(Minghui.org) Nel corso dei suoi cinquemila anni di civiltà il popolo cinese ha sempre creduto nel divino e nel collegamento tra uomo e Cielo. Gli antichi credevano anche che l'imperatore fosse il Figlio del Cielo e che il suo ruolo fosse dovuto a un mandato divino. Doveva quindi seguire la Via del Cielo e rispettare l'umanità, solo così lui e la sua gente avrebbero potuto godere di felicità e sicurezza.

Qualora si fossero verificate alluvioni, siccità, piaghe di locuste, terremoti, schianti di meteoriti o comete, eclissi solari o frane, l'imperatore rifletteva su eventuali errori e sul significato della calamità come avvertimento del Cielo. In questo modo scopriva subito le sue mancanze e pubblicava la cosiddetta 'scrittura di pentimento' per espiare ai suoi errori, in modo che il Cielo lo perdonasse e ponesse fine alla calamità.

Nella storia cinese, a partire da Yu il Grande, la maggior parte dei re e imperatori ha pubblicato le 'scritture di pentimento', a eccezione del primo imperatore della dinastia Qin e dell'imperatore Yang di Sui.

La storia cinese vede 89 imperatori pubblicare queste scritture, alcuni dei quali per molte volte. Ad esempio il re Cheng della dinastia Zhou ne pubblicò 260, mentre Taizong della dinastia Tang 28. Anche l'imperatore Chongzhen, l'ultimo imperatore della dinastia Ming, ne pubblicò sei, sebbene nell'ultima incolpò i suoi funzionari per la fine della dinastia.

Anche la potente imperatrice vedova Cixi, che sostenne la ribellione dei Boxer che provocò l'invasione dell'Alleanza delle otto nazioni causando enorme sofferenza, emise una scrittura di pentimento in nome dell'imperatore Guangxu. Ma lo fece per addossare le colpe sui funzionari di corte e sul popolo.

Pertanto per quanto riguarda l'imperatore Chongzhen e l'imperatrice Cixi, le scritture furono vane poiché il loro pentimento non era sincero.

Re Tang di Shang

Nei primi giorni dopo che Tang fondò la dinastia Shang, ci fu una grave siccità che durò per anni e la gente soffrì terribilmente. Tang, come offerta sacrificale al Cielo, si tagliò i capelli e le unghie e pregò: “Sono io il solo peccatore, non il mio popolo. Se il mio popolo ha commesso un errore sono io il responsabile. La colpa è mia se qualcuno è irrispettoso del Cielo e degli spiriti, cosa che sta causando morte e sofferenza alle persone”. La gente fu profondamente grata per quello che il loro re fece e molto presto cominciò a piovere.

Imperatore Taizong di Tang

Durante la grave siccità del 628, nel corso del secondo anno di Zhen Guang sotto il regno dell'imperatore Taizong della dinastia Tang, vi fu una piaga di locuste. L'imperatore Taizong pubblicò una scrittura di penitenza: “Sono disposto ad assumermi tutte le colpe, basta che il mio popolo abbia da mangiare”.

L'imperatore, scioccato dalla sofferenza del suo popolo, catturò alcune locuste, le inghiottì e disse loro: “Se davvero siete venute per i peccati della gente potete mangiare il mio cuore ma per favore non fate del male al mio popolo!”. La sincerità dell'imperatore Taizong commosse i Cieli e le locuste presto scomparvero.

Taizong diceva spesso ai suoi sudditi: “Bisogna provare veramente misericordia e compassione e tenerle sempre nel cuore con tutta la dovuta sincerità. Non si può mai indulgere in pensieri malvagi. Nella vita la misericordia e la compassione sono essenziali come il cibo”.

Imperatore Dezong della dinastia Tang

Non molto tempo dopo l'ascesa al trono dell'imperatore Dezong, alcuni generali si ribellarono e nel 783 le forze ribelli irruppero nella capitale Chang An. Dezong fuggì nella città di Fengtian, dove la primavera successiva emise una lunga scrittura di pentimento. Elencò tutte le sue colpe: “Non sono riuscito a risvegliarmi quando il Cielo mi ha condannato e non ero consapevole quando la gente mi stava biasimando. Ho portato vergogna ai miei antenati e il popolo non ha più fiducia. Provo molta vergogna e merito davvero una punizione”.

Il sincero decreto dell'imperatore commosse i suoi soldati, migliorò il morale delle sue truppe e della popolazione. Non molto tempo la ribellione svanì.

Imperatore Kangxi di Qing

Un grande terremoto colpì Pechino nel periodo del grande imperatore Kangxi durante la dinastia Qing. Egli ne fu molto preoccupato e si ritenne responsabile per la sua mancanza di virtù e per aver commesso certi errori in determinate politiche. Sapeva che il Cielo stava usando il terremoto per dargli un avvertimento ed esaminò ogni piccolo dettaglio per capire se il governo avesse commesso degli sbagli approfittandosi della popolazione. L'imperatore si esaminò nelle sue scritture di pentimento e incoraggiò tutti i funzionari, a cominciare dalla corte imperiale, a cooperare in modo onesto e retto.

Lotta e violenza comunista sostituiscono il legame spirituale con il Cielo

Per ottenere il perdono dal Cielo è necessario riconoscere i propri errori e le proprie colpe prima che sia troppo tardi ed escogitare dei rimedi. Allora e solo allora un Paese potrà raggiungere pace e stabilità.

La civiltà cinese di cinquemila anni era connessa con il Cielo ed era molto profonda a livello spirituale, un'eredità che è stata completamente recisa nel 1949 dopo la presa di potere del Partito Comunista Cinese.

Invece di seguire la tradizione spirituale e governare lo stato con misericordia e compassione, il Partito Comunista Cinese lo ha fatto con l'ateismo e il materialismo di stampo marxista. Negando tutte le credenze nel divino e attaccando le religioni, si erge a divinità al di là di ogni vincolo legale e morale.

Il Partito Comunista va contro la Legge del Cielo e la fondamentale etica umana, criticando, vietando ed etichettando come superstizione concetti essenziali della cultura tradizionale cinese, come la connessione tra uomo e natura. Il PCC etichetta tutti gli avvertimenti del Cielo come “catastrofi naturali” che non hanno nulla a che fare con il suo governo.

Mao Zedong lanciò una campagna politica dopo l'altra: la “Riforma della terra”, la “Soppressione dei controrivoluzionari”, le campagne dei “Tre-anti” e dei “Cinque-anti”, il movimento “anti-destra”, il “Grande balzo in avanti” e la “Rivoluzione culturale”.

Tali campagne e movimenti provocarono massicce epurazioni, uccisioni, persecuzioni, stigmatizzazione di divinità e distruzione di statue di Buddha in decine di migliaia di templi. Il PCC addirittura si vantava della sua “illegalità” e incoraggiava il popolo cinese a “combattere contro il Cielo, contro la Terra e contro le persone”. Mao e i suoi seguaci uccisero circa 80 milioni di persone di ogni estrazione sociale.

Le risposte del governo al movimento studentesco

A differenza di quanto accaduto il 4 giugno 1989 al movimento studentesco di Piazza Tiananmen, che il PCC represse brutalmente con carri armati e armi da fuoco, gli imperatori e i generali cinesi si attenevano alla cultura tradizionale e credevano nella “benevolenza, giustizia, cortesia, saggezza e fede”.

Sia che si trattasse del presidente Xu Shichang, del “signore della guerra” Duan Qirui o di Chiang Kai-shek, tutti tolleravano i manifestanti e li trattavano razionalmente senza usare armi, anche quando gli studenti diventavano violenti e distruggevano gli uffici governativi.

Alla conferenza di pace di Parigi del 1919 le potenze straniere accettarono la richiesta del Giappone e cedettero la penisola dello Shandong occupata dalla Germania. La notizia suscitò immediatamente una forte indignazione tra i cinesi al punto che il 4 maggio 25 mila studenti, lavoratori e uomini d'affari, scesero in piazza per protestare contro la debole risposta del governo cinese al Trattato di Versailles, chiedendo di non firmare il trattato e punire i traditori Cao Rulin, Lu Zongxing e Zhang Zongxiang.

Gli studenti bruciarono la casa di Cao Rulin e aggredirono Zhang Zongxiang, che a quel tempo si trovava a casa di Cao. Xu Shichang arrestò 32 studenti.

La protesta si diffuse rapidamente in tutta la Cina e Xu Shichang in seguito arrestò 170 persone e dispiegò le truppe di cavalleria per disperdere la folla. Ma non ordinò mai di sparare sui manifestanti.

Alla fine Xu Shichang scese a compromessi. Rimosse Cao Rulin, Lu Zongxing e Zhang Zongxiang dai loro incarichi e ordinò ai rappresentanti della conferenza di non firmare. Il movimento studentesco si concluse con successo.

Nel 1926 Giappone, Stati Uniti, Gran Bretagna e altri membri dell'alleanza delle otto nazioni emisero un ultimatum al governo di Beiyang affinché rimuovesse i suoi presidi e difese militari a Dagujou, nella città di Tianjin. In risposta il 18 marzo oltre cinquemila persone di tutte le estrazioni sociali di Pechino, compresi insegnanti e studenti, si radunarono di fronte al palazzo dell'amministrazione governativa di Duan Qirui, chiedendo al governo di respingere l'ultimatum delle otto nazioni.

Quel giorno Duan Qirui non era presente nel palazzo governativo e la folla si scontrò con le guardie. Preoccupato che la situazione gli sfuggisse di mano, il comandante ordinò alle guardie di aprire il fuoco per disperdere la folla: morirono quarantasette persone e oltre 150 rimasero ferite in quello che fu definita la “Tragedia 8.13”.

Duan Qirui provò profondo “rimpianto” e “senso di colpa” quando venne a sapere della tragedia. Sebbene non fosse stato lui a ordinare alle guardie di sparare, Duan si assunse la responsabilità della tragedia. “In tutta la mia vita sono stato onesto e ho considerato l'integrità, ma è andato tutto distrutto in un giorno”.

Duan formò rapidamente una commissione per scoprire i nomi delle vittime da risarcire. Ai funerali delle vittime si inginocchiò in pubblico e giurò di diventare vegetariano per il resto della sua vita come modo per espiare ai suoi peccati, e mantenne il suo voto.

Un altro esempio ci fu quando Chiang Kai-shek, diffamato dal PCC, affrontò il movimento studentesco. Quando nel 1931 i giapponesi occuparono il Nordest, studenti cinesi indignati provenienti da Pechino, Shanghai, Shandong e altre città si recarono a Nanchino per protestare contro la passività del governo. L'8 dicembre Chiang Kai-shek incontrò personalmente gli studenti, ascoltò le loro opinioni e prese atto della loro indignazione.

Il 17 dicembre gli studenti si scatenarono nell'agenzia della Central Daily News; aggredirono Cai Yuanpei, membro del Comitato Esecutivo Centrale, Chen Mingshu, presidente ad interim dell'Esecutivo Yuan, e si scontrarono anche con la polizia militare.

Il 18 dicembre Gu Zhenglun, comandante della guarnigione militare della capitale, eseguì l'ordine di radunare migliaia di poliziotti militari per circondare gli studenti, rimpatriando con la forza sei o settecento studenti da Pechino, 2.500 da Jinan e più di mille da Shanghai. Non spararono un solo proiettile.

Nelle successive proteste studentesche incitate dal PCC, Chiang Kai-shek incontrò ripetutamente gli studenti di persona e spiegò loro le politiche del suo governo. Di fronte alle intense emozioni degli studenti, Chiang Kai-shek rimase razionale e non ordinò alla polizia militare di sparare agli studenti.

L'evoluzione dell'ideologia marxista-leninista nel 21° secolo

Nel 21° secolo, con l'adesione nel 2001 della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), il mondo sperava che il PCC sarebbe cambiato dopo aver abbracciato civiltà e democrazie occidentali.

Sono passati due decenni e il PCC ha assunto una nuova faccia come seconda economia più grande del mondo. Ma la sua brama di potere e controllo non è mai cambiata, è solo diventata più nascosta e ingannevole.

Dalla sua “Community of Common Destiny” alla sua “Belt and Road Initiative”, il PCC è anche desideroso di esportare la sua ideologia marxista-leninista nel mondo e stabilire un nuovo modello di ordine economico globale e relazioni di potere.

Nell'ottobre 2017, dopo il 19° Congresso Nazionale del PCC, il leader massimo Xi Jinping, durante il suo Primo Congresso Nazionale a Shanghai, ha chiesto ai sette membri del Comitato di votare “per il comunismo a vita”. Il 23 aprile 2018 l'Ufficio Politico del Comitato Centrale ha studiato il Manifesto del Partito Comunista; Xi incoraggiava tutti di “ricordare l'intenzione originale e non dimenticare mai la missione”.

Durante l'incontro di alto livello per commemorare il duecentesimo anniversario del compleanno di Marx, a maggio 2019, sono state promosse delle dottrine marxiste. Il 16 dicembre i membri del 19° Ufficio Politico Centrale hanno nuovamente studiato nel loro quinto incontro il Manifesto del Partito Comunista.

A febbraio dell'anno scorso, nonostante l'accordo di “Un Paese, due sistemi” tra Hong Kong e la Cina continentale, il PCC ha ordinato a porte chiuse a Carrie Lam, capo dell'esecutivo di Hong Kong, di concludere un accordo di estradizione con la Cina.

Questa legge è stata fortemente contrastata dal settore commerciale e legale di Hong Kong, con proteste crescenti a partire dal 9 giugno. Tuttavia l'amministrazione di Hong Kong non solo ha rifiutato di ritirare la legge ma ha sparato proiettili e gas lacrimogeni contro i manifestanti, suscitando un'indignazione ancora maggiore. “Il cielo disintegrerà il PCC” e “Liberare Hong Kong, la rivoluzione del nostro tempo”, gridavano i manifestanti.

Alla fine, il 4 settembre, Carrie Lam ha accettato con riluttanza la legge di estradizione dopo mesi di proteste inarrestabili, ma per il governo o il PCC era troppo tardi riconquistare i cuori dei cittadini di Hong Kong.

Questa situazione politica ha permesso anche ai taiwanesi di comprendere meglio il Partito. La vittoria schiacciante del presidente Tsai Ing-Wen ha confermato la determinazione del popolo taiwanese a sostenere la democrazia e a opporsi alle minacce di invasione del PCC.

Per quanto riguarda l'epidemia di coronavirus, sebbene siano stati segnalati casi di infezione già a dicembre, il PCC ha nascosto le informazioni e ha punito chiunque raccontasse i fatti sui social. Nel frattempo Wang Guangfa, medico specialista delle vie respiratorie dell'Università di Pechino, dichiarava che l'infezione era “prevenibile e poteva essere immediatamente contenuta” e che non c'erano stati casi di trasmissione da uomo a uomo, quando i fatti mostravano chiaramente il contrario.

Il dottor Li Wenliang, uno degli otto medici che su WeChat ha avvertito amici e colleghi del potenziale scoppio del coronavirus, è stato richiamato dalla polizia per “diffusione di voci che possono minare la stabilità sociale”. Prelevato da casa sua di notte, il dottore è stato costretto a tacere sulla questione.

Solo il 20 gennaio Xi Jinping ha fatto il suo primo annuncio pubblico sull'epidemia e sei giorni dopo è stata istituita la task force per le epidemie, guidata dal Premier Li Keqiang.

In seguito, con la situazione fuori controllo, funzionari di vari livelli hanno ulteriormente insabbiato i fatti e scaricato le proprie responsabilità. Il 23 febbraio Xi Jinping, invece di assumersi le proprie responsabilità, si è elogiato in videoconferenza davanti a 170 mila cinesi, vantandosi di aver preso provvedimenti dal 17 gennaio, ha parlato dei numerosi incontri che aveva tenuto e delle misure efficaci prese per controllare il virus.

Il PCC cerca di mascherarsi e glorificarsi, ma i fatti contano più delle parole e parlano da soli. Sempre più persone in tutto il mondo stanno comprendendo la vera natura del Partito. Un vero disastro per il popolo cinese e per la nazione una volta conosciuta come “La terra del divino”.

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