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Jilin: La praticante Ban Huijuan torturata brutalmente in prigione

18 Maggio 2018 |   Di un corrispondente Minghui nella provincia dello Jilin, Cina

(Minghui.org) Ban Huijuan della città di Huadian, provincia dello Jilin, ha iniziato a praticare il Falun Gong nel 1998 e dopo che nel luglio 1999 il Partito Comunista Cinese (PCC) ha iniziato a perseguitare il Falun Gong, è stata sottoposta a un anno di lavori forzati per essere andata a Pechino a parlare in favore della pratica. Per questo motivo è stata portata in un centro per il lavaggio del cervello, condannata a dodici anni di carcere e nel 2012, dopo aver subito torture fisiche e mentali disumane, è stata finalmente rilasciata.


Il 3 giugno 2002 Ban è stata arrestata con suo marito. In diverse circostanze, durante gli interrogatori ai quali è stata sottoposta, le autorità l'hanno picchiata, legata per gli arti a un letto, quasi soffocata e le hanno versato dell'acqua ghiacciata sopra la testa. Il 5 novembre 2002 la donna e suo marito sono stati condannati a dodici anni di prigione e di conseguenza il loro figlio è rimasto da solo senza alcun reddito.

Poiché la praticante ha rifiutato di rinunciare al Falun Gong, le guardie del carcere femminile dello Jilin l'hanno legata, messa in tensione su un letto, privata del sonno, sottoposta a iniezioni di farmaci sconosciuti, costretta a bere urina, picchiata e obbligata a lavorare duramente.

Quanto segue è il racconto personale di quello che ha subito in prigione.

“Per ventuno giorni di fila sono stata legata per le braccia e le gambe a un 'letto di stiramento' senza avere la minima possibilità di muovermi. Sono stata alimentata mentre ero legata e ho anche dovuto fare i miei bisogni nel letto, sentivo come se i miei organi interni venissero arrostiti sul fuoco e stessero per esplodere, il dolore che ho provato era al di là delle parole”.

“Quando sono stata finalmente slegata non riuscivo a muovere le braccia e avevo perso la memoria, tanto che non ero in grado di ricordare nulla. Mi hanno portata al piano di sotto e hanno fatto pressione su di me per farmi scrivere delle dichiarazioni per denunciare il Maestro e il Falun Gong. Ho semplicemente continuato a ripetermi che dovevo mantenere salda la mia fede e che la mia coscienza principale doveva rimanere forte. In quel momento non c'era nient'altro nella mia mente”.

Ricostruzione della tortura: Letto di stiramento

“Ogni volta che sognavo le scene di dolore che avevo vissuto quando ero legata al letto, mi svegliavo e iniziavo a urlare. Le mie compagne di cella erano spaventate e facevano fatica a dormire. Poi le guardie mi hanno portata all'ospedale”.

“Circa una dozzina di donne prestanti mi hanno immobilizzata a terra e mi hanno iniettato delle droghe sconosciute che hanno ulteriormente danneggiato il mio cervello e la mia memoria. Ogni giorno mi davano delle pillole sconosciute che nascondevo sotto la lingua e dopo sputavo, ma nonostante ciò me la intorpidivano completamente. Dopo essere stata riportata nella cella, non riuscivo a ricordare nessuno degli articoli del Maestro che solitamente ero in grado di recitare”.

Ricostruzione della tortura: Iniezione forzata

“Nell'ottobre del 2003 sono stata nuovamente legata per oltre venti giorni a un 'letto di stiramento'. Poiché era autunno e indossavo solamente dei vestiti leggeri, il freddo gelido mi ha fatto perdere il controllo della mia vescica. Mi hanno poi costretta a sedermi su un piccolo sgabello, fatta rimanere sveglia giorno e notte e ordinato di scrivere delle dichiarazioni con le quali mi impegnavo a rinunciare al Falun Gong. Mi hanno inoltre costretta a bere la loro urina, che hanno raccolto in un portasapone, e l'acqua sporca usata per pulire con lo straccio per terra”.

“In inverno mi hanno costretta a stare a piedi nudi in una stanza gelida senza riscaldamento per tre giorni e tre notti, durante i quali, ogni dieci minuti mi versavano dell'acqua fredda sulla testa. Diverse persone mi hanno picchiata e presa a calci in una stanza dove era tenuto il volume della TV alzato al massimo, affinché nessuno potesse sentirmi urlare. All'epoca avevo solo un pensiero nella mia mente: Finché sarò viva preferisco essere io a tenere occupata questa stanza della tortura in modo che non debbano esserci portate altre praticanti”.

“Dopo tre giorni di congelamento e percosse ero molto debole e magra, la mia pelle stava diventando violacea, così le guardie mi hanno portata allora in ospedale, dove mi hanno iniettato un medicinale sconosciuto”.

“Nel 2007 sono stata assegnata a fare lavori pesanti nel laboratorio della prigione, dove sono stata tenuta sotto controllo con attenzione e mi era stato impedito entrare in contatto con le altre praticanti di Huadian. Mi è stato permesso solo di lavorare con un'altra praticante di nome Gao Defen e ci tenevano isolate dalle altre perché temevano che avremmo avuto un impatto 'negativo' sul resto della forza lavoro”.

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