(Minghui.org) Zhang Xiuying, sessantaquattrenne residente a Benxi nello Liaoning, è stata condannata a quattro anni di prigione senza processo, per essersi rifiutata di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong, una pratica spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Nel novembre scorso, gli agenti dopo averle comunicato di essere stata condannata, l’hanno arrestata nella sua abitazione e condotta direttamente in un centro di detenzione. Un mese dopo è stata trasferita nella prigione femminile dello Liaoning.

Prima di quest’ultimo arresto, Zhang, negli ultimi 20 anni di persecuzione del Falun Gong, è stata arrestata altre cinque volte ed incarcerata tre volte per un totale di dieci anni.

L’indagine a casa si trasforma in un processo

Il 14 novembre 2016, Zhang è stata arrestata e condannata per aver chiarito la verità alle persone riguardo alla persecuzione del Falun Gong ed il giorno successivo è stata trasferita nel centro di detenzione di Benxi. Successivamente, in seguito ad una grave malattia cardiaca riscontrata durante una visita, è stata rilasciata dopo il pagamento una cauzione di 5.000 yuan (circa 650 euro) da parte di suo figlio.

In seguito la polizia ha falsificato le prove contro la donna per farla incriminare ed ha presentato il suo caso al tribunale di Hengren.

Per evitare la persecuzione, Zhang ha vissuto lontano da casa, tuttavia nel 2017 gli agenti sono riusciti a rintracciarla a casa di sua figlia, dopodiché spesso si presentavano per minacciarle entrambe.

Nel luglio 2018, un giudice del tribunale di Hengren con alcuni poliziotti locali si sono recati a casa di Zhang affermando di aver verificato alcuni elementi del suo arresto di due anni prima, ma la donna ha negato qualsiasi illecito e ha detto loro che praticare il Falun Gong era undiritto garantito dalla Costituzione.

Verso la metà di novembre dello scorso anno, il giudice ed un ufficiale si sono presentati nuovamente a casa sua per comunicarle la sua condanna a quattro anni di carcere. Secondo loro la visita effettuata nel luglio 2018 era considerata come un processo, quindi avrebbe potuto presentare ricorso entro dieci giorni.

Il 21 novembre è stata ricondotta in carcere.

Le proteste pacifiche si trasformano in arresti e incarcerazioni

Dopo l'inizio della persecuzione del Falun Gong nel luglio 1999 la praticante, per tre volte in pochi mesi, si è recata a Pechino per sostenere il suo diritto legale di praticare la sua fede. Ogni volta è stata arrestata, picchiata e detenuta.

L'ultima volta che è stata arrestata, nell'ottobre 1999, le è stata inflitta arbitrariamente una condanna di tre anni da scontare nel campo di lavoro forzato di Masanjia, dove ha dovuto svolgere lavori molto faticosi. Successivamente è stata sottoposta al lavaggio del cervello e rinchiusa in una cella d’isolamento per aver parlato del Falun Gong. Inoltre, le guardie hanno tentato di costringerla a rinunciare alla sua fede.

Manganelli elettrici e soffocamento

Un anno dopo essere stata rilasciata, nel settembre 2003, Zhang è stata nuovamente arrestata e condannata ad altri tre anni di lavoro forzato nel carcere di Masanjia.

Durante la sua detenzione, un agente le ha ordinato di cantare e lodare il Partito Comunista Cinese. Poiché si è rifiutata, è stata messa in una cella d’isolamento ed è stata costretta a sedersi su un piccolo sgabello dalle 5:00 alle 22:00. Inoltre per due mesi è stata sfamata con pochissimo cibo e la sua salute è peggiorata notevolmente.

Un giorno, per aver detto: «La Falun Dafa è buona», due guardie maschi l’hanno aggredita ed un altro l'ha ustionata con manganelli elettrici. Dopo averla torturata fino a ridurla in fin di vita, l'hanno poi legata ad un tubo del gas. Il pestaggio è stato così brutale che il giorno successivo non riusciva più a vedere.

Nel 2003, il responsabile del campo di lavoro di Masanjia ha convocato i poliziotti di altre strutture per intensificare la tortura sulle praticanti. Una guardia ha strappato un lenzuolo a strisce ed ha tentato di soffocare Zhang.

Alimentazione forzata con acqua e uso del bagno negato

Il 9 dicembre 2009, la donna è stata arrestata per la quinta volta fuori dal suo appartamento, ed è stata condotta al centro di detenzione di Dabailou la stessa sera.

Nel luglio 2010, è stata condannata a quattro anni di carcere ed il 14 settembre è stata trasferita nella prigione femminile dello Liaoning.

Il giorno successivo una guardia ha obbligato una detenuta a colpire ripetutamente Zhang con un libro pesante che, infine, le ha fatto sanguinare la bocca. Ogni notte doveva rimanere accovacciata o stare in piedi invece di dormire, inoltre la alimentavano forzatamente con acqua e poi le vietavano l’uso del bagno. La tortura è durata per quasi due mesi.

In inverno è stata costretta a dormire a terra senza coperta. Una volta alcune detenute l’hanno legata al telaio del letto e costretta a stare a piedi nudi per tutta la notte con indosso dei vestiti leggeri. Il giorno successivo aveva le dita dei piedi congelati. Mentre era ancora legata, una guardia l’ha schiaffeggiata ripetutamente fino a danneggiarle l’udito.

Zhang mentre si trovava in isolamento è stata brutalmente torturata e costretta a scrivere i cosiddetti “rapporti di pensiero” contro la sua volontà.