(Minghui.org) Quando la mattina del 16 maggio 2012 la signora Xu Chensheng di 47 anni è uscita, nessuno sapeva che quello sarebbe stato l'ultimo giorno della sua vita.
Il 18 maggio il suo ex marito Yang è stato informato dalla polizia che lei era morta due giorni prima. Quando il figlio Yang Xujun, all’epoca uno studente, ha appreso la notizia, si è subito precipitato a casa.
Alla camera ardente Xujun ha visto che la madre un tempo sana e bella, ora era un corpo freddo e irrigidito. Tra il vapore bianco che usciva dalla cella frigorifera ha potuto notare che i suoi occhi erano ancora aperti.
Addolorato, Xujun ha promesso di esporre pubblicamente il caso e ha iniziato ad adoperarsi per cercare giustizia per la madre che aveva improvvisamente perso la vita, dopo anni di ripetuti arresti per la sua fede nel Falun Gong.
La signora Xu Chensheng, 47 anni, arrestata il 16 maggio 2012
Il cadavere di Xu Chensheng, deceduta il giorno del suo arresto
Numerosi arresti per la sua fede
Come molti altri praticanti del Falun Gong in Cina, la Xu ha sofferto tremendamente per aver rifiutato di rinunciare alla pratica spirituale illegalmente vietata nel 1999 dal regime comunista.
Nel 2000 è stata arrestata dalla polizia della città di Chenzhou per essersi appellata ai funzionari governativi in favore del Falun Gong; è stata poi detenuta e le è stata comminata un'ammenda. Un anno dopo è stata inviata in un centro di lavaggio del cervello presso la scuola del Partito del distretto di Beihu.
Nel marzo 2005 l’Ufficio 610 locale ha ordinato al suo datore di lavoro, della fabbrica di tabacco di Chenzhou, di mandarla a sottoporsi ad un altro ciclo di lavaggio del cervello. Per sfuggire alla persecuzione è stata costretta a stare lontana da casa ed è scappata in un'altra città. Quando dopo un mese è ritornata, ha scoperto che il suo titolare l’aveva licenziata – non per l'assenza, ma a causa della persecuzione.
In seguito è stata arrestata per altri quindici giorni per aver distribuito i volantini del Falun Gong. Dopo il rilascio l'Ufficio 610 ha ordinato alla polizia di arrestarla nuovamente, tuttavia non riuscendo a rintracciarla, l’ha inserita nella lista dei “ricercati”.
Nell'agosto del 2008 è stata arrestata nuovamente mentre rinnovava la carta d’identità presso il dipartimento di polizia di Suxian. I funzionari l’hanno trattenuta per diversi mesi e avevano intenzione di inviarla nel campo di lavoro forzato di Baimalong, ma la struttura ha rifiutato di accettarla e così è tornata a casa.
Quando nel giugno 2011 era sul treno da Guangzhou a Chenzhou e durante un’ispezione il controllore ha scoperto che non aveva con sé la carta d'identità, l'uomo ha perquisito la sua borsa e ha trovato un libro e molti volantini del Falun Gong. I funzionari l’hanno allora trattenuta e hanno perquisito il posto dove era seduta. Per protestare contro l'abuso la Xu ha iniziato uno sciopero della fame fino al momento della sua liberazione, quarantacinque giorni dopo. I funzionari hanno tentato due volte di portarla nel campo di lavoro forzato di Baimalong, ma è stata sempre respinta a causa delle sue cattive condizioni fisiche.
Alla fine il marito non è più riuscito a sopportare la pressione costante e ha divorziato.
Interrogatorio e morte
La Xu è stata arrestata alle dieci del mattino mentre camminava davanti all’hotel Dongjiandijing di Chenzhou. Da una registrazione del video di sicurezza, suo figlio Xujun ha visto i funzionari della stazione di polizia di Renminxilu arrivare e trascinarla in un furgone.
Alla stazione di polizia è stata ammanettata dietro la schiena a una sedia di ferro per ben dodici ore, durante le quali non le è stato permesso mangiare, bere o usare il bagno. Alle dieci circa della sera è stata informata che l'avrebbero detenuta per dieci giorni.
Le registrazioni hanno mostrato che tre agenti l’hanno portata in un furgone della polizia e che il mezzo ha lasciato la centrale alle dieci e trentanove della sera. Alle undici e un quarto un medico dell'ospedale n.1 di Chenzhou, distante circa tre chilometri, ha annunciato la sua morte.
Autopsia negata
Secondo Xujun e altri membri della famiglia, il viso della donna era deturpato. Hanno allora richiesto di eseguire un'autopsia, ma è stata negata.
Il 21 maggio i membri del Comitato per gli Affari politici e legali di Chenzhou e dell'Ufficio 610, gli agenti di polizia e i membri della famiglia, hanno organizzato un incontro. In questa riunione e nelle successive dieci, le autorità hanno negato le loro responsabilità e hanno minacciato la famiglia.
Quando poi è stata richiesta ancora una volta l'autopsia le autorità, tra cui il Comitato per gli Affari politici e legali, la Procura, il tribunale e la polizia, hanno opposto una maggiore resistenza e pressione. L’avvocato Tang assunto dalla famiglia ha affermato indignato: “È illegale che la polizia, il procuratore e la corte cospirino per interferire in un'inchiesta!”.
Oltre a negare alla famiglia la possibilità di assumere un medico indipendente per l'autopsia, i funzionari hanno anche impedito al fratello maggiore della Xu di interferire nel caso, minacciando di licenziarlo.
Tuttavia la famiglia non ha ceduto e ha rifiutato di firmare i documenti che approvavano la cremazione del corpo.
Risposta da parte della comunità
La morte improvvisa della Xu mentre era sotto custodia della polizia ha richiamato l'attenzione della comunità. Molte persone sono rimaste sconvolte e hanno chiesto l'avvio di un'indagine.
Un vicino ha contattato i media nella regione invitandoli a riferire il fatto. Un manager dell'Hunan Metropolitan ha detto: “Non possiamo inviare dei reporter per questo caso perché è legato al Falun Gong, e anche se scrivessimo un articolo, non verrebbe pubblicato”.
La gente legge un manifesto sulla morte della signora Xu a Chenzhou, provincia dello Hunan
Subito dopo a Chenzhou sono apparsi numerosi manifesti che informavano il pubblico e chiedevano l'esecuzione di un'autopsia indipendente. Nella regione sono anche circolati opuscoli e messaggi di testo.
Molte persone si sono fermate a leggere i manifesti. Una di loro ha detto: “Questa società è nel caos; i praticanti del Falun Gong sono innocenti e dovrebbero avere la libertà di credo. Il Partito Comunista è colpevole di aver ucciso una persona così”.
Risarcimento statale quattro anni dopo la morte
Il corpo della donna è stato conservato presso la camera ardente di Chenzhou.
Il 26 agosto 2014 il figlio Xujun ha chiesto un indennizzo statale al dipartimento di polizia di Beihu, tuttavia il 24 ottobre è stato informato che la sua richiesta era stata negata. Xujun ha quindi fatto appello alla corte di Beihu, scrivendo: “Mia madre era sana. L'imputato è responsabile della sua morte improvvisa dopo l'arresto e l'interrogatorio”.
Il 19 dicembre 2016 è stato finalmente raggiunto un accordo dalla corte di Beihu: al figlio veniva concesso un compenso di 325.000 yuan e il corpo della madre doveva essere cremato entro cinque giorni.