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Chongqing: Donna due volte imprigionata per la sua fede, muore dopo il rilascio per ragioni mediche

08 Luglio 2018 |   Di un corrispondente Minghui a Chongqing, Cina

(Minghui.org) Il 9 giugno 2018 Zhou Jibi, operaia in pensione di Chongqing, è morta all'età di sessantotto anni. La donna aveva trascorso più della metà degli ultimi dieci anni in prigione per aver perseverato nel raccontare agli altri la sua esperienza positiva con il Falun Gong, una pratica per la coltivazione del corpo e della mente basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza, e per aver esposto la persecuzione occultata dalla propaganda comunista. 


Il 21 luglio 2014 si era verificato il suo ultimo arresto illegale, tre mesi dopo il quale era stata condannata a tre anni e mezzo di reclusione e trasferita nella prigione femminile di Chongqing, dove era stata torturata. In seguito era stata rilasciata per motivi medici e costretta a presentarsi con cadenza settimanale alla sede locale del Comitato per gli Affari politici e legali.

Caviglia rotta guarita durante la notte

Nel 2005 Zhou si era rotta una caviglia e i medici le avevano inserito un chiodo d'acciaio nel piede per favorirne la guarigione, tuttavia quando alcuni mesi dopo l'avevano rimosso, la caviglia era ancora molto gonfia e dolorante, al punto che non riusciva a infilarsi le scarpe. Per ridurre il dolore aveva provato con massaggi e terapie fisiche, ma niente aveva funzionato davvero.

Un giorno, mentre tornava a casa da una sessione di massaggi, aveva incontrato un'amica che le aveva assicurato che se si fosse ricordata di recitare la frase “la Falun Dafa è buona e Verità, Compassione e Tolleranza sono buone”, sarebbe guarita presto.

Zhou aveva iniziato subito a recitare quelle parole e quella notte aveva dormito molto bene, senza essere disturbata dal dolore alla caviglia.

La mattina aveva avvertito qualcosa di diverso nel suo piede e quando l'aveva guardato, aveva notato che il gonfiore era sparito. Dopo che aveva provato a fare qualche passo non sentiva più alcun dolore e così, presa dell'euforia, l'aveva subito raccontato al marito Yin Zhihai.

I due coniugi, entrambi lavoratori in pensione nella contea di Tongliang, erano desiderosi di saperne di più sul Falun Gong, e poco dopo aver parlato con l'amica di lei, avevano iniziato a praticare.

Due volte imprigionata per la sua fede

Per aiutare altre persone a trarre beneficio dal Falun Gong e vedere attraverso le menzogne del Partito Comunista Cinese, diffuse attraverso la sua propaganda allo scopo di giustificare la persecuzione, Zhou aveva deciso di chiarire la verità a tutti e affermare che il Falun Gong è buono.

Il 23 maggio 2009 gli agenti dell'Ufficio 610 locale, un'agenzia extra-legale istituita appositamente per sradicare il Falun Gong, avevano fatto irruzione in casa, arrestando lei e suo marito e confiscando la loro proprietà privata, incluse diverse decine di migliaia di yuan in contanti.

Zhou e Yin erano stati rinchiusi nel centro di detenzione della contea di Tongliang e in seguito condannati a tre anni e mezzo di reclusione che avevano scontato nella prigione di Yongchuan a Chongqing, dove erano stati ulteriormente perseguitati.

Il 21 luglio 2014 Zhou era stata arrestata nuovamente mentre parlava alla gente del Falun Gong nel distretto di Dazu, a Chongqing. Nel pomeriggio la Polizia locale aveva perquisito la sua abitazione e confiscato una fotografia del Maestro Li Hongzhi (Fondatore del Falun Gong), oltre a trenta copie di materiale informativo e un DVD di presentazione degli esercizi della pratica.

Tre mesi dopo la donna era stata condannata a tre anni e mezzo di reclusione e trasferita nella prigione femminile di Chongqing, dalla quale non era stata rilasciata per ragione mediche, fino a quando a causa delle torture subite, le sue condizioni di salute erano diventate critiche.