(Minghui.org) Di fronte alla crescente pressione della comunità internazionale che ritiene il Partito Comunista Cinese (PCC) responsabile della pandemia e di altre tragedie, il regime cinese ha intensificato la sua disinformazione interna.

Zhao Lijan, il portavoce del ministero degli Affari esteri cinese, ha affermato che il rapporto tra il PCC e il popolo somiglia a quello del pesce con l’acqua, e che i cinesi sono il più forte difensore del PCC e qualsiasi tentativo di separarlo dal popolo sarebbe vano.

Molti utilizzatori di internet hanno respinto le sue affermazioni. Uno ha scritto: “Quando i funzionari godono di privilegi noi non siamo altro che spazzatura”. “Quando ci usate come carne da cannone ci chiamate difensori più forti. È tutto assurdo!”.

Un’altra persona ha scritto: “Quando c'è un incendio, i funzionari sono i primi a evacuare; quando ci sono i proiettili, i cittadini comuni sono in prima linea a morire, è questo quello che definite rapporto stretto tra 'pesce e acqua'?”.

Il secondo commento si riferiva a un incendio del 1994 a Karamay, nella provincia dello Xinjiang, in cui gli studenti erano stati istruiti a rimanere seduti affinché i funzionari potessero evacuare per primi. Quasi 300 studenti sono morti mentre la ventina di funzionari di Karamay sono sopravvissuti.

Sfortunatamente queste tragedie continuano sempre con il regime totalitario del PCC. Negli ultimi mesi, ad esempio, Wuhan è stata trasformata dall'epicentro del coronavirus a un'arma di auto-glorificazione, la stretta rigida nello Xinjiang si è intensificata in nome della lotta al coronavirus con casi reali non segnalati e la provincia di Anhui è stata allagata per proteggere altre regioni, cosa che è stata strombazzata come un altro “successo” del governo del PCC.

Wuhan: Catastrofe rappresentata come trionfo

Secondo Radio Free Internationale, il 15 agosto migliaia di residenti di Wuhan si sono riuniti per un concerto senza alcuna misura di protezione. Si è trattato di un cambiamento drastico rispetto a mesi fa, quando questa città era bloccata in quanto epicentro della pandemia. Non solo, Wuhan viene ora rappresentata come il fulcro della vittoria cinese sul coronavirus.

Ma il PCC non si è fermato qui. Il scorso 27 agosto, durante la sua visita in Norvegia, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto che in Cina non ci sono più infezioni e che le affermazione sull’origine del virus dal Paese erano tutte menzogne. Quello che Wang non ha menzionato, secondo l'esperto cinese Hu Ping, è che il principale epidemiologo cinese Zhong Nanshan ha riconosciuto a febbraio che il coronavirus ha avuto origine in Cina e che ciò è stato confermato da esperti medici come Zhang Wenhong, professore dell'Università di Fudan.

La virologa Li-Meng Yan ,della Scuola di sanità pubblica di Hong Kong, ha fatto la stessa affermazione dopo essere fuggita negli Stati Uniti. Ha descritto come le informazioni siano state distorte durante il periodo iniziale dell'epidemia di coronavirus, confermando che il PCC ne fosse al corrente molto tempo prima.

Il 31 dicembre 2019, dopo aver sentito la notizia sulla trasmissione da uomo a uomo da un amico e averlo riferito al suo capo, le è stato detto di tacere. Inoltre i suoi contatti nella Cina continentale hanno smesso di discuterne. Ha ricordato: “Quelli della città di Wuhan che in seguito era diventato l’epicentro dell'epidemia sono rimasti in silenzio e gli altri sono stati avvertiti di non porre ulteriori domande”.

Questa pressione è stata estesa anche a Hong Kong dove il supervisore della dott.ssa Yan l'ha avvertita di non oltrepassare la “linea rossa”, aggiungendo: “Altrimenti ci troveremo nei guai e ci faranno sparire”.

Tali avvertimenti erano giustificati, poiché coloro che hanno osato parlare della malattia sono stati puniti uno per uno. La dott.ssa Ai Fen, un medico del Wuhan Central Hospital, è stata richiamata più volte per aver condiviso sui social media informazioni sulla malattia. Il dott. Liang Wenliang, un altro medico dello stesso ospedale, ha ricevuto una punizione simile e in seguito è morto a causa della malattia.

Xinjiang: puoi morire per qualsiasi motivo, ma non per il coronavirus

Se il sopracitato incendio di Karamay nel 1994 ha messo in evidenza il disprezzo dei funzionari del PCC nei confronti dei cittadini comuni, la pandemia lo ha reso ancora peggiore.

Secondo un rapporto di Voice of America (edizione cinese) del 27 agosto, lo scorso 15 luglio, dopo la conferma di un caso a Urumqi, due giorni dopo le autorità hanno bloccato l'intera città, misura poi estesa all'intera provincia. Il 24 agosto un articolo pubblicato su WeChat affermava: “Qui si può morire di fame, distocia, depressione o persino per aver ingoiato una palla di vetro, ma non si può morire di coronavirus”. Il VOA ha riferito che l'articolo di WeChat è stato rapidamente cancellato.

Questa campagna ha fortemente violato i diritti umani dei residenti nello Xinjiang. Il rapporto VOA ha citato diversi altri messaggi sui social media che parlavano delle difficoltà subite dai cittadini durante il lockdown. Molte persone non hanno potuto ricevere delle cure a causa del blocco e alcune sono state ammanettate per aver violato le regole uscendo di casa. C'erano anche persone costrette a prendere pillole e dormire ogni giorno a orari prestabiliti. Tutti questi messaggi sono stati rapidamente rimossi.

Cai Xia, una dissidente cinese e professoressa in pensione della Scuola Centrale del Partito del PCC, ha detto che il sistema di monitoraggio 24 ore su 24 su larga scala non esisteva nemmeno in Corea del Nord, eppure è stato implementato dal regime totalitario cinese nel nome della lotta al coronavirus.

Residenti di Anhui: vittime o eroi?

Da questa estate ci sono state molte inondazioni in Cina, alcune naturali mentre altre sono state provocate dagli uomini.

Il 20 luglio scorso la diga di Wangjiaba nella provincia di Anhui ha aperto le sue 13 paratoie per scaricare l'acqua e proteggere il fiume a valle. Questa è la sedicesima volta che le paratoie si aprono da quando la diga è stata costruita nel 1953 e l'ultima volta è stata nel 2007. Ancora una volta l’avvenimento è stato promosso dai media del PCC come un esempio dei “vantaggi” della società comunista, per cui i residenti dell'Anhui hanno sacrificato volontariamente il proprio interesse a beneficio di altri luoghi.

Ma i fatti indicano una situazione che è quasi all'opposto. Sebbene la terra di quasi 200.000 persone sia stata distrutta, il trasferimento delle persone non è iniziato fino a 12 ore prima ed è stata fornita una compensazione minima per la loro migrazione. Quando ciò è accaduto nel 2007 la perdita finanziaria diretta è stata stimata in 600 milioni di yuan (o 90 milioni di dollari americani) mentre il governo ha fornito solo circa 88 milioni di yuan (o 13 milioni di dollari).

Sebbene queste vittime siano state segnalate come eroi per glorificare il PCC, i residenti locali non hanno quasi nessun posto per presentare ricorso.

Chen Guangcheng, un avvocato cinese e dissidente ora residente negli Stati Uniti, alla fine di agosto ha parlato durante un evento dicendo che resistere alla tirannia non è facile. Tuttavia ha aggiunto: “Gli Stati Uniti devono ricorrere ai valori di libertà, democrazia e stato di diritto per riunire una coalizione di democrazie e fermare l'aggressione del PCC”.