(Minghui.org) Il 31 agosto 2018 Liu Yonglan è andata nel Tribunale di Chaoyang per affrontare le accuse ricevute per via della sua fede nel Falun Gong - una pratica per corpo e mente perseguitata dal regime comunista dal 1999 - e insieme al suo avvocato hanno difeso il suo diritto costituzionale alla libertà di credo.
Durante l'udienza la donna ha affermato di non aver violato alcuna legge o causato alcun danno ad altri praticando il Falun Gong; la donna voleva solo migliorare la sua salute e seguire i suoi principi di Verità, Compassione e Tolleranza, per essere una persona migliore. Liu ha proseguito testimoniando come il Falun Gong l'ha sollevata dalla fossa della disperazione, poi si è commossa nel raccontare che suo marito e sua figlia erano morti a causa di malattie terminali e che anche lei era gravemente malata, non era stata in grado di lavorare e per sopravvivere faceva affidamento sulla magra pensione della madre. È stato il Falun Gong a riportarla in salute e a darle la speranza di andare avanti.
Tuttavia il Pubblico Ministero continuava a chiederle da dove venivano i suoi libri e altri materiali della pratica.
Il suo avvocato è intervenuto sostenendo che quei libri sono materiali di studio necessari a lei per praticare questa disciplina spirituale e ha evidenziato che la libertà di credo di Liu è protetta dalla legge. In particolar modo il legale ha posto l'attenzione sull'annuncio dell'Amministrazione Generale della Stampa e Pubblicazione cinese che nel 2011 ha abrogato il divieto di pubblicazione dei libri del Falun Gong.
Incapace di confutare l'annuncio riferito dall'avvocato, il PM ha poi accusato Liu di "minare le forze dell'ordine", un pretesto standard usato per criminalizzare il Falun Gong, senza però fornire le prove a dimostrazione del fatto che la praticante abbia procurato danni alla società in generale o ad altre persone, a causa della sua pratica.
Poi l'avvocato ha interrogato la polizia sulla falsificazione della firma che il segretario di partito del villaggio aveva messo sulla lista degli oggetti confiscati, anche se non era presente durante la perquisizione della casa.
Infine il legale ha chiesto l'assoluzione della sua cliente e il giudice ha aggiornato l'udienza senza annunciare un verdetto.
Liu è venuta a conoscenza della sua sentenza tre mesi dopo il suo arresto, quando la polizia le aveva saccheggiato la sua casa confiscando il suo computer, la stampante e i materiali del Falun Gong, per poi rinchiuderla in un centro di detenzione, dove tuttora si trova.