(Minghui.org) A marzo la praticante Wang Cuilan di Tianjin è stata imprigionata e viene tuttora costantemente torturata perché rifiuta di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che è perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Nella prigione dove si trova viene sottoposta ad un intenso lavaggio del cervello da parte delle guardie carcerarie e dei loro assistenti nel tentativo di farla rinunciare alla sua fede. Quando ha ribadito che essere libera di credere e praticare il Falun Gong è un suo diritto costituzionale, le guardie l'hanno costretta a rimanere in piedi per molte ore ogni giorno.

A causa di questo maltrattamento, ben presto ha cominciato ad accusare seri problemi di salute e, quando ad aprile la figlia si è recata in prigione per farle visita, l’ha trovata molto debole e incapace di reggersi e camminare senza assistenza.

Ritorsioni sul suo avvocato per averla rappresentata

Wang è stata arrestata il 30 settembre 2017 dopo essere stata immortalata da una telecamera di sorveglianza mentre distribuiva materiale informativo sul Falun Gong ed è stata rinchiusa nel centro di detenzione di Dongli.

Per l’esame del suo caso il tribunale distrettuale di Kaifa ha tenuto quattro udienze: il quindici maggio e il tre agosto dello stesso anno e l’otto agosto e il diciannove ottobre del successivo e ognuna si è conclusa senza che il Giudice emettesse alcun verdetto.

Nondimeno all'avvocato di Wang è stata sospesa la licenza per sei mesi per aver difeso una praticante del Falun Gong in tribunale.

Quando il 26 marzo scorso la figlia è andata al centro di detenzione per farle visita, ha appreso che la madre è stata condannata a tre anni e mezzo e che sta scontando la sua pena nella prigione femminile di Tianjin.