(Minghui.org) He Lianchun della città di Mengzi, nella provincia dello Yunnan, soffriva di un problema cardiaco e di un grave dolore al nervo sciatico che le rendeva difficile perfino camminare. Dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong nel giugno 1996, i suoi disturbi sono spariti.

Tuttavia tre anni dopo il regime comunista cinese ha avviato una campagna nazionale per sradicare il Falun Gong dalla Cina. Poiché He non ha rinunciato alla sua fede e ha continuato a sensibilizzare la gente sulla persecuzione che ha colpito milioni di praticanti come lei, è stata condannata due volte al carcere, nel 2001 e nel 2009, per un totale di diciassette anni di detenzione. Le autorità hanno anche costretto il marito a chiedere il divorzio e lo hanno poi fatto risposare rapidamente.

Il 2 febbraio di quest'anno dopo aver scontato dieci anni di carcere, He è finalmente tornata a casa. La donna, quasi cinquantenne, ha raccontato le orribili torture che ha sopportato durante il suo lungo periodo di reclusione.

Di seguito la sua testimonianza.

He Lianchun

Arrestata per aver distribuito informazioni e torturata nel centro di detenzione

Sono stata arrestata il 23 gennaio 2009 per aver distribuito materiale informativo sul Falun Gong. Quella notte la polizia mi ha portato nel centro di detenzione della città di Mengzi e poiché non collaboravo durante l’interrogatorio, mi hanno schiaffeggiato, afferrato per i capelli e sbattuto la testa contro il muro. Per un mese mi hanno fatto indossare catene da dieci kg che mi hanno ferito i piedi riempendoli di pus. Così ho iniziato uno sciopero della fame per protestare, ma sono stata alimentata forzatamente, mi sono indebolita e la mia salute è presto peggiorata.

Condannata a dieci anni e costretta a divorziare

Successivamente sono stata portata in una struttura per il lavaggio del cervello dagli agenti dell’Ufficio 610. Più di dieci ufficiali, tra cui agenti dell’ufficio 610, poliziotti e membri dello staff del comitato residenziale locale, si sono alternati nel monitoraggio e nel tentativo di farmi il lavaggio del cervello per costringermi a rinunciare alla mia fede.

Yang Xiuying, il capo dell'Ufficio 610, mi ha minacciata dicendo che si sarebbero assicurati di ottenere una lunga condanna se non avessi scritto la dichiarazione di rinuncia al Falun Gong e al contrario, se l’avessi scritta, la promessa era di lasciarmi tornare a casa immediatamente. Mi sono rifiutata di obbedire e la Corte Intermedia di Honghezhou mi ha condannata a dieci anni di reclusione. I miei genitori erano tenuti all’oscuro e quindi erano ignari di quanto mi stesse succedendo.

Dopo la condanna, l'Ufficio 610 ha costretto mio marito a chiedere il divorzio, ottenendo il possesso di tutti i nostri beni e la custodia di nostra figlia, ha inoltre organizzato che mio marito sposasse subito un'altra donna.

Orribili metodi di tortura in prigione

Il 15 ottobre 2009 sono stata portata nella prigione femminile numero due della provincia dello Yunnan e poiché non avevo rinunciato alla mia fede, sono stata messa per cinque anni sotto stretta sorveglianza. Durante quel periodo mi limitavano l’accesso all'acqua, nonché l'uso del bagno e sono stata privata del sonno.

Ho fatto più di venti scioperi della fame per protesta e sono stata sottoposta ad alimentazione forzata centinaia di volte, con conseguenti gravi lesioni e due volte sono stata in condizioni critiche.

Seduta su un piccolo sgabello

Piccolo sgabello

In prigione i praticanti del Falun Gong che si rifiutano di rinunciare alla loro fede sono sottoposti a una sorveglianza rigorosa o detenuti in isolamento.

Ogni giorno le guardie mi hanno costretta a sedermi su un piccolo sgabello delle dimensioni di circa 20 cm per 6 cm. I miei glutei mi dolevano come se fossero stati pugnalati da centinaia di aghi e quando non riuscivo a stare ferma, le detenute mi insultavano verbalmente. Un giorno, poiché continuavo a muovermi, una detenuta mi ha afferrato per i capelli e mi ha spinta sul pavimento picchiandomi e calpestandomi.

A quel punto ho iniziato un altro sciopero della fame per protestare e non mi hanno fatto più sedere sul piccolo sgabello.

Vietato l’uso del bagno

Durante il rigoroso periodo di sorveglianza, le guardie non mi hanno permesso di usare il bagno a meno che non ammettessi di essere una criminale e li informassi prima di andarci, ma mi sono sempre rifiutata di rispettare queste regole.

Ho provato a non bere acqua durante il giorno per limitare la necessità di andare in bagno, cercando di andarci dopo che le guardie fossero andate a dormire o prima che si alzassero.

Una volta non sono riuscita a trattenermi dopo pranzo e mi sono precipitata in bagno. Prima che potessi liberarmi, i detenuti mi hanno trascinato nel corridoio, calpestato e colpito alla testa. Quando mi sono coperta il capo con le braccia, mi hanno colpito all’addome e hanno anche usato uno stivale per picchiarmi su tutto il corpo.

In un'altra occasione mi sono liberata in un cestino della carta straccia, e non appena i detenuti mi hanno vista, hanno spinto la mia testa nelle urine e mi hanno presa a calci riempendomi di lividi dappertutto. A volte sono stata costretta a farmela nei pantaloni.

Non era permesso fare la doccia o acquistare beni di necessità quotidiana

Oltre alla tortura fisica, le guardie usavano anche metodi più sottili per torturarmi, incluso il fatto di non permettermi di fare la doccia o di comprare generi di prima necessità, come carta igienica, dentifricio, sapone o detersivo per il bucato.

Come nel caso della tortura del bagno, le guardie mi costringevano ad ammettere di essere una criminale, ma ho sempre rifiutato e per questo mi sono stati negati i miei diritti fondamentali.

Dopo non aver fatto la doccia per mesi, avevo davvero un cattivo odore e tutte le detenute nella mia stanza hanno cominciato a darmi la colpa. Ho spiegato che non mi era permesso di lavarmi, e quando non hanno più sopportato il mio odore si sono appellate alle guardie che, finalmente, mi hanno permesso di fare una doccia una volta ogni tanto.

Poiché non mi è stato permesso di comprare assorbenti, ogni mese ho dovuto usare giornali o qualsiasi altra carta che riuscivo a trovare.

Centinaia di volte alimentata forzatamente

Poiché non avevo alcun modo di ottenere giustizia in prigione, ho deciso di protestare contro la persecuzione con scioperi della fame, ma le detenute mi hanno nutrita forzatamente centinaia di volte, provocandomi gravi danni fisici.

Diverse persone mi tenevano mentre una mi inseriva il tubo di alimentazione, nessuna di loro aveva una formazione medica, quindi il mio naso e la mia bocca sanguinavano sempre. Con il passare del tempo, il naso e la gola si sono indeboliti e mi è diventato molto difficile deglutire.

Una volta le detenute mi hanno lasciato il tubo di alimentazione per molto tempo dentro l’esofago. Non potevo sopportare il dolore, ma non riuscivo a tirarlo fuori. Succesivamente mi hanno bloccata, mi hanno aperto la bocca con un cucchiaio e mi hanno messo il cibo in bocca. Il dolore è stato atroce.

Dopo essere stata in sciopero della fame per un lungo periodo di tempo e aver sanguinato durante l'alimentazione forzata, sono diventata molto debole e nel settembre 2010 sono stata ricoverata in ospedale. Solo quando il medico ha rilasciato un avviso riguardo alle mie critiche condizioni di salute, la prigione ha informato i miei genitori riguardo le mia salute.

Ma le guardie non hanno permesso loro di visitarmi per due anni. Dopo ripetute richieste i miei genitori sono finalmente riusciti a vedermi, era il 25 settembre 2012. Quando sono venuti era molto tempo che non facevo una doccia, avevo i capelli arruffati, uno spesso strato di sporcizia sulle mani e il mio viso era giallastro, solo allora i miei genitori hanno saputo di tutte le torture che avevo subito per non aver rinunciato alla mia fede.

Due anni dopo mi è stata diagnosticata la pressione alta. Oltre a nutrirmi forzatamente con un miscuglio liquido, i detenuti mi hanno anche dato farmaci sconosciuti. I miei denti si sono allentati dopo l’assunzione di quegli intrugli, ero emaciata ed estremamente debole.

Le guardie hanno detto ai miei genitori di farmi visita di nuovo il 5 giugno 2014. Questa volta hanno chiesto loro di convincermi a prendere medicine, temendo che potessi morire per i disturbi indotti dalla tortura, ma i miei genitori non erano d'accordo, quindi le guardie hanno nuovamente limitato le loro visite.

A partire dal 10 giugno 2016 i detenuti mi davano da mangiare tre volte al giorno. Mi hanno inserito un enorme cucchiaio nella bocca e poi giù nella gola. Il mio esofago è stato gravemente ferito e ho vomitato sangue diverse volte al giorno.

Picchiata dalle detenute

Una detenuta ha scritto su fogli di carta calunnie sul Falun Gong e sul Maestro, appendendoli sul muro davanti al mio letto. Dopo che ho tolto i fogli, diverse detenute mi hanno circondata e trascinata giù dal letto, picchiandomi e prendendomi a calci. Ho urlato: "La Falun Dafa è buona! Verità, Compassione, Tolleranza sono buone!", così una detenuta mi ha coperto la testa con un cuscino per impedirmi di urlare, facendomi quasi soffocare. Avevo ferite su tutto il corpo, ma quando mi sono lamentata con le guardie, non hanno fatto nulla a riguardo.

Visite negate

Mio padre mi ha fatto visita il 14 giugno 2016 e mi ha visto i lividi su viso, braccia e gambe. Gli ho parlato delle alimentazioni forzate e così dopo quella visita i miei genitori hanno assunto un avvocato per presentare un reclamo contro il carcere per avermi torturata.

Per rappresaglia, le guardie hanno tenuto due riunioni per denunciarmi e hanno rifiutato di permettere a chiunque di farmi visita. Il 20 e il 27 luglio 2016 mia sorella ha portato mia figlia che non mi vedeva da quasi quattro anni, a farmi visita, ma sono state mandate via entrambe le volte.

Articoli correlati in inglese:

Ms. He Lianchun Secretly Given Ten More Years of Imprisonment after Serving Five-Year Sentence

A Father's Cry: Can Our Daughter Come Out of Prison Alive

Articoli correlati in italiano:

Donna imprigionata torturata per la sua fede, visite familiari negate e parole mediche