(Minghui.org) Tian Xiaoping, una donna di Harbin di cinquantasette anni condannata a quattordici anni per la sua fede nel Falun Gong, deve scontare la sua condanna illegale nella prigione femminile di Heilongjiang, e ha recentemente presentato ricorso alla sentenza, per fare riconsiderare il suo caso.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina di meditazione per il benessere di corpo e mente perseguitata dal regime comunista cinese a partire dal 1999.

Negli ultimi mesi Tian ha deciso di presentare ricorso poco dopo aver ripreso a praticare il Falun Gong. Nel 2012 infatti, dopo essere stata brutalmente torturata dalle guardie, era stata costretta a rinunciare alla sua fede contro la sua volontà.

Durante la sua prigionia nel 2012 era stata sottoposta a una serie di torture per costringerla a smettere di praticare il Falun Gong. Le guardie l’avevano denudata e picchiata selvaggiamente versandole addosso acqua ghiacciata, era stata anche legata e costretta a stare seduta su un piccolo sgabello per diciassette ore, ogni giorno senza muoversi, fino a quando si era formate delle ulcerazioni virulente sui glutei con dolori lancinanti.

Dopo tre giorni che non riusciva a dormire per i dolori, ed era svenuta. Al suo risveglio era stata costretta a scrivere una dichiarazione di garanzia per rinunciare alla sua fede e in seguito aveva incominciato a soffrire di pressione alta, diabete e depressione.

Quando il 14 marzo del 2013 la sua famiglia era andata a farle visita, erano rimasti scioccati nel vedere che non poteva camminare senza aiuto, a causa di forti spasmi con tremori fisici, e non riusciva a parlare chiaramente.

Dopo anni di sofferenze fisiche e tormenti mentali, Tian aveva deciso di riprendere la pratica del Falun Gong e rivolgendosi alle guardie aveva detto: "Invece di essere torturata a morte da voi in prigione, preferisco perseverare nella mia fede con dignità. Fino a quando avrò respiro non rinuncerò alla mia fede".

Dopo aver rincominciato a fare gli esercizi del Falun Gong ha subito visto un rapido miglioramento della sua salute, ed è di nuovo in grado di camminare e prendersi cura di sé.

Convinta a non accettare più la persecuzione, ma piuttosto cercare di ottenere giustizia, ha deciso di presentare un ricorso per fare riconsiderare il suo caso.

L’obbiettivo di aiutare la vedova di un praticante morto in carcere e cercare giustizia

Tian è stata arrestata di nuovo il 13 novembre del 2011 insieme ad oltre quaranta praticanti, mentre andava a trovare la moglie e la figlia del praticante defunto Qin Yueming, le quali avevano raccontato le difficoltà incontrate per ottenere giustizia. Qin è morto il 26 febbraio del 2011 a causa delle torture subite nella prigione di Jiamusi, mentre stava scontando un periodo di dieci anni dopo essere stato accusato ingiustamente perchè praticava il Falun Gong.

Durante l'arresto la polizia ha usato gas lacrimogeni e manganelli elettrici.

Tian è stata colpita e ferita sulla fronte, le hanno strappato la camicia, e a causa dei lacrimogeni i suoi occhi sono rimasti rossi e gonfi per dieci giorni.

Mentre era trattenuta nel centro di detenzione n° 2 di Harbin, l’hanno legata a una sedia con le braccia dietro la schiena, poi le hanno dato dei calci alle ginocchia e le braccia le sono diventate viola per le torture. Gli agenti hanno anche usato una lampada solare per bruciarle la faccia, causandole forti screpolature alle labbra.

Il 28 maggio del 2012 era stata processata dal tribunale della città di Shuangcheng insieme ad altri cinque praticanti arrestati lo stesso giorno. Cinque avvocati hanno presentato per loro un appello di non colpevolezza.

Quando due avvocati hanno parlato positivamente del Falun Gong e hanno messo in evidenza che i loro clienti erano stati torturati dalla polizia, il giudice è diventato furioso ed ha chiamato le guardie per trascinare gli avvocati fuori dall'aula, facendogli confiscare i loro portatili.

Sebbene il Pubblico Ministero abbia chiesto per i praticanti pene detentive dai tre ai cinque anni, il giudice ha condannato quattro praticanti a quattordici anni e gli altri due a tredici e undici anni.

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