Shandong: Donna, arrestata per aver parlato della persecuzione della sua fede, muore di cancro in prigione

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Shandong: Donna, arrestata per aver parlato della persecuzione della sua fede, muore di cancro in prigione

26 Maggio 2019 | Di un corrispondente Minghui nella provincia dello Shandong, Cina.

(Minghui.org) Liu Xiuzhen è una praticante residente di Qingdao a cui è stato diagnosticato un cancro ai polmoni nel 2014, due settimane dopo essere stata trasferita nella prigione femminile di Jinan. La donna ha iniziato a scontare questa pena detentiva perchè non aveva rinunciato alla sua fede nel Falun Gong, una disciplina di meditazione per il benessere fisico e mentale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Le autorità non l'hanno rilasciata per motivi di salute fino a nove mesi dopo la diagnosi, quando il cancro si era già diffuso al suo utero.

La polizia ha continuato a molestare la praticante anche dopo essere tornata a casa, e così la sua salute ha continuato a deteriorarsi, fino a quando il 4 gennaio di quest'anno è morta.

Quando è deceduta, il figlio trentottenne di Liu, Yang Naijian, stava ancora scontando una condanna nella prigione dello Shandong. Siccome anche lui era detenuto per la sua fede nel Falun Gong, non gli è stato permesso di partecipare al funerale della madre.

La morte di Liu è stata preceduta da quella dei suoi genitori, che hanno vissuto nella paura perché la loro figlia e la loro nipote erano perseguitati per la loro fede. Suo padre è morto nel 2006 quando è stato condannato a tre anni di prigione e la sua seconda condanna al carcere nel 2014 ha inflitto un altro duro colpo a sua madre, che in seguito è morta all'inizio del 2018.

Condannato per aver rievocato i metodi di tortura usati sui praticanti del Falun Gong

Liu ha imparato il Falun Gong nel 2005 e ha dato credito a questa pratica per averle permesso di trovare la pace interiore mentre gestiva il suo ristorante e il negozio da parrucchiere.

Un anno dopo la praticante è stata denunciata e arrestata per aver appeso uno stendardo del Falun Gong, poi condannata a tre anni nella prigione femminile di Jinan. Suo padre è morto per l'angoscia mentale poco dopo la sua prigionia.

Liu è stata nuovamente arrestata il 2 maggio 2013, insieme ad altre quindici persone, tra cui alcuni praticanti locali del Falun Gong e suoi familiari che erano in visita da lei in quel momento. La polizia ha inizialmente dichiarato di aver preso di mira Liu per aver ospitato un "raduno illegale", ma in seguito hanno detto che era perché avevano trovato immagini che mostravano lei e altri praticanti mentre rievocavano i metodi di tortura usati sui praticanti imprigionati.

Il 17 luglio 2014, dopo 14 mesi di detenzione e maltrattamenti, Liu è stata condannata a tre anni e suo figlio Yang, a sei anni.

Liu è stata trasferita alla prigione femminile di Jinan il 22 ottobre 2014. Quando la sua famiglia è andata a trovarla in prigione, gli è stato detto che era stata portata all'ospedale della polizia di Jinan, dopo che un esame aveva rilevato delle ombre sul suo polmone.

La sua famiglia ha chiesto di vederla in ospedale, ma questa volta, sono stati informati che la sua diagnosi di cancro era stata confermata e che sarebbe stata rilasciata presto per motivi di salute.

Quando la sua famiglia l'ha vista, la donna era emaciata e molto debole. La praticante ha riferito loro che il dottore aveva detto che il cancro si era già diffuso al suo utero, e che stavano solo curando il cancro ai polmoni.

Quando Liu è tornata a casa, il 29 luglio 2015, una guardia carceraria ha detto che il medico aveva stimato che le rimanevano solo tre mesi.

La donna ha ripreso a praticare il Falun Gong a casa e la sua salute ha cominciato a migliorare.

Prima che il summit dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai si tenesse a Qingdao nel giugno del 2018, diverse persone si erano piazzate fuori dalla sua casa e la seguivano ovunque lei andasse. La pressione mentale di queste molestie ha portato la donna a un rapido e improvviso crollo, ed è morta tre mesi dopo.