(Minghui.org) Il 4 marzo, una residente di Pechino di nome Zhang Qiusha è stata processata perché praticante del Falun Gong, una disciplina per il benessere del corpo e della mente che dal 1999 è perseguitata dal regime comunista cinese.
Il giorno prima dell'udienza il giudice ha annullato la sua decisione di permettere al figlio della praticante, Wei Zhangtong, di difenderla in aula, dopo aver visto il suo copione difensivo con la dichiarazione di non colpevolezza. La corte ha nominato l’avvocato Liu Zhonghua per rappresentarla, ordinandogli di dichiararla colpevole.
Zhang Qiusha
Durante la seduta la donna si è difesa negando tutte le accuse fatte contro di lei, insistendo sul concetto che praticando il Falun Gong non aveva violato alcuna legge. Poco dopo il giudice ha rinviato l'udienza di trenta minuti, ma non ha poi emesso alcun verdetto.
Zhang e suo marito, Wei Xuejun, sono stati arrestati assieme a due parenti che si erano recati a casa loro per fagli visita il 26 giugno 2018. Un gruppo di ufficiali, vedendo che la donna non apriva, sono entrati con la forza. In seguito la polizia ha anche ordinato alla società dei servizi di rimuovere il suo contatore del gas, senza fornire una motivazione.
Già alcune settimane prima, tra l'8 e il 20 giugno, la polizia aveva molestato Zhang ben tre volte. Il 14 giugno avevano bussato alla sua porta per quasi due ore, e il 20 giugno le hanno tagliato il filo della telecamera di sicurezza. Quando hanno visto che insisteva a non aprire, hanno chiamato una dozzina di agenti che hanno buttato giù la porta e l’hanno arrestata.
La polizia a casa di Zhang
La sorella di Wei, arrivata poco dopo l’accaduto, vedendo che la polizia stava saccheggiando l’abitazione ha scattato alcune foto, ma dopo essere stata costretta a cancellarle è stata portata alla centrale e trattenuta per otto ore.
Più tardi, suo fratello, sua moglie e un’altra parente, Ao Ruiying, giunta in visita dalla Mongolia, sono stati rinchiusi nel centro di detenzione di Daxing.
Mentre il 27 luglio Wei è stato rilasciato, Zhang è rimasta in custodia.
Grazie al suo avvocato, Ao è stata rilasciata su cauzione, ma una volta tornata a casa sua nella Mongolia Interna, ha continuato a tossire e perdere peso finché il 10 gennaio, all'età di ventotto anni, è deceduta. Sua madre sospetta che durante la sua breve detenzione a Pechino sia stata brutalmente torturata.
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Categoria: Resoconti della persecuzione