(Minghui.org) Nel 2017 trenta praticanti del Falun Gong sono stati uccisi a causa della persecuzione del Falun Gong da parte del regime comunista cinese, che continua tutt’oggi dopo diciannove anni. Tutti loro avevano ricevuto pene detentive per aver rifiutato di rinunciare alla propria fede; alcuni sono morti mentre si trovavano ancora in carcere, altri sono morti dopo essere stati rilasciati per motivi di salute ed altri ancora dopo aver finito di scontare la pena.
Nel 2017 il bilancio totale è di 72 vittime. Un precedente rapporto, Minghui Report: 25 More Lives Lost in Persecution of Falun Gong in Second Half of 2017, Bringing Total for Year to 42 (Rapporto Minghui: Altre 25 vite perdute a causa della persecuzione del Falun Gong nella seconda metà del 2017, portano a 42 il totale dei decessi durante l'anno), riporta in dettaglio i 42 casi già segnalati.
Questo rapporto si concentra sui 30 casi che sono venuti da poco alla luce. Ad eccezione di 6 praticanti le cui pene detentive rimangono ignote, tutti gli altri hanno ricevuto delle condanne che vanno da 1 a 7 anni. Molti di loro hanno subito danni irreversibili dopo essere stati maltrattati sia fisicamente che mentalmente.
Una donna di Tianjin è morta durante la detenzione per aver distribuito del materiale che esponeva la persecuzione del Falun Gong (una disciplina spirituale basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza) attuata dal regime comunista cinese. La sua famiglia, tuttavia, è stata costretta a rinunciare al proprio diritto legale di cercare giustizia.
Il 16 maggio 2014 Chen Ruiqin, 44 anni, è stata arrestata e subito dopo la condanna a quattro anni e mezzo di reclusione nel 2015 è stata trasferita nella prigione femminile di Tianjin, dove ha subito a varie forme di abuso. La sua salute ha continuato sempre più a peggiorare e all'incirca all'inizio del febbraio 2017 è morta.
Le autorità della prigione non hanno mai informato la sua famiglia delle sue condizioni e ancora oggi i suoi cari non hanno idea di quando Chen sia morta esattamente. Quando alla fine sono stati informati della sua morte, non è stato permesso loro di esaminare il suo corpo o di far effettuare un'autopsia indipendente. I familiari della donna sono rimasti alla prigione per quattro giorni e infine costretti, sotto la pressione delle autorità, ad accettare di far cremare il corpo e a rinunciare di rivendicare i loro diritti legali contro la prigione.
Secondo fonti attendibili, le guardie della prigione hanno abusato di Chen nei seguenti modi:
L'hanno costretta a stare in piedi per lunghi periodi di tempo senza muoversi;
Non le hanno permesso di usare il bagno o di pulirsi dopo essersi sporcata i pantaloni;
Le hanno pizzicato i capezzoli e toccato i genitali;
Le hanno calpestato le dita dei piedi, causandole emorragie diffuse;
L'hanno picchiata, lasciandole lividi su tutto il corpo;
Le hanno spruzzato dell'acqua calda sulla faccia;
L'hanno costretta a bere urina e mangiare feci.
I compagni di cella della praticante si sono lamentati del cattivo odore, ma poiché le guardie si sono rifiutate di lasciarle usare il bagno o di pulirsi, hanno dovuto tenere la finestra aperta in pieno inverno. Dopo un certo periodo di tempo le guardie hanno finalmente permesso a Chen di sciacquarsi ogni tanto con dell'acqua fredda.
Per indebolire psicologicamente la praticante le guardie hanno ingannato la sua famiglia facendole credere che a lei importasse solo praticare il Falun Gong e che non aveva alcun interesse verso di loro. Di conseguenza i familiari l'hanno incolpata per averli fatti vivere nella paura per anni e le hanno chiesto di rinunciare alla sua fede.
Dopo un crollo mentale Chen ha affermato di aver rinunciato al suo credo, ma ha rinnegato tutto dopo essere ritornata razionale.
Nel 2014 Wang Yanqiu della città di Jinzhou, provincia dello Liaoning, è stata condannata a quattro anni di carcere, e durante la detenzione nella prigione femminile della provincia è stata picchiata regolarmente. La donna ha avuto un ictus e dopo essere rimasta per un mese in stato vegetativo la prigione l'ha rilasciata per motivi di salute. Il 29 dicembre 2017 è deceduta all'età di 56 anni.
Donna dello Shandong muore sei mesi dopo essere stata liberata dalla prigione
Nel 2009 la signora Wang Haohong, residente nella città di Zhaoyuan, è stata condannata a sette anni di carcere e poi brutalmente torturata nella prigione femminile della provincia, dove le sono anche state somministrate delle droghe sconosciute. Sei mesi dopo essere stata rilasciata ha improvvisamente sviluppato gravi sintomi e il 16 giugno 2017 è morta.
Drogata in prigione, donna di Pechino muore a 40 anni
Dopo aver già scontato cinque anni di carcere, Xu Xiuhong, residente a Pechino, nel 2016 è stata nuovamente arrestata e detenuta per tre mesi. La sua famiglia aveva notato che mostrava degli strani sintomi, simili a quelli avvertiti durante il primo imprigionamento. Il 2 aprile 2017 la praticante è morta.
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