(Minghui.org) Dopo avere presentato una denuncia penale contro Jiang Zemin, un'ingegnere donna di Karamay (regione autonoma dello Xinjiang) è morta nel carcere femminile dello Xinjiang a Urumqi, dove stava scontando cinque anni di reclusione.
La signora Zhao Shuyuan ha denunciato l'ex dittatore cinese per aver avviato la persecuzione del Falun Gong nel 1999. Anche lei, come praticatante della disciplina, era stata arrestata e condannata a 9 anni di carcere.
Il 5 novembre del 2015, a causa della denuncia fatta, la donna cinquantaduenne è stata arrestata di nuovo e condannata al carcere il 7 marzo di quest'anno. Ha fatto ricorso, ma il suo verdetto è stato confermato senza una sentenza pubblica.
Trasferita al carcere femminile dello Xinjiang il 3 maggio, la sua salute si è rapidamente deteriorata per le torture subite; nel carcere le negavano le cure mediche e anche dopo che è entrata in coma per tre volte, si sono rifiutati di darle un trattamento adeguato. È morta il 22 luglio.
La sua famiglia ha chiesto che il suo corpo venisse rimandato a Karamay, ma le autorità carcerarie hanno forzatamente trasferito il corpo in una camera mortuaria a Urumqi, minacciando di farlo cremare entro 10 giorni.
Richiesta di rilascio per motivi di salute negata
Quando il 31 maggio i due avvocati della signora Zhao si sono recati a farle visita, hanno notato che era molto emaciata e pesava circa 32 chili. Hanno immediatamente presentato una richiesta di rilascio per motivi di salute, successivamente respinta.
Il 23 giugno suo figlio e gli avvocati hanno fatto una seconda richiesta, solo per vedersela negare di nuovo. In seguito hanno visitato l'ufficio amministrativo della prigione, ma la loro richiesta di rilascio per motivi di salute non è stata trovata.
Nessun trattamento adeguato nonostante lo stato di coma
La signora Zhao è entrata in coma tre volte nei suoi ultimi giorni, ma non le è mai stato dato un trattamento adeguato.
Il 26 giugno ha perso conoscenza per la prima volta e le guardie l’hanno portata in tutta fretta in un ospedale locale, per poi riportarla subito indietro quando è rinvenuta qualche ora più tardi.
Il 12 luglio è caduta in un coma di nuovo e i medici hanno emesso un avviso di "condizione grave", ma le guardie di nuovo l’hanno riportata indietro il giorno successivo.
Il 19 luglio la donna è entrata e poi nuovamente uscita dal coma per la terza volta. Nonostante l'avviso di condizioni critiche emesse dai medici, i funzionari della prigione hanno pianificato di riportarla dentro il secondo giorno, citando come giustificazione la mancanza di fondi per coprire le spese mediche.
La sua famiglia ha chiesto con forza che rimanesse in ospedale a proprie spese per ulteriori cure, ma gli ufficiali della prigione hanno ceduto alla richiesta quando ormai era troppo tardi. È morta tre giorni dopo.
Antefatto
Nel 1999, Jiang Zemin, capo del Partito Comunista Cinese, scavalcando gli altri membri del comitato permanente del Politburo, ha lanciato una violenta repressione contro il Falun Gong.
Negli ultimi 16 anni, la persecuzione ha causato la morte di molti praticanti di questa disciplina. Gli agenti dell’Ufficio 610(*), hanno inflitto su larga scala minacce, pestaggi, incarcerazioni illegali e torture ai praticanti del Falun Gong. La maggior parte di loro, sono stati torturati per la loro fede e persino uccisi per i loro organi. Jiang Zemin è direttamente responsabile per l'avvio e la continuazione di questa brutale persecuzione.
Il 10 giugno del 1999, sotto la direzione personale dell’ex leader Jiang, il Partito Comunista Cinese, ha istituito un organo di sicurezza extralegale, chiamato Ufficio 610. Questo ufficio è stato istituito per danneggiare la reputazione dei praticanti del Falun Gong, tagliare le loro risorse finanziarie e distruggerli fisicamente. Ha la precedenza sulle forze di polizia e sul sistema giudiziario e risponde direttamente alle direttive di Jiang Zemin.
La legge cinese permette ai cittadini, di ricorrere alle cause penali e molti praticanti, stanno ora esercitando tale diritto, presentando denunce penali contro l'ex dittatore.