e che continuavo a sensibilizzare le persone riguardo alla persecuzione, e per questo motivo avevano ordinato alla polizia e al sistema giudiziario di perseguitarmi. Non solo mi hanno impedito di fare appello contro la sentenza, ma hanno addirittura tentato di costringermi ad accettare la persecuzione.

Il 22 gennaio 2017 sono infine stata trasferita al carcere femminile di Longquanyi per scontare la mia pena.

Tortura ininterrotta nella prigione

Privata del sonno e dell'uso della doccia, e obbligata a stare in piedi a lungo

Ero sorvegliata dalle detenute ventiquattro ore al giorno e poiché mi sono rifiutata di rinunciare al Falun Gong, non mi hanno permesso di fare la doccia, cambiarmi i vestiti o persino usare la carta igienica quando andavo al bagno.

Le detenute mi hanno costretta a stare in piedi dalle cinque del mattino a mezzogiorno e in seguito addirittura fino alle due del mattino, prima di lasciarmi andare a dormire. E nonostante le poche ore di sonno venivo svegliata ogni trenta minuti. Le mie gambe si sono gonfiate talmente tanto che ho dovuto tagliare la parte inferiore dei pantaloni per indossarli.

Due mesi dopo sono stata ricoverata all'ospedale della prigione.

Picchiata selvaggiamente e sottoposta al lavaggio del cervello

Dopo aver lasciato l'ospedale del carcere le detenute hanno continuato ogni giorno a costringermi a stare in piedi a lungo. Hanno disegnato un piccolo cerchio intorno ai miei piedi e ogni volta che li muovevo al fuori, mi picchiavano e molestavano verbalmente. Nel frattempo mi costringevano a guardare video di propaganda che diffamavano il Falun Gong.

Alcune carcerate hanno tentato di costringermi a imprimere le impronte digitali su un documento che diffamava il Falun Gong, e quando ho rifiutato di collaborare con loro hanno incollato il foglio ai miei vestiti e al mio letto per umiliarmi.

Incentivi alle carcerate per “trasformarmi”

Quando tutti i loro metodi nel cercare di farmi il lavaggio del cervello e “trasformarmi” (costringermi a rinunciare al Falun Gong) sono risultati vani, hanno iniziato un altro giro di abusi.

Le carcerate hanno iniziato a somministrarmi farmaci dannosi per il sistema nervoso tre volte al giorno, mi hanno concesso di consumare un solo un pasto giornaliero con una misera quantità di cibo e non mi hanno permesso di bere acqua. Poco tempo dopo ho sviluppato nuovamente la pancreatite e sono stata inviata all'ospedale della prigione per la seconda volta.

In estate mi hanno costretta a indossare abiti invernali e a usare una spessa trapunta per dormire. Una detenuta mi ha presa a calci ogni giorno dalle quattro del mattino fino a quando non era esausta, per poi ritornare a dormire.

Poiché la prigione offre delle riduzioni di pena a chi riesce a “trasformare” le praticanti del Falun Gong, le detenute hanno usato tutti i metodi possibili per torturarmi. Alcune mi hanno sputato, alcune mi hanno tirato i capelli, altre mi hanno sbattuto la testa contro il muro e altre ancora mi hanno versato dell'acqua ghiacciata sulla testa e non mi hanno permesso di cambiare i vestiti dopo che ero completamente inzuppata.

In particolare, una nuova detenuta mi ha presa ogni giorno a calci al costato e al ventre, così come al bacino, dove già avevo una frattura a causa di un precedente imprigionamento. Mi ha anche chiesto di ringraziarla per non avermi picchiata a morte, e così in breve tempo sono finita all'ospedale della prigione per la terza volta.

Il 21 gennaio 2018 sono stata finalmente rilasciata dopo un anno di torture senza tregua.