(Minghui.org) Ho ottenuto la Fa verso la fine del 2001 in Germania. All'inizio mi guardavo sempre dentro anche per delle cose banali. Ero così felice che mi sentivo la persona più fortunata al mondo. Fino a quando avevo la Dafa con me, sentivo di non aver bisogno di altro.
Ricordo che durante la prima settimana dopo aver iniziato a praticare, il Maestro ha pubblicato l'articolo "Predire la rettifica della Fa nel mondo umano". In quel momento ho pensato dentro di me: “Povera me, sono arrivata alla Fa troppo tardi”. Mi sono sentita molto dispiaciuta nel sentire che non sarei potuta diventare un discepolo della Dafa nel periodo di rettifica della Fa. In quel periodo, in un'altra città, si stavano tenendo attività per tre giorni. Poiché in quel luogo non c'erano praticanti, avevano bisogno di aiuto. Due praticanti della mia città hanno deciso di andarci, e anche io volevo farlo, ma i praticanti mi hanno detto che avevano già abbastanza persone e che non c'era bisogno di me. Ho pensato: “Devo guardarmi dentro. Perché non hanno voluto che io andassi? Dev'essere perché non hai raggiunto lo standard di un discepolo. Questo è il motivo per cui non ti vogliono, devi coltivare bene”. Ero abbastanza dispiaciuta, ma non mi sono lamentata degli altri praticanti.
Tuttavia, il giorno seguente un praticante mi ha detto: “Se ci vuoi andare va certamente bene, ma lì fa molto freddo”. Ero così felice! Era inverno e faceva davvero anche molto freddo. La neve era molto alta in terra. Appena siamo scesi dalla macchina l'aria fredda ci tagliava il viso come una lama, il volto mi faceva male a causa del gelo. Stavamo distribuendo volantini ai passanti e dopo pochi minuti non sentivamo più le nostre mani, io ero tutta tremante. Ripetevo spesso nel mio cuore: “Non è freddo, non è freddo”.
All'inizio nessuno sembrava volersi fermare, mi passavano tutti accanto molto velocemente. Pensavo: com'è possibile? Una Dafa così buona è qui e non vogliono neanche darci un'occhiata, davvero maleducati! Ma poi ho pensato: non è giusto, devo guardarmi dentro. Accadeva perché tutto quello a cui potevo pensare era quanto fosse“freddo”, e per questo sembrava che tutti fossero “freddi” e indifferenti. Ho compreso che non avrei dovuto continuare a pensare a quanto fosse freddo, dato che non avrebbe cambiato la situazione.
Allora ho deciso di iniziare a recitare: “È difficile da sopportare, ma tu puoi sopportarlo. È difficile da fare, ma tu puoi farlo”. (Nona Lezione, Zhuan Falun)
Con mia grande sorpresa le persone hanno cominciato gradualmente a cambiare. Alcuni accettavano il materiale e altri si fermavano a guardare mentre facevamo gli esercizi. Erano molto curiosi di capire quello che stavamo facendo e mi facevano molte domande.
Le attività di tre giorni sono finite abbastanza rapidamente, in un mondo di ghiaccio e neve. Le esperienze che ho fatto là, mi hanno fatto capire per la prima volta che, come coltivatore, basta che io cambi il mio cuore e anche le persone ordinarie cambieranno, posso influenzarle.
Confrontando la gioia e la diligenza di quando avevo ottenuto la Fa, mi vergogno molto di come sono oggi. Quando in passato incontravo problemi, li prendevo come occasioni per migliorare me stessa e mi sentivo felice. Anche se ora continuo a guardarmi dentro, la sensazione di gioia se n'è andata. Attualmente mi guardo dentro in maniera passiva, e il più delle volte mi fermo a un livello superficiale. Solo quando capisco che la situazione è veramente seria e non ho altro posto dove andare, allora è come un “risveglio a bacchetta”. Non supererò la prova senza guardarmi dentro, solo allora inizio a guardarmi dentro incondizionatamente.
Coltivare in un progetto
Nel 2004 sono entrata a far parte casualmente di New Tang Dynasty Television (NTD). Prima di iniziare la coltivazione ero molto introversa. Non mi piaceva stare tra la gente e neanche parlare agli altri o partecipare ai raduni. Non avevo amici, mi piaceva stare da sola. Presto, dopo essere entrata a far parte di NTD, sono stata selezionata, senza volerlo, per presentare un programma. Non avevo fiducia nel mio aspetto e dal profondo del mio cuore non volevo mettermi di fronte a una telecamera. Preferivo lavorare nel retroscena. Essere un presentatore significa che tutti possono vedermi e giudicarmi, e questo è quello che temevo di più. In ogni caso, siccome il responsabile aveva fatto una scelta, sapevo che dovevo lasciare che le cose accadessero in modo naturale.
All'inizio non sapevo niente e gli altri praticanti mi dicevano sempre cosa secondo loro non andava bene o cosa doveva essere migliorato. Non avendo alcuna esperienza, ero molto modesta e accettavo il loro punto di vista. Dopo un po' di tempo, però, sono diventata confusa. Per esempio, per lo stesso vestito un praticante mi diceva che era molto bello, mentre un altro mi chiedeva di non metterlo più perché non era grazioso. Oppure, per lo stesso servizio di cui avevo fatto il montaggio, alcuni dicevano che quell'effetto speciale che avevo usato era davvero bello, mentre altri dicevano che era troppo estroso e non abbastanza serio. All'inizio mi sentivo maltrattata e confusa, semplicemente non sapevo cosa fare. I giorni passavano e questi inconvenienti diventavano sempre più comuni, così ho cominciato a lamentarmi. Pensavo che loro stessi non fossero professionali, perché avevano così tante opinioni diverse? Mio marito spesso mi prendeva in giro dicendo che solo i professionisti avevano il diritto di darmi dei suggerimenti.
Visto che queste cose succedevano sempre, ho iniziato a pensare che non si trattava di una coincidenza. Guardandomi dentro potevo vedere che il mio cuore non era grande abbastanza. Ad alcuni piacciono i gusti acidi e ad altri quelli dolci, non c'è uno giusto e uno sbagliato. Perché non posso accettare diversi punti di vista? Perché sono felice solo quando le cose vanno come voglio? Questo mio essere felice o triste non era solo una emozione? Sentivo di dover aumentare la capacità di fare le cose col cuore, affrontarle tranquillamente ed essere comprensiva.
Guardando ancora più a fondo potevo vedere che non avevo ancora lasciato andare il mio interesse personale. Quando mi attaccavo troppo al mio interesse personale, pensavo e mi preoccupavo troppo e sembravo non avere fiducia in me stessa. In realtà, sapevo quello che stavo facendo e qual era lo standard. Dovevo solo dare il meglio di me per raggiungere quello standard. Lo scopo di quello che facciamo è salvare esseri senzienti e non è qualcosa che ha a che fare con la mia reputazione o qualsiasi altra cosa personale. I commenti degli altri erano solo una prova per la mia xinxing, per vedere se il mio cuore veniva toccato.
Dopo aver compreso questo, con calma, non sono stata più condizionata da quelle cose e non sono successe più così spesso come prima. Senza dubbio, per me, è stato un lungo processo di coltivazione. Ogni qualvolta che sentivo di aver mollato l'attaccamento al mio interesse personale, poco dopo mi accorgevo che ce l'avevo ancora e che era ancora grande. Andavo avanti e indietro, ma mi ripetevo sempre di lasciar andare.
Rialzati quando cadi
Una volta ho letto un nome in modo errato mentre registravo, e me ne sono accorta solo dopo la messa in onda. Quando me ne sono resa conto non potevo credere di aver fatto uno sbaglio così grande. Il pubblicò avrà pensato che NTD non raggiungeva lo standard? Cosa dovevo fare? Il mio cuore si era arenato lì e non potevo uscire dai sensi di colpa. Ho condiviso l'accaduto con la responsabile video di turno. Con mia sorpresa non mi ha criticata come mi aspettavo, ma piuttosto si è guardata dentro, anche se sapevo che questo errore non aveva niente a che fare con lei. Ero veramente stupita della sua gentilezza e ho potuto notare la differenza tra noi. Pensavo che se mi fosse capitata una situazione simile, avrei sicuramente incolpato per primo gli altri e poi mi sarei guardata dentro per convenienza.
La condivisione con lei mi ha fatto notare una parte molto negativa di me, il senso di colpa che non avevo notato prima. Ho scoperto che non avevo paura di ammettere gli sbagli o il fatto che non fossi brava abbastanza, il fatto era che non potevo sopportare di aver commesso uno sbaglio. Spesso affogavo in un'emozione negativa per lungo tempo anche quando commettevo piccoli sbagli, come usare i sottotitoli errati o filmati sbagliati. Non potevo andare oltre. Avevo sempre pensato che questo era il mio carattere, ero così perfezionista che non potevo accettare neanche un piccolo difetto. Ma di fatto, questo non era vero; quello che chiamiamo carattere era qualcosa che mi era stato imposto. Una volta compreso questo, mi sono sentita più leggera, non mi sentivo più mancare il fiato. Fino a quando posso sentirlo provo intenzionalmente a sbarazzarmene, e lo elimino un poco alla volta.
Il Maestro ha detto:
“Non c’è problema se non hai fatto bene. Semplicemente fai bene le cose la prossima volta e cerca di scoprire dove stava il problema. C'è un fenomeno evidente nella vostra coltivazione, quando non avete fatto bene qualcosa, siete soltanto schiacciati dal rimorso e non andate oltre. Se vi rammaricate troppo, allora è un nuovo attaccamento. Se avete fatto qualcosa di sbagliato, osservate dov'era lo sbaglio e riconoscetelo, e poi fate bene la prossima volta, e fatelo nuovamente. Se incespicate e cadete e ve ne restate semplicemente a terra anziché sollevarvi, (tutti ridono) allora non va bene”. ("Insegnamento della Fa durante la Festa della Lanterna 2003 alla Conferenza della Fa negli USA Occidentali")
Lasciar andare l'attaccamento alla perdita e al guadagno
Alcune delle notizie cinesi alle quali mi capita di lavorare hanno bisogno di molto tempo ed energie per essere montate, perché sono molto specifiche e normalmente non abbiamo molti filmati a disposizione. Il team è composto da persone che vengono da ogni parte del mondo e può essere problematico comunicare e cooperare con tutti. Allo stesso tempo è difficile capire il riscontro del pubblico e il numero di visualizzazioni del sito. Per questo qualche volta pensavo: vale davvero la pena spendere così tanto tempo su questa cosa? In alcune occasioni, quando il programma incontrava grosse difficoltà, ho seriamente pensato di abbandonare la squadra.
Ero gelosa di quelli che lavoravano ai programmi caratteristici, sebbene serva molto tempo e grande attenzione, il risultato è un prodotto molto buono. Diversamente dalla squadra dove lavoro, sempre senza orari. Sennonché, dopo così tanti anni di coinvolgimento, ero abbastanza riluttante all'idea di andarmene. In effetti, i miei pensieri in quel periodo erano molto simili a quelli di Pigsy nel "Viaggio in occidente", dove ogni volta che si affrontava un pericolo, Pigsy voleva sempre lasciare gli altri per tornarsene nel villaggio da dove era partito. Volevo diventare come Pigsy? Sapevo che i miei pensieri non erano retti, ma il mio attaccamento alla perdita e al guadagno era veramente forte. Anche se l'avevo riconosciuto, non era per niente facile lasciarlo andare. Tuttavia, quando arriva una prova, scelgo di lasciare andare.
Una volta una praticante con cui lavoravo stava per andare in ferie e mi ha chiesto di fare le registrazioni in sua assenza. Visto che avevamo preso accordi molto tempo prima, non mi sono confrontata con lei nel giorno prestabilito. Dopo aver finito tutte le mie registrazioni stavo caricando tutti i files e improvvisamente ho visto un suo messaggio sulla piattaforma che diceva che aveva già caricato i files. Mi è sembrato molto strano e le ho chiesto: non sei in ferie? Non mi avevi chiesto di prendere il tuo posto? Lei improvvisamente si è ricordata e mi ha chiesto subito scusa dicendo che in quel giorno era libera e che si era dimenticata di informarmi.
Nel profondo del mio cuore ero abbastanza arrabbiata. Pensavo: ma come può essere? Tutte e due siamo state impegnate a lungo per fare la stessa cosa, non è uno spreco di tempo? Anche il mio tempo è prezioso. Il montatore era confuso e ha chiesto al coordinatore cosa fare. Il coordinatore ci ha chiesto: quale delle due registrazioni dobbiamo usare ora?
Nell'attimo in cui ho visto la domanda mi è sembrato che il tempo rallentasse, ho riflettuto a lungo. Potevo sentire fortemente che questa era una prova, visto che per il programma non faceva nessuna differenza quale delle due registrazioni utilizzare. Sapevo con molta chiarezza che se avessi detto di usare il suo, l'avrebbero fatto senza ulteriori esitazioni, il che significava che avevo perso solo alcune ore del mio tempo. Ma non era questo l'attaccamento alla perdita e al guadagno? Non mi ero detta che avrei voluto eliminarlo?
Quindi ho detto: usate il suo. L'ho detto dal profondo del mio cuore, non solo per essere gentile. Sapevo che l'attaccamento era stato eliminato, ma il processo non è stato per niente confortevole.
Mantenere pensieri retti, eliminando le interferenze
In realtà, prima che qualcosa accada, riceviamo degli avvertimenti, ma tali avvertimenti potrebbero anche essere piccoli pensieri che balenano nella nostra mente. All'inizio pensavo fossero solo coincidenze, ma niente è una coincidenza. Appena tali pensieri appaiono devo afferrarli e inviare pensieri retti per eliminare le interferenze e controllare cosa sto facendo molto attentamente.
Ad esempio poteva darsi che mi veniva in mente di controllare nuovamente un pezzo di una notizia. Se lo facevo, ci avrei trovato sicuramente qualche problema. Oppure, se mi veniva in mente che l'attrezzatura poteva avere dei problemi quel giorno, se inviavo pensieri retti per negare l'interferenza, andava tutto bene. Ma se lasciavo perdere e tentavo la sorte, avevo sempre dei problemi. Poi, quando i problemi arrivano, i pensieri retti fanno davvero la differenza. Mi è successo così tante volte che il programma stava per andare in onda e mi arrivava un problema con internet, non potevo fare altro che farmi prendere dall'ansia. Se potevo rafforzare i miei pensieri retti con la volontà di rispettare la scadenza per la messa in onda, rinnegando qualsiasi interferenza, veniva cancellato molto velocemente con l'invio dei pensieri retti.
La squadra del notiziario è sempre di corsa, specialmente le ore prima della messa in onda, dove si contano i minuti e i secondi. Poiché adoperavo tutte le attrezzature da sola, escluso l'illuminazione, non mi accorgevo dei problemi durante la registrazione. Se scoprivo che qualcosa era andato storto con le apparecchiature solo dopo aver finito la registrazione, era troppo tardi e avrebbe potuto influire direttamente sulla messa in onda del programma. Per questo il mio cuore restava sempre appeso a un filo e mi preoccupavo costantemente di tutto, il che mi stancava molto. Dopo un po' mi sono accorta che questo stato non andava bene. Una volta, mentre stavo condividendo con una praticante, ho detto inavvertitamente che ogni registrazione era come una battaglia per me e che avevo molta paura di affrontare i problemi che potevano sorgere. Potevo rilassarmi solo quando tutto era concluso e pensare dentro di me: “Per fortuna anche oggi è andato tutto bene”! Lei poi mi ha chiesto: “Eri preoccupata che il programma facesse degli sbagli o che tu facessi degli sbagli?” La sua domanda inattesa mi ha pietrificata.
Certo che ero preoccupata degli sbagli nel programma, era la responsabilità base che dovevamo avere nei confronti del progetto. Ma a parte questo, mi pareva di avere più paura di commettere io stessa degli errori. In passato non avevo mai riflettuto sulla differenza tra i due aspetti. Erano comunque diversi, e anche molto. Visto che per lo stesso tipo di sbagli sentivo che non era un grosso problema se non lo commettevo io, perché li valutavo in maniera diversa? Quando riflettevo su questo, mi spaventava il mio stesso pensiero; non mi ero mai accorta che un attaccamento così profondo si nascondeva dietro al pensiero di essere responsabile. Perciò, di cosa si trattava esattamente?
Mi sono guardata dentro e ho sentito che c'erano due me stessa: una è la vera me stessa, che non ha molte nozioni, che guarda l'altra me stessa in questo mondo umano. Poi potevo vedere l'attività mentale della “me umana” e appena un pensiero si formava lo potevo afferrare.
La “me umana” trovava sempre delle scuse: l'attrezzatura o il software non funzionava, internet non va, era un'interferenza, non era colpa mia. In superficie era vero che non aveva a che fare con me, ma come venivo interferita? Non era forse perché c'erano delle falle? Mi fidavo molto della tecnica in quanto trattasi di cose tangibili, che possono essere controllate. Non credevo in niente che non potessi vedere. Mi comportavo davvero come coltivatore?
Anche quando notavo gli errori e le insufficienze degli altri, nonostante facessi del mio meglio per armonizzarmi, era solo perché sapevo di doverlo fare in quanto discepolo della Dafa. Continuavo comunque a lamentarmi e a chiedermi perché lei è così e perché non è così. Attraverso lo studio della Fa mi sono illuminata sul fatto che le insufficienze degli altri sono le mie insufficienze, altrimenti non mi sarebbero state mostrate. La vera compassione e misericordia è incondizionata, è uno stato naturale. Ѐ chiaro che non ho ancora raggiunto questo standard.
Lavorare nei media significa che sono molto impegnata quotidianamente. Quello a cui devo fare attenzione sono le cose delle persone comuni. Se mi dimentico del perché lo faccio, posso velocemente essere risucchiata dentro, diventando una persona ordinaria che fa cose ordinarie. Quando ho scritto questa condivisione ho potuto vedere tanti attaccamenti che non sono riuscita a eliminare. Mi vergogno molto per questo.
Per 13 anni ho sentito profondamente che è il Maestro che mi ha mostrato gli attaccamenti e mi ha aiutata a coltivare lavorando a questo progetto.
Grazie Maestro!
(Presentato alla conferenza europea della Fa 2017)