(Minghui.org) Il 14 giugno 2018 Zhu Liling, residente nella città di Nantong nella contea di Rudong, è morta dopo essere stata in coma per due anni e tre mesi.

Il 10 marzo 2016 la donna aveva perso conoscenza improvvisamente mentre era detenuta per la sua fede nel Falun Gong, noto anche come Falun Dafa (una disciplina spirituale basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza perseguitata dal regime comunista cinese). A quel tempo un dottore aveva affermato che ad averle fatto perdere i sensi doveva essere stato un trauma improvviso, tuttavia la Polizia locale si era rifiutata di spiegare alla sua famiglia l'eventuale causa dello svenimento.

Zhu Liling

Coma non chiarito precede la morte prematura

Nel marzo 2016, dopo aver appreso la notizia del ricovero, i suoi familiari si erano precipitati all'ospedale di Nantong, trovando la loro cara con la bava alla bocca, la faccia cinerea e circondata da oltre trenta agenti. Avevano cercato di parlarle, ma senza ricevere risposta.

L'episodio di svenimento della praticante è avvenuto nel centro di detenzione di Nantong, dove era stata rinchiusa in seguito al suo arresto avvenuto il primo settembre 2015, per aver presentato una denuncia penale contro l'ex dittatore cinese Jiang Zemin colpevole di aver avviato la persecuzione del Falun Gong.

Per aver rifiutato di rinunciare alla pratica, Zhu era già stata imprigionata altre due volte per un totale di otto anni e proprio mentre stava cercando di far condannare Jiang per il calvario da lei vissuto, era stata arrestata di nuovo.

La Polizia che aveva fatto ricoverare la donna in ospedale non ha mai spiegato perché era caduta in coma, e aveva minacciato di citare in giudizio suo figlio quando si era rifiutato di firmare il consenso a farla sottoporre a un intervento chirurgico a cranio aperto.

Alla fine il figlio aveva dato l'approvazione e verso le nove di quella stessa sera era stata eseguita l'operazione, tuttavia la praticante, alla quale era stato asportato un pezzo di cranio, era entrata in uno stato vegetativo.

In precedenza gli agenti di Polizia della contea di Rudong e del locale Ufficio 610, (un'agenzia extra-legale incaricata di sradicare il Falun Gong) si erano presentati spesso a casa della donna per fotografarla e molestare la sua famiglia.

All'una di mattina del 14 giugno 2018 Zhu aveva avuto improvvisamente un forte sanguinamento vaginale, perdendo così tanto sangue che i suoi familiari avevano visto il suo addome ridursi di volume proprio davanti ai loro occhi, e poco dopo è morta.

Il decesso è arrivato al culmine di quasi vent'anni di sofferenze patite per mano del regime cinese.

Imprigionata due volte

Zhu era nata nel 1950 e un tempo soffriva di numerosi disturbi, tuttavia dopo solo dieci giorni che aveva iniziato a praticare il Falun Gong era guarita da tutte le malattie che l'affliggevano.

La sua semplice ricerca di un buono stato di salute l'aveva fatta finire più volte sotto custodia della Polizia. Appena un mese dopo l'inizio della persecuzione, nel luglio 1999, le forze dell'ordine avevano fatto irruzione nella sua abitazione saccheggiandola, e a dicembre dello stesso anno era stata detenuta per una settimana.

Nel 2000 era stata arrestata mentre si recava a Pechino ad appellarsi in favore del Falun Gong ed era stata rilasciata solo un mese dopo. L'anno successivo aveva provato a ritornarci, ma era stata detenuta nuovamente.

Nel 2004 era stata arrestata per la terza volta e condannata a tre anni di reclusione da scontare nella prigione di Nanchino, dove le guardie del carcere l'avevano spesso maltrattata per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong. Una volta era stata costretta a stare in piedi per sette giorni consecutivi, durante i quali non le era stato permesso di usare il bagno o di lavarsi, e di conseguenza le si erano gonfiati spropositatamente i piedi e le gambe. Il giorno del suo rilascio dal carcere, la guardia Bai Zhenghui l'aveva poi mandata in un centro di lavaggio del cervello locale invece di farla tornare a casa.

Il 5 febbraio 2009 la donna era stata nuovamente arrestata e condannata a cinque anni di prigione, dove non le era stato permesso di dormire per tre mesi di fila. Inoltre, durante il giorno le guardie la costringevano a guardare dei video che calunniavano il Falun Gong, e quando di notte si appisolava, le conficcavano delle matite affilate nelle natiche.

Poiché Zhu era sempre rimasta risoluta nella sua fede, i secondini avevano ordinato agli altri detenuti di mescolare il suo cibo con droghe sconosciute, e quando se ne era accorta aveva smesso di mangiare.

Dopo il rilascio nel febbraio 2014 la donna aveva continuato a parlare con la gente del Falun Gong e l'anno seguente aveva presentato una denuncia penale contro Jiang Zemin.

Il primo settembre 201, più di dieci agenti avevano improvvisamente fatto irruzione nella sua casa, terrorizzando il suocero che viveva con lei e suo marito.

Durante il processo l'Avvocato della praticante aveva dichiarato la sua innocenza e quando aveva chiesto quale era la legge che la sua cliente aveva presumibilmente infranto, il Giudice Wang Zhenghong si era messo a urlare.

Il 10 marzo 2016, mentre si trovava nel centro di detenzione in attesa del verdetto, Zhu aveva improvvisamente perso conoscenza e da allora non si era più ripresa.