(Minghui.org) La mattina presto del 20 aprile 2018 Zhang Qingshan, sessantaquattro anni, è uscito a fare una passeggiata ma non è più rientrato. Quando poi quattro ore dopo sua moglie Yang Xiurong si è accorta che non era ancora tornato, è andata a cercarlo preoccupata.
Poco dopo la donna è però tornata a casa a mani vuote ed è rimasta sbigottita nel costatare che la polizia gliel'aveva saccheggiata e dopo aver scoperto che il calendario e la decorazione alla finestra del Falun Gong – una pratica per la coltivazione del corpo e della mente perseguitata dal 1999 dal regime comunista – erano spariti, è stato per lei chiaro che suo marito era stato arrestato a causa della sua fede nella disciplina spirituale.
Quindici giorni dopo si è presentato a casa sua un agente di polizia per dirle che suo marito era sotto carcerazione amministrativa presso il centro di detenzione di Liucun, dopodichè le ha chiesto di firmare l'avviso di detenzione, ma lei ha rifiutato affermando che suo marito era una brava persona e che nel praticare il Falun Gong non aveva fatto nulla di sbagliato. L'agente se n'è allora andato senza tentare di farle pressione per firmare il documento.
Dopo aver scoperto chi era responsabile dell'arresto del marito, Yang si è recata diverse volte alla Stazione di Polizia per chiederne il rilascio, ma in risposta è divenuta lei stessa obiettivo di molestie.
Il 19 settembre 2018 la donna e l'avvocato che ha assunto per rappresentare suo marito, gli hanno fatto visita nel centro di detenzione e sono rimasti sorpresi quando ha riferito loro che all'inizio del mese era stato processato nel Tribunale distrettuale di Changping, senza però che il giudice annunciasse alcun verdetto.
Al momento Yang sta cercando nuove vie legali per salvarlo.
Sempre per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong, prima del suo ultimo arresto Zhang era stato condannato alla prigione una volta e mandato nei campi di lavoro forzato tre volte, per un totale di dieci anni.
Negli anni, sua moglie Yang Xiurong, anche lei praticante, è stata portata nei centri per il lavaggio del cervello, posta agli arresti domiciliari e costantemente molestata dalle forze dell'ordine.