(Minghui.org) Ke Changyan, di Huangshi nell'Hubei, è stato recentemente condannato a quattro anni di prigione per non aver rinunciato alla sua fede nel Falun Gong, una pratica di meditazione per il benessere di corpo e mente, perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Il 16 gennaio dello scorso anno il praticante era stato arrestato e recluso nel centro di detenzione di Xiongjiabian, ma ai suoi famigliari non era stato permesso di incontrarlo fino al 28 maggio di quest’anno, un giorno prima che venisse trasferito nella prigione di Shayang. Vedendolo ridotto pelle e ossa dopo quasi sedici mesi di detenzione, sono rimasti sconvolti.

Ke è stato processato dal tribunale di Daye City il 15 novembre 2018, testimoniando in sua difesa e negando tutte le accuse contro di lui. Ancora non è chiara la data di emissione del verdetto, e la sua famiglia ha saputo della condanna il giorno prima del suo trasferimento in carcere.

Ripetutamente perseguitato per la sua fede

Prima dell'ultima condanna, Ke è stato più volte arrestato ed ha scontato due mandati di lavoro forzato per un totale di quattro anni. È stato sottoposto a varie forme di tortura e alimentato forzatamente con farmaci sconosciuti che gli hanno provocato frequenti capogiri, perdita di memoria e disturbi mentali.

Le guardie gli hanno spesso prelevato dei campioni di sangue senza spiegarne il motivo. L’uomo sospetta che fosse per il prelievo forzato di organi, un sistema messo su dallo stato cinese e che prende di mira i praticanti del Falun Gong.

Prima condanna ai lavori forzati

Ke era stato arrestato la prima volta nel gennaio del 2001, trattenuto nel centro di detenzione numero due di Daye per quindici giorni, e successivamente trasferito in una struttura per il lavaggio del cervello rimasto per una settimana. Qui, nel tentativo di farlo rinunciare alla sua fede, lo abusavano verbalmente e veniva costretto a guardare video di propaganda contro il Falun Gong.

Era stato nuovamente arrestato nel febbraio del 2001, quando la polizia gli aveva saccheggiato casa, confiscandogli i materiali riguardanti il Falun Gong, per poi recluderlo per quindici giorni.

Il 28 settembre di quell’anno, il praticante era andato a Pechino per fare appello per il Falun Gong, ma è stato arrestato per la terza volta e condannato a due anni di lavori forzati da scontare nel Centro di riabilitazione dalla droga di Shizishan. Prima di essere trasferito li, era stato recluso in due centri di detenzione, dove l'avevano privato del sonno, alimentato forzatamente, picchiato e insultato.

Al centro di riabilitazione, le guardie avevano ordinato ai detenuti di picchiarlo, e non poteva sporgere denuncia contro gli abusi subiti. Nella struttura era costretto a fare lavori manuali, come lavorazioni della carta stagnola e raccolta delle noccioline. Dopo aver lavorato nel campo con una temperatura di trentasette gradi gli era venuto un colpo di calore, e per risolvere il problema le guardie avevano incaricato i detenuti a gettarlo in una piscina.

Seconda condanna ai lavori forzati

Il 10 dicembre del 2007 una dozzina di auto della polizia sono arrivate al villaggio dove Ke viveva e hanno circondato la sua casa. Diversi agenti hanno poi sfondato la porta con un calcio e gli hanno ammanettato con la forza le mani dietro la schiena. Nel tentativo di impedire l'azione dei poliziotti, i suoi familiari sono rimasti feriti.

La polizia l'ha poi rinchiuso nel centro di detenzione numero due di Daye, dove gli hanno bruciato la barba, trasferito per poi trasferirlo al campo di lavoro forzato di Shayang per la sua seconda condanna di due anni.

Poiché non rinunciava al Falun Gong, è stato privato del sonno, torturato su una panca della tigre, costretto a guardare video di propaganda che diffamavano la pratica e i detenuti gli pungevano la schiena con degli aghi. A causa di tutto ciò, la sua testa si era gonfiata e il suo corpo era ricoperto di lesioni. Oltre alla tortura fisica era costretto a fabbricare accendini, luci al neon e a cucire fiori.

Quando in seguito si era rifiutato di scrivere delle calunnie contro la sua fede, le autorità gli avevano esteso il mandato di cinque giorni.

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