(Minghui.org) Shan Qinshu e Wei Zhenqun, una coppia di Shenyang, nello Liaoning, sono stati arrestati nel 2015 per aver distribuito informazioni sul Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Il 21 aprile del 2016, Shan era stata rilasciata su cauzione, mentre suo marito, era stato condannato a tre anni di prigione.

Tuttavia, poco dopo il rilascio di Wei, la moglie è stata rimessa in carcere, e il 23 maggio scorso si è presentata in tribunale, dove per incriminarla, sono state usate le stesse prove che avevano in precedenza condannato il marito.

La libertà vigilata di Shan

A seguito dell'arresto nel 2015, Shan era stata momentaneamente rilasciata, pagando una cauzione di 3.000 yuan (circa € 380), che sarebbe scaduta il 23 febbraio 2017.

Wei, invece, è stato rilasciato il 6 ottobre dello scorso anno, e due mesi dopo, il 18 dicembre, la polizia si è recata in casa dei praticanti e ha arrestato Shan, affermando che la donna aveva violato la libertà provvisoria poiché non aveva segnalato il suo recente cambio di residenza.

Il 23 maggio scorso la praticante si è quindi presentata al Tribunale distrettuale di Sujiatun. Dopo aver visto che molti membri della sua famiglia erano venuti per partecipare alla sua udienza, il giudice ha deciso di cambiare aula, passando in una più piccola. Solo a nove persone è stato dato il permesso di entrare e ognuno di loro ha dovuto mostrare alla polizia i propri documenti d'identità. Inoltre gli agenti in borghese hanno fotografato tutti quelli che sono entrati in tribunale.

L'avvocato di Shan ha presentato un atto di non colpevolezza, sostenendo che secondo la legge penale cinese, la cauzione non può superare i dodici mesi, quindi, dato che la sua cliente si era trasferita alcuni mesi dopo il termine, non aveva violato la libertà vigilata.

Il legale ha anche mostrato un documento della polizia, in cui loro stessi hanno dichiarato che dovevano restituire la cauzione poichè la donna non aveva violato alcun regolamento durante quel periodo.

Documenti del caso del marito utilizzati per incastrare la moglie

Incapace di confutare l'avvocato, il Pubblico Ministero ha detto che non approvava l'arresto di Shan per la violazione della cauzione, ma per altre motivazioni, che però non ha voluto specificare. Dopodiché ha impugnato il documento del caso di Wei e ha letto ad alta voce le prove per cui l'uomo era stato condannato, compreso il possesso di libri del Falun Gong.

L'avvocato ha confutato le accuse ribadendo: "L'udienza di oggi è per la mia cliente Shan o per suo marito Wei? Tutto ciò che ha appena letto, sono le accuse con le quali qualche anno fa è stato imprigionato Wei".

A quel punto il Procuratore non sapeva cosa replicare.

La difesa della figliastra

Oltre alla difesa dell'avvocato, anche la figliastra di Shan ha sostenuto la sua innocenza, garantendo per il suo buon temperamento.

La giovane donna ha affermato che nessuna legge in Cina criminalizza il Falun Gong e che la Costituzione concede ai cittadini cinesi la libertà di religione e credo. Ha anche segnalato l'annuncio n.50 dell'Amministrazione Generale della Stampa e Pubblicazione cinese che nel 2011 ha abrogato il divieto di pubblicazione dei libri del Falun Gong.

Alla fine, la figliastra della praticante ha detto che la sua matrigna non aveva fatto nulla per ostacolare l'applicazione della legge (un pretesto tipico usato dalle autorità comuniste per imprigionare i praticanti del Falun Gong), perché era una persona nobile, ed ha aggiunto: "Dopo che mio padre è stato imprigionato, la mamma ha lavorato sodo e ha vissuto una vita frugale per aiutare mio fratello minore a frequentare la scuola. Cosa c'è di sbagliato in questo?".