(Minghui.org) Nel corso della storia l'Himalaya è sempre stata una regione con molti coltivatori. In quel luogo le persone conducono una vita semplice e modesta, e tutti cantano e ballano; inoltre rispettano profondamente la Fa di Budda. Quasi un millennio fa in questa regione c'era un coltivatore di nome Milarepa. Mentre la moltitudine di Budda e Bodhisattva aveva impiegato molte vite ed era passata attraverso molte calamità prima di raggiungere il Compimento, Milarepa raggiunse un’uguale possente virtù in una sola vita, e in seguito divenne noto come il fondatore della Setta Bianca del Buddismo Tibetano.
(Continua dalla Parte 6)
Rechungpa chiese al venerabile Milarepa: “Maestro, hai seguito le istruzioni del maestro Marpa e hai vissuto lì per qualche anno?”.
Lui rispose: “Non sono rimasto così a lungo, dopo un po' sono tornato nella mia città natale. Ti dirò il motivo per cui sono tornato a casa”.
“Mentre meditavo in solitudine, praticavo diligentemente in tranquillità e facevo grandi progressi. Non avevo mai dormito, ma una mattina ebbi sonno, mi addormentai e sognai che tornavo a casa mia a Kyangatsa. Vidi che la mia casa, quella con quattro colonne e otto travi, era fatiscente come l'orecchio di un vecchio asino. La scrittura del Mahāratnakūṭasūtra, il cimelio più prezioso della famiglia, era fradicia e intollerabilmente rovinata dall’acqua piovana che si era infiltrata. La terra del Triangolo di Orma era tutta coperta di rovi ed erbacce rampicanti. Mia madre era morta e mia sorella era diventata una mendicante che vagava in una regione lontana. Pensando alle tragedie che avevo sofferto sin dall'infanzia e non avendo potuto vedere mia madre per così tanti anni, il mio cuore era estremamente addolorato. Piansi e gridai: 'Madre! Peta, sorella mia!'. Mi svegliai piangendo e notai che avevo i vestiti inzuppati di lacrime. Pensando a mia madre non potei trattenere le lacrime e decisi di tornare a farle visita”.
“All'alba abbattei l'ingresso della caverna senza pensare ulteriormente e andai nella camera del maestro per chiedergli il permesso di tornare nella mia città natale. Lui stava dormendo e io mi inginocchiai davanti al suo letto per spiegargli le mie intenzioni”.
“Il maestro si svegliò”.
“In quel momento la luce del mattino brillava attraverso la finestra e illuminava la testa del maestro Marpa sul cuscino; nel frattempo entrò sua moglie con la colazione. Il maestro Marpa chiese: 'Figliolo, perché hai smesso improvvisamente di meditare? Ti ha interrotto un demone? Ritorna subito a praticare in tranquillità!'”.
“Gli parlai del sogno e di quanto avessi pensato a mia madre”.
“Lui disse: 'Figliolo, quando sei venuto qui la prima volta hai detto che non ti saresti preoccupato più della tua famiglia e degli abitanti del villaggio. inoltre hai lasciato la tua città natale da così tanti anni. Anche se tornassi indietro, potresti non essere in grado di vedere tua madre e per quanto riguarda gli altri, non sono sicuro che riusciresti a incontrarli. Hai vissuto per molti anni a Ü-Tsang e poi parecchi altri da me. Comunque se sei determinato a tornare a casa posso lasciarti andare. Hai detto che saresti andato al tuo villaggio e poi in seguito ritornato qui. Potresti pensare in questo modo, ma probabilmente non funzionerà. Quando sei entrato stavo dormendo... questo è un suggerimento che non saremo più in grado di rivederci in questa vita!'”.
“'Tuttavia il sole illumina la mia stanza, il che significa che il tuo dharma brillerà nelle dieci direzioni come il sole del mattino. In effetti la parte superiore della mia testa era illuminata dal sole, il che significa che il tuo dharma si diffonderà e prospererà. Per coincidenza Dakmema è entrata con il cibo, indicando che dovresti essere in grado di coltivarti con il samaya [voti o precetti]'”.
“'Puah! Sembra che non abbia altra scelta che lasciarti andare. Dakmema, per favore, prepara una buona offerta'”.
“Dopo che sua moglie preparò l'offerta, il maestro creò un mandala ed eseguì l'abhisheka per me con il percorso di perfezionamento insegnato oralmente dalle dakini. Mi omaggiò anche di tutti i rari versetti sulla liberazione”.
“Poi disse: 'Oh, questi versetti erano la profezia del venerabile Naropa e lui mi chiese di insegnarteli. Dovresti seguire le profezie delle dakini e far sì che questi versetti si tramandino al discepolo con la migliore qualità innata fino alla tredicesima generazione'”.
“'Se qualcuno insegnerà questo dharma per ottenere denaro, fama, rispetto o per interesse personale, questo sarà in violazione delle istruzioni delle dakini. Dovresti avere particolarmente a cuore questi insegnamenti orali e praticare secondo questi versetti. Se incontrerai un discepolo con una qualità innata molto buona, anche se è povero, senza beni materiali da offrire, dovrai comunque fornirgli l'abhisheka e i versetti, e aiutarlo in modo che possa diffondere il dharma. Per quanto riguarda tutti i tipi di tormenti che il maestro Tilopa ha dato al maestro Naropa, o tutti i tipi di sofferenza che ho dato io a te, questi metodi non sono di alcun beneficio per quelle persone con scarsa qualità innata; quindi, per favore, non usarli più. Al momento la pratica del dharma è diminuita anche in India e quindi questi metodi molto severi non sono più appropriati in Tibet'”.
“'In totale ci sono nove serie di dharma delle dakini, e io te ne ho insegnate quattro. Per quanto riguarda le rimanenti cinque, uno dei miei discepoli andrà in India in seguito e le apprenderà dai discepoli di Naropa. Gli esseri senzienti ne beneficeranno enormemente, perciò dovresti sforzarti di cercare questo dharma'”.
“'Quando arrivasti potresti aver pensato: 'Sono molto povero e non ho offerte. Il maestro mi insegnerà tutti i versetti?'. Per favore non avere dubbi a questo riguardo. Sai, non presto affatto attenzione alle offerte materiali. Dal momento che hai lavorato duramente nella pratica e usato il tuo impegno come offerta, io l'ho gradito sinceramente. Devi impegnarti diligentemente e raggiungere il successo!”.
“'Ti ho insegnato tutto dell'unico dharma del maestro Naropa e degli insegnamenti orali delle dakini. Il maestro Naropa insegnò questi versetti solo a me e a nessun altro discepolo, e io te li ho trasmessi come se avessi trasferito completamente l'acqua da una bottiglia all'altra, senza lasciare una sola goccia. Per dimostrarti che ciò che ho detto è vero e che non ho esagerato, ora lo giuro di fronte ai maestri, a tutti i Budda e a tutte le divinità'”.
“Con quelle parole mise la mano sulla cima della mia testa e disse: 'Figliolo, vedendoti andar via questa volta mi sento molto triste nel mio cuore. Tuttavia tutti i dharma condizionati sono comunque transitori. Non c'è niente che possa fare, ma per favore non aver fretta di andartene. Resta qui qualche altro giorno per riflettere su tutti i versetti. Se hai domande, chiedimi e io ti risponderò'”.
“Seguendo le sue istruzioni rimasi lì per diversi giorni e chiarii tutta la mia confusione. Dopo di che il maestro disse: 'Dakmema, per favore, prepara l'offerta migliore per l'addio di Mila’. Sua moglie preparò allora offerte per maestri, Budda, Bodhisattva, dakini e custodi divini, oltre a un banchetto per i confratelli Vajra. Il maestro mostrò completamente le sue abilità: a volte appariva come divinità di Hevajra, altre come divinità di Chakrasamvara e altre ancora come divinità di Guhyasamaja. I suoi magnifici ornamenti includevano una campana e un pestello di vajra, una ruota, gioielli, un fiore di loto, una spada e le tre sillabe Om, Ah e Hum dei mantra tibetani – fondamentali per tutti i versetti segreti – nei rispettivi colori rosso, bianco e blu. Queste tre parole emanavano una luce intensa, con tutti i tipi di manifestazioni senza precedenti. Il maestro disse: 'Questi sono solo poteri soprannaturali del corpo. Anche se venissero esibiti su larga scala resterebbero sempre miraggi fabbricati di scarsa utilità. Li ho mostrati ora, Milarepa, perché oggi dobbiamo dirti addio'”.
“Vedendo che il maestro aveva una virtù simile a quella dei Budda ero estremamente felice e pensai: 'Lavorerò sodo nel praticare la coltivazione così che in futuro conseguirò anch'io i poteri sovrannaturali che ha lui'”.
“Il maestro chiese: 'Hai visto? Sei determinato adesso?'”.
“Risposi: 'Ho visto, Maestro! Non posso fare altro che essere determinato. Voglio lavorare sodo nella pratica della coltivazione e in futuro ottenere anch'io i poteri sovrannaturali che hai tu'”.
“Lui disse: 'Sì, è necessario fare bene nella pratica. Per favore, ricorda che i miei insegnamenti sono come illusioni e pratica fino a raggiungere quel livello. Per quanto riguarda i luoghi dove praticare dovresti usare grotte in montagne innevate, valli scoscese e foreste sperdute. Per le grotte puoi andare nei luoghi in cui praticavano i maestri indiani o nel Lapchi Gangra, una delle ventiquattro terre sacre. Ci sono anche la regione dell'Yolmo Gangra, come dice la profezia dell'Avatamsakasūtra, e il monastero di Chubar, vicino al villaggio di Drin, dove le dakini spesso si riuniscono. Tutti questi sono buoni posti per la meditazione. Potrebbero essere adatti anche altri luoghi remoti isolati qualora ci sia una buona relazione predestinata. Praticando in questi posti, dovresti avere successo nella coltivazione'”.
“Ci sono anche luoghi sacri ad est, ma la relazione predestinata non è ancora arrivata. Mentre diffonderai il dharma in futuro, alcune persone cresceranno e prospereranno in quei luoghi”.
“Dovresti andare a praticare in quei luoghi sacri, come è stato profetizzato. Una volta che avrai ottenuto il Compimento, questo rappresenterà anche un'offerta per il maestro, una ricompensa per i tuoi genitori e un beneficio per gli esseri senzienti. Oltre a raggiungere la Buddità, nient'altro potrebbe essere considerata un'offerta migliore, la resa finale della gratitudine e la vera beneficenza verso gli altri. Se uno non può avere successo, anche se vive per cento anni vivrebbe semplicemente più a lungo mentre commette ulteriori peccati nella sua vita. Pertanto devi abbandonare qualsiasi avidità nella vita e ogni desiderio verso questo mondo terreno. Non interagire con persone che si dedicano agli affari mondani o si intrattengono in futili chiacchiere su cose senza senso. Piuttosto dovresti sforzarti con tutto il cuore nella tua coltivazione!'”.
“Dicendo questo il maestro iniziò a piangere; poi, guardandomi con compassione, continuò: 'Figliolo, come tuo padre non potrò più rivederti in questo mondo. Non ti dimenticherò mai... e anche tu non dimenticarmi. Se sarai in grado di seguire le mie parole ci incontreremo sicuramente nel Dhagpa Khadro (una delle terre pure) in futuro. Figliolo, dovresti essere felice!'”.
“'Quando praticherai in futuro, incontrerai una grave ostruzione del flusso di energia. A quel tempo potrai aprire questa e leggerla, ma per favore non aprirla prima di allora'. Il maestro mi dette una lettera sigillata con la cera e io memorizzai le sue parole e avvertii il loro beneficio oltre ogni descrizione. Ogni volta che ricordavo i suoi insegnamenti la mia compassione cresceva e progredivo nella coltivazione. La sua immensa grazia è davvero al di là delle parole!”.
“Il maestro allora disse a sua moglie: 'Dakmema, per favore preparati per la partenza di domani di Mila Uomo Potente. Anche se sono estremamente triste parteciperò lo stesso al commiato. Figliolo, restiamo insieme stanotte, così che noi, padre e figlio, possiamo fare una bella chiacchierata'”.
“Quella notte rimasi nella sua stanza insieme a lui e sua moglie. Sua moglie era estremamente triste e continuava a piangere. Il maestro disse: 'Dakmema, perché piangi? Ha già imparato dal maestro i versetti più profondi delle dakini e sta per andare a meditare in una grotta. Cosa c'è da piangere? Gli esseri senzienti hanno una natura innata di Budda, tuttavia a causa dell'ignoranza non sono in grado di comprenderlo e invece muoiono nel dolore. In effetti sono coloro che vivono in questo mondo umano senza seguire il dharma a essere i più miserabili. Sono loro quelli per i quali dovremmo sentirci male, ma se piangi per loro, allora dovresti farlo per tutto il giorno'”.
“Sua moglie replicò: 'Le tue parole sono giuste, ma chi può avere una tale compassione? Mio figlio era eccezionalmente intelligente sia riguardo al dharma mondano che a quello sovramondano. Avrebbe ottenuto grandi risultati che avrebbero beneficiato lui e gli altri, ma è morto e io ne sono stata estremamente addolorata. Ora, questo discepolo che ascolta sempre in modo così obbediente, non ha commesso errori e vive con fede, saggezza e gentilezza, sta per andarsene. Non ho mai avuto un buon discepolo come lui prima d'ora, quindi non posso trattenere la mia tristezza…'. Prima che finisse di parlare, versò ancora più lacrime e ricominciò a singhiozzare”.
“Anch'io non potei fare a meno di piangere, e il maestro stesso continuava ad asciugarsi le lacrime con la mano. Non volevamo separarci e perciò eravamo tutti addolorati e avevamo poche parole da dire, quindi in realtà, quella notte non abbiamo parlato quasi per nulla”.
“La mattina dopo dodici discepoli e il maestro percorsero assieme a me diversi chilometri con offerte di cibo per salutarmi, ed erano tutti di umore malinconico a causa della mia partenza. Arrivati al Versante della diffusione del dharma, da dove si poteva vedere lontano in tutte le direzioni, ci sedemmo e organizzammo un rituale di adorazione”.
“Il maestro mi tenne le mani e disse: 'Figliolo, adesso andrai a Ü-Tsang e poiché là ci sono molti ladri pensavo di mandare qualcuno per accompagnarti, ma non lo farò perché per motivi karmici devi viaggiare da solo. Anche se sarai solo pregherò affinché il maestro, le divinità, le dakini e i custodi divini ti proteggano. Non preoccuparti e il tuo viaggio andrà bene... tuttavia fai attenzione!'”.
“Come prima tappa puoi andare da lama Ngokton e confrontare i versetti con lui per vedere se ci sono differenze. Da lì potrai andare a casa. Potrai rimanere solo sette giorni nella tua città natale, dopodiché dovresti andare a meditare sulle montagne per beneficiare te stesso e gli altri”.
“La moglie del maestro preparò dei vestiti, un cappello, un paio di scarpe e del cibo per il mio viaggio. Me li diede e disse con le lacrime agli occhi: 'Figlio, questi sono solo beni materiali. Questa è l'ultima volta che ti vedrò come tua madre... ti auguro un viaggio sicuro e felicità. Per favore, promettimi che ci incontreremo nell'Oḍḍiyāna (la terra delle dakini)!'”.
“Dopo aver finito di parlare riprese a singhiozzare di nuovo dal dolore e anche molti altri venuti ad accompagnarmi erano in lacrime. Mi inchinai sinceramente davanti al maestro e sua moglie, toccando i loro piedi con la testa per ottenere la loro benedizione e poi ci separammo”.
“Di tanto in tanto mi guardavo indietro, e nel vedere che stavano ancora tutti piangendo mi sentivo addolorato. Poi le strade di montagna si incurvarono lentamente e gradualmente non potei più vedere il maestro e sua moglie”.
“Dopo aver camminato per un po’ e attraversato un torrente mi voltai indietro. Ero troppo lontano per vedere chiaramente, ma potevo discernere il maestro e gli altri che stavano ancora guardando nella mia direzione. Ero depresso e volevo quasi correre indietro, ma d'altra parte sapevo di aver imparato i versetti per il Compimento ed ero consapevole che finché non avessi commesso atti di cattivo karma e avessi sempre pensato al maestro e l'avessi venerato, sarebbe stato come se fossi rimasto con lui. Sicuramente avrei rincontrato lui e sua moglie nel Dhagpa Khadro. Pensai: 'Per la prima volta posso tornare a casa per vedere mia madre... e in seguito potrò tornare a far visita al Maestro, giusto?'. Così, misi da parte il dolore nel mio cuore e andai da lama Ngokton”.
“Dopo averlo incontrato confrontai i miei versetti con i suoi. Era più bravo di me nello spiegare il tantra e nell'esporre il dharma, ma io non ero da meno nell'interpretare i versetti per la pratica della coltivazione. E soprattutto riguardo agli insegnamenti orali delle dakini, in realtà ne sapevo più di lui. Alla fine mi prostrai a lui, espressi un desiderio e mi diressi verso casa”.
“Il villaggio era a quindici giorni di cammino, ma ne impiegai solo tre e perciò pensai: 'L'effetto della meditazione è davvero sorprendente!'”.
Rechungpa chiese: “Maestro, dopo che sei tornato nella tua città natale, era tutto simile a quello che hai visto nel sogno? Hai visto tua madre?”.
Il venerabile rispose: “La situazione nella mia casa era la stessa del sogno e perciò non rividi mia madre”.
Rechungpa disse: “Com'era quando sei tornato a casa? Hai incontrato qualcuno nel villaggio?”.
“Quando ero vicino alla mia città natale mi sono fermato vicino al fiume a monte del villaggio, da dove si poteva vedere la mia casa. In quel posto c'erano un bel po' di bambini con le pecore, e allora chiesi loro: 'Amici, posso chiedere chi vive in quella grande casa?'”.
“Uno dei più grandi rispose: 'Si chiamava la casa dei quattro pilastri e delle otto travi. A parte i fantasmi, nessuno vive lì'”.
“'I proprietari della casa sono morti o si sono trasferiti?'”.
“'Quella famiglia era la più ricca del villaggio e avevano solo un figlio. Poiché il padre morì presto e il suo testamento non fu rispettato, alla sua morte i parenti si impossessarono di tutte le ricchezze della famiglia. Dopo essere cresciuto, il figlio chiese di rientrare in possesso delle proprietà, ma i parenti si rifiutarono di restituirle e così lui giurò di imparare gli incantesimi. In seguito, per mezzo dei sortilegi e scatenando una grandinata uccise molte persone e apportò gravi danni al villaggio; e alla fine tutti gli abitanti ebbero paura dei suoi custodi divini. Non osiamo guardare di sfuggita la sua casa, figuriamoci visitarla! Penso che ora all'interno ci siano solo il cadavere di sua madre e i fantasmi. Il giovane aveva una sorella minore molto povera che abbandonò il corpo di sua madre e andò a mendicare da qualche parte. Per quanto riguarda lui non ne abbiamo sentito parlare per molti anni e non sappiamo se sia ancora vivo. Qualcuno ha detto che ci sono molte scritture nella casa. Se sei coraggioso, puoi entrare e dare un'occhiata'”.
“Chiesi al giovane pastore: 'Da quanti anni sono accadute queste cose?'”.
“Lui rispose: 'Sua madre è morta circa otto anni fa. Ricordo chiaramente gli incantesimi e la grandinata. Ho sentito parlare delle altre cose dagli adulti quando ero molto piccolo, ma adesso non riesco a ricordarle bene'”.
“Ricordando il passato pensai: 'Gli abitanti del villaggio erano spaventati dai miei divini custodi e perciò non osarono farmi del male'. Sapevo anche che la mamma era morta e mia sorella era andata in giro a mendicare, di conseguenza nel mio cuore c’era una profonda tristezza”.
“Al tramonto, quando non c'era nessuno, andai al fiume e piansi a lungo. Quando si fece buio entrai nel villaggio e constatai che era tutto come nel sogno. Il campo esterno era pieno di erbacce e rovi. La casa, una volta magnifica, e la sala della famiglia per adorare i Budda erano già in rovina. Camminando dentro trovai la scrittura del Mahāratnakūṭasūtra danneggiata dall'acqua piovana e ricoperta di calcinacci ed escrementi di uccelli. Le scritture erano quasi diventate un nido per topi e uccelli”.
“Vedendo tutto questo e ricordando ciò che era accaduto in passato venni pervaso da una forte sensazione di tristezza. Poi mi avvicinai alla porta e vidi un grosso cumulo di sporcizia coperto di erbacce e avvolto da vestiti laceri. Spostai un po' dei rifiuti con le mani e notai al di sotto un mucchio di ossa umane. Inizialmente ero confuso, ma poi compresi che erano quelle di mia madre. Con la gola soffocata dal dolore e il cuore a pezzi, alla fine svenni. Ripresi conoscenza poco tempo dopo e ricordai immediatamente i versetti del maestro. Attraverso la visualizzazione unii l'anima di mia madre con il mio cuore e con la saggezza dei maestri della trasmissione orale. Mettendo la testa sulle ossa di mia madre concentrai il mio corpo, la mia bocca e la mia mente sul Mahamudra Samadhi, stando bene attento a non interrompere minimamente la concentrazione. Questo durò sette giorni e sette notti, e poi vidi mio padre e mia madre allontanarsi dai regni inferiori della sofferenza e trascendere nelle terre pure”.
“Dopo sette giorni uscii dal Samadhi. Ripensandoci mi resi conto che tutto il dharma sulla reincarnazione era privo di significato, poiché tutto ciò che è di questo mondo non ha senso. Pensai di costruire una statua di Budda con le ossa di mia madre e riporre il Mahāratnakūṭasūtra davanti ad essa come offerta. Poi sarei andato alla grotta di Drakar Taso (la grotta Dente di Cavallo Roccia Bianca) per lavorare sodo coltivando giorno e notte. Sapevo che avrei dovuto essere determinato... avrei preferito morire piuttosto che essere distratto e tentato dagli otto venti mondani (dolore e gioia, perdita e guadagno, biasimo e lode, successo e fallimento). Speravo che se il mio cuore avesse ricercato minimamente agiatezza o felicità, le dakini e i custodi divini mi avrebbero tolto la vita. L’ho giurato a me stesso risolutamente tante volte”.
“Alla fine raccolsi i resti di mia madre, e dopo aver rimosso gli escrementi degli uccelli dalle scritture del Mahāratnakūṭasūtra scoprii che il danno causato dall'acqua piovana non era troppo grave e il testo era ancora leggibile. Mentre portavo le ossa di mia madre e il Mahāratnakūṭasūtra sulla schiena, il mio cuore era estremamente addolorato e provai una forte determinazione a lasciare questo mondo di reincarnazione. Decisi quindi di abbandonare questo mondo e praticare diligentemente il retto dharma. Uscendo dalla porta il mio cuore era pieno di tristezza; poi, mentre camminavo, cantai una canzone per avere chiarezza su questo mondo terreno”.
“Continuai a cantare e camminare finché non raggiunsi la casa dell'insegnante da cui avevo imparato a leggere, ma anche lui era già morto. Detti l'intera scrittura del Mahāratnakūṭasūtra a suo figlio come offerta e gli dissi: 'Questa scrittura è la mia offerta per te. Per favore, potresti realizzare una statua di Budda con i resti di mia madre?'”.
“Il figlio dell'insegnante rispose: 'No! Non posso accettare la tua scrittura perché ci sono i custodi divini dietro di essa, ma posso scolpire la statua di Budda per te'”.
“Risposi: 'Per favore non preoccuparti. Te la sto dando personalmente come offerta. I custodi divini non ti daranno fastidio'”.
“Lui disse: 'In tal caso mi sento rassicurato'. Quindi creò una statua di Budda con le ossa di mia madre e l'argilla, e dopo un rituale di consacrazione la collocò dentro una torre. Poi disse: 'Per favore, resta qui per qualche giorno, così possiamo fare una bella chiacchierata'”.
“Risposi: 'Non ho tempo per parlare con te a lungo. Voglio urgentemente andare a coltivare'”.
“Lui disse: 'Che ne dici se ti invitassi a rimanere qui con me solo per una notte? Domani ti fornirò il cibo per la tua pratica di coltivazione'. Quindi, accettai di rimanere lì per una notte. Lui mi chiese: 'Quando eri giovane hai imparato incantesimi e formule magiche, e ora stai studiando il retto dharma. Questo è molto buono e avrai sicuramente grandi risultati in futuro. Potresti dirmi che tipo di maestri hai incontrato e cosa hai imparato?'”.
“Gli raccontai in dettaglio di come per prima cosa seguii un lama della Setta Rossa e ottenni il dharma Dzogchen (della Grande Perfezione) e in seguito divenni un discepolo del maestro Marpa”.
“Sentendo queste parole disse: 'Ma questo è sorprendente! Se è così potresti seguire l'esempio del maestro Marpa di trovare una casa e prendere la tua fidanzata Dzese come moglie. Non è una buona cosa seguire la tradizione del tuo maestro?'”.
“Risposi: 'Il maestro Marpa si è sposato perché in quel modo voleva beneficiare gli esseri senzienti. Io non ho questa capacità. In un luogo dove un leone salta, se un coniglio sopravvaluta le sue capacità e cerca di saltare, sicuramente cadrà e morirà. Inoltre detesto profondamente questo mondo di reincarnazione, per cui a parte i versetti e il dharma del maestro non voglio avere nient'altro. Quella di andare a meditare in una grotta è la migliore offerta per il mio maestro. Così facendo sto ereditando la tradizione ed è anche il modo migliore per rendere felice il maestro. Se uno vuole aiutare gli altri e diffondere il dharma del Budda può raggiungere questo obiettivo solo attraverso la pratica della coltivazione – ed è lo stesso per offrire la salvezza ai genitori o per aiutare se stessi. Oltre alla pratica del dharma non ho conoscenze, non desidero preoccuparmi e non ho interesse per nient'altro'”.
“'Tornando a casa questa volta ho visto che era abbandonata e che la mia famiglia era distrutta. Questo mi fa capire profondamente che la vita è transitoria e imprevedibile. Le persone lavorano molto duramente per fare soldi o accumulare ricchezze, ma alla fine è proprio come un sogno. Sono quindi disposto più che mai a lasciare questo mondo'”.
“'Il mondo è come una casa in fiamme. Coloro che devono ancora soffrire o coloro che dimenticano che alla fine moriremo e affrontano difficoltà nei regni inferiori durante la reincarnazione, cercheranno piacere in questo mondo terreno. Ma io ho visto attraverso tutto questo. A prescindere dalla povertà, dalla fame o dallo scherno degli altri dedicherò la mia vita a coltivare, per me stesso e per gli esseri senzienti'”.
“'La rovina della mia casa, la morte di mia madre e la partenza di mia sorella mi hanno dato una lezione indimenticabile e una profonda comprensione della transitorietà. Non ho potuto trattenermi dal gridare ripetutamente: 'Vai a meditare sulle montagne isolate!'. Nel più profondo del mio cuore mi sono ripetuto più volte di essere determinato a rinunciare a qualsiasi godimento e dedicare la mia vita e impiegare tutto il mio tempo a praticare il dharma'”.