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Jilin: Insegnante racconta le crudeli torture subite nei suoi sette anni di reclusione

11 Luglio 2019 |   Di un corrispondente Minghui della provincia dello Jilin, Cina.

(Minghui.org) Nel 2011 Ma Yanfang, un ex insegnante di scuola superiore di Changchun, nello Jilin, è stata condannata a sette anni di reclusione per non aver rinunciato al Falun Gong. In prigione è stata sottoposta a brutali torture e maltrattamenti come continue percosse, alimentazione forzata, essere appesa in posizioni dolorose e somministrazione di farmaci sconosciuti, anche nel cibo.

Il Falun Gong o Falun Dafa, è una disciplina spirituale e di meditazione che dal 1999 è perseguitata dal regime comunista cinese.

Di seguito è riportato il suo resoconto personale, sulle torture subite per difendere la sua fede.

Arresti arbitrari ed estorsione finanziaria

Tutto è iniziato a marzo del 2002 quando un gruppo di praticanti del Falun Gong a Changchun, ha cablato i segnali della TV via cavo per trasmettere video sul Falun Gong ed i fatti della persecuzione. A causa di ciò, nel giro di dieci giorni, io e più di cinquemila praticanti siamo stati arrestati illegalmente.

Tuttavia dopo trentasette giorni sono stata rilasciata per motivi di salute, e mi è stato ordinato di pagare 2.000 yuan (circa € 260) al Dipartimento di Polizia di Changchun, senza un motivo e senza rilasciarmi una ricevuta. Più tardi ho però scoperto che per farmi uscire, i miei familiari avevano corrotto la polizia usando tutti i miei risparmi di una vita.

Da quando mi hanno reclusa, la scuola mi ha sospeso lo stipendio, proibendomi di ripresentarmi al lavoro e all'inizio del 2007 sono stata ingiustamente licenziata, rimanendo così senza un reddito.

Il primo agosto del 2011 sono stata nuovamente arrestata da Gao Peng e Pan Gaofeng dell'Ufficio 610 locale, solo perché ho spedito alcune lettere che contenevano informazioni sul Falun Gong.

Essi hanno inoltre incaricato la polizia locale di perquisire la mia casa senza mandato e mi hanno derubata di un computer, una stampante, un cellulare e altri effetti personali per un ammontare di oltre 10.000 yuan (circa € 1.360). Poi mi hanno reclusa nel centro di detenzione numero tre di Changchun.

Brutale alimentazione forzata e tortura

Una volta arrivata, per protestare contro la detenzione illegale ho iniziato uno sciopero della fame e per punizione, ogni giorno le guardie mi alimentavano forzatamente con del latte, attraverso tubi che mi infilavano nelle narici. La tortura era molto dolorosa e il mio esofago veniva spesso volutamente lesionato, causandomi emorragie da naso e bocca.

Mescolavano anche delle sostanze tossiche nel latte in polvere, quindi al termine della sessione di alimentazione forzata, sentivo un forte dolore allo stomaco, così da correre al bagno. Nelle mie feci c'erano sempre sangue e pus.

Quando mi sono opposta all'alimentazione col latte in polvere, hanno usato la pasta di mais e mi hanno iniettato nelle vene dell’acqua con alta concentrazione di sale, che ben presto ha indurito i miei vasi sanguigni.

Un giorno mi sono tolta l'ago e l'ho gettato, così per punizione la guardia Liu Ying l'ha raccolto e ha ripetutamente colpito il dorso della mia mano, facendomela sanguinare e gonfiare.Per protesta ho iniziato uno sciopero della fame di quaranta giorni, ma due giorni prima del termine la guardia Liu Ying mi ha portata in una piccola stanza, sottoponendomi ad alimentazione forzata con mezza ciotola di pasta di mais. Di conseguenza la mia pressione sanguigna ha iniziato a salire rapidamente ed ho sentito un dolore insopportabile al cuore. Mi sentivo confusa, il mio corpo era insensibile, molto debole e non ho osato aprire gli occhi perché altrimenti sarei svenuta.

Nei mesi successivi la mia salute si è aggravata, così son dovuta rimanere spesso a letto. La mia condizione non è migliorata neppure dopo il trasferimento dal posto dove mi alimentavano forzatamente alla prigione.

Hanno inoltre prelevato dei soldi dal mio conto, dicendo che era per coprire il costo dell'alimentazione forzata.

Le guardie mi hanno detto che Jiang Zemin (ex leader cinese che ha ordinato la persecuzione) aveva emesso un'ordinanza: «Se un praticante del Falun Gong viene picchiato a morte, sarà considerato un suicidio». Sotto la sua direttiva, i praticanti del Falun Gong hanno iniziato a subire enormi brutalità per mano delle guardie di polizia e carcerarie.

Ad esempio, dopo venti giorni che facevo lo sciopero della fame, la guardia Liu Ying mi ha ammanettata e trascinata in un deposito privo di telecamere. Poi ha iniziato a picchiarmi e altre guardie presto si sono unite a lei, procurandomi lividi su tutto il corpo.

Liu Ying mi ha poi strappato una manciata di capelli e mi ha schiacciato il piede, torcendo il tacco dell’anfibio più forte che poteva, lasciandomi col piede gonfio e le ossa quasi rotte. Mentre mi picchiavano, anche il capo del centro di detenzione Liu Yingjiu è venuta a controllare, ma quando le ho mostrato le ferite, mi ha ignorata.

Sentenza illegale

Mentre ero detenuta, con l’obbiettivo di farmi condannare, Gao Peng e Pan Gaofeng dell'Ufficio 610 locale hanno presentato il mio caso presso il Tribunale Intermedio di Changchun, dove il giudice lo ha respinto chiedendo come fosse possibile punire qualcuno solo per aver spedito alcune lettere. Tuttavia, dopo che Gao e Pan hanno inviato il mio caso alla Corte distrettuale di Erdao, nonostante non ci fossero delle prove di attività illecite, il giudice Yan Hongyi mi ha condannata a sette anni di reclusione.

Alle cinque di mattina nel giorno del processo, mi hanno ammanettata, incatenata e portata al tribunale scortata da oltre dieci volanti e poliziotti armati. Poiché la mia famiglia non era stata informata e non avevo nessuna rappresentanza legale, Il giudice ha letto e approvato le accuse fabbricate, facendomi poi recludere.

Persecuzione in prigione

Il 27 febbraio del 2012 sono stata trasferita nel braccio otto del carcere femminile dello Jilin, una sezione istituita principalmente per forzare le praticanti del Falun Gong a rinunciare alla loro fede.

Siamo state costrette a sedere su piccolo sgabello di plastica dalle cinque di mattina fino alle undici di sera e col tempo sui nostri glutei si sono formate delle vesciche che si sono infettate. Poiché la mia salute era già stata messa alla prova dai precedenti maltrattamenti, dopo un paio di giorni di questa tortura sono svenuta. Inoltre le "controllori" ci impedivano di usare il bagno e cosi ci sporcavamo i pantaloni facendocela addosso.

Illustrazione della tortura: stare seduti su un piccolo sgabello per lunghi periodi

Sono stata costretta a guardare i video di propaganda della messa in scena dell'auto immolazione in Piazza Tiananmen e quando ho spiegato le incongruenze nel video, le guardie l'hanno riferito alla capo squadra, che poi mi ha trasferita al team “sorveglianza speciale” posizionato al terzo piano.

Questo è un posto spaventoso, dove le praticanti sono separate e ognuna condivide una cella con due “controllori”. Non ci sono telecamere e tutte le finestre sono coperte di carta, quindi le praticanti possono essere torturate con ogni mezzo, senza che qualcuno possa vedere.

Sulle piastrelle del pavimento intorno alle colonne del letto c'è un semicerchio metallico, dove vengono inseriti degli anelli per legare a terra le praticanti del Falun Gong. A causa delle torture finalizzate a far crollare la loro volontà, molte sono decedute, rimaste traumatizzate, malate o disabili. Ricordo che in quei sei mesi passati lì, ho sofferto tremendamente.

Ancora sofferenze in un'altra prigione

Nel novembre del 2012 sono stata trasferita in una nuova prigione e assegnata a realizzare vestiti nella divisione sei. Non ero in buona salute e mi è venuta una ciste ovarica, che non è stata rimossa fino a quando non ha raggiunto quasi 40 cm di diametro, e dieci giorni dopo l'operazione sono stata costretta a riprendere il lavoro.

Come pasto giornaliero ci davano solo cavoli e patate. Per via della malnutrizione sono dimagrita e la mia salute è peggiorata al punto che per andare in officina dovevo essere accompagnata e sostenuta.

Ho lavorato nell'impianto per più di un anno e poi sono stata rimandata al team “sorveglianza speciale”, perché il caposquadra ha detto che avevo dei “disturbi mentali”.

Lì, quando mi sono rifiutata di assumere farmaci o di scrivere i miei “pensieri”, le guardie mi hanno torturata. Ero costretta a riferire ogni cosa che facevo alle mie sorveglianti, come quando utilizzavo il bagno o mi lavavo. Mi hanno imposto di affermare che ero una criminale, ma quando mi sono rifiutata, mi hanno picchiata. La guardia Zhang Ying e la caposquadra Sha Li mi hanno ammanettata a una colonna del letto per giorni e fatta sedere su un piccolo sgabello, fino a quando ho iniziato ad avere le emorroidi.

Illustrazione della tortura: Ammanettata ad una colonna del letto

L'11 ottobre del 2014 diverse guardie dirette dalla caposquadra Ni Xiaohong, mi hanno brutalmente picchiata, al punto da spezzarmi due denti anteriori e ricoprirmi tutto il corpo di lividi.

Il 18 luglio del 2015 sono stata legata al cosiddetto letto della morte, una forma di tortura molto crudele, che ho subito perchè ho cercato di impedire a Ni Xiaohong di ammanettare una praticante del Falun Gong che stava facendo la meditazione. In quella circostanza le guardie hanno ammanettato altre praticanti alle colonne del letto, fino a quando non hanno esaurito le manette.

Siamo rimaste per tre giorni in quella posizione senza cibo, acqua e senza possibilità di usare il bagno. Per cercare di premere il pulsante di allarme, che poi ho scoperto essere finto, ho provato a spingere il letto. Quando ho ritentato, la sorvegliante Liu Guolan è caduta a terra da sola. Allora tre guardie l'hanno presa e portata in ospedale, dove i medici non le hanno riscontrato alcun problema.

Per punirmi, al loro ritorno le guardie mi hanno ingannata e portata nella camera 109 al piano terra. Mi avevano promesso che potevo stendermi sul letto e usare il bagno anche se mi era stato vietato per tre giorni, ma quando mi sono sdraiata, mi hanno ammanettato il piede sinistro alla barra in fondo al letto e la mano destra alla sponda in cima. Sono rimasta per tutta la notte con il braccio estremamente teso, il dolore era lancinante. Non potendo andare al bagno e mi sono pure sporcata i pantaloni. Quando il giorno dopo mi hanno slegata, il mio braccio era gravemente gonfio.

Più tardi, mi hanno rimessa sotto stretta sorveglianza e ammanettata a una colonna del letto per ventiquattro ore al giorno per un mese intero.

Il pasto comprendeva dei panini ammuffiti a base di farina di mais e alcuni sottaceti salati, e potevo bere solo una mezza tazza di acqua al giorno. Di conseguenza ho avuto problemi di stomaco e vomitavo un liquido acido, sentendomi debole come se fossi stata avvelenata. Mi erano negate le visite dei familiari, le telefonate, la doccia e il taglio dei capelli o delle unghie. Questa situazione è durata quattro mesi.

Avvelenata

Nell'ottobre del 2015 mentre ero ancora nella sezione a stretta sorveglianza, Ni Xiaohong ha chiamato la nostra capo cella Liu Yingli nel suo ufficio e le ha consegnato alcuni farmaci tossici da mescolare al mio cibo, ma quando me ne sono accorta e le ho chiesto cosa ci aveva messo dentro, lei ha risposto che non ne sapeva nulla.

Pochi giorni dopo, durante la notte ha messo del veleno nel mio riso e quando al mattino l'ho mangiato, mi sono venute le vertigini, sentivo un forte dolore al cuore come se qualcosa lo tirava verso il basso, la vista si era offuscata e avevo vomito e diarrea. Mi sono allora precipitata in bagno, ma non riuscivo a rimettere. La testa mi girava ed ero sul punto di svenire e appena mi sono sdraiata sul letto ho perso conoscenza. Quando intorno all'ora di pranzo la guardia "controllore" mi ha svegliata, ho notato che le mie labbra erano tutte nere e così mi ha soprannominata “labbra nere”. Ho avuto la sensazione che mi avesse avvelenata con la tetramina, un potente veleno per topi.

Vedendo che ero ancora viva, hanno ordinato a Liu di continuare ad avvelenarmi e un giorno, che per pranzo c'era insalata di pomodori, lei si è avvicinata e ha versato nella mia ciotola del succo di pomodoro con delle pastiglie bianche. Dopo aver ancora negato di averlo fatto, ho provato a riferire il tutto alla caposquadra, ma sono stata trascinata via con la forza. Subito dopo la caposquadra Sun Jisheng e la guardia Zhang Ying sono sopraggiunte e mi hanno ammanettata al letto. Ho quindi spiegato loro che cerano dei farmaci nel mio cibo, ma mi hanno ignorata dicendo che mi avevano legata perché ero uscita dalla cella senza il permesso del controllore, aggiungendo poi altre accuse.

Allora ho protestato per questo trattamento illegale, e loro mi hanno trasferita di nuovo al team "sorveglianza speciale".