(Minghui.org) La signora Geng Shulan, una residente di Shijiazhuang, provincia dell’Hebei, è stata incarcerata per dieci mesi per parlato alla gente della sua fede nel Falun Gong. Durante la sua prigionia, la praticante è stata sottoposta ad alimentazione forzata e costretta ad indossare manette e catene per tre giorni consecutivi, riportando lesioni ai polsi ed alla schiena.
Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è un'antica disciplina spirituale e di meditazione perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Geng, 58 anni, e Li Dongmei sono state arrestate il 18 luglio 2019 dopo essere state denunciate per aver parlato alle persone del Falun Gong. L'11 dicembre sono comparsepresso il tribunale distrettuale di Qiaoxi e ad aprile di quest’anno sono state condannate a dieci mesi ciascuna.
Durante i primi giorni Geng è stata trattenuta nel centro di detenzione n. 2 di Shijiazhuang; le guardie non le permettevano di dormire ed hanno ordinato alle sue compagne di cella di svegliarla ogni quindici minuti.
Illustrazione della tortura: mani e piedi incatenati insieme
Poiché si rifiutava di recitare le regole del centro di detenzione, le guardie l’hanno costrettaad indossare manette e catene per tre giorni. Mentre era incatenata, una guardia le ha dato un calcio nella schiena, provocandole un dolore lancinante. Le catene pesavano circa ventitré chili, così non era in grado di alzarsi, doveva accovacciarsi mentre camminava e aveva anche molte difficoltà ad usare il bagno e a fare la doccia. Le guardie, durante questa tortura, nonpermettevano a nessuno di aiutarla, né di parlarle.
Le manette erano così pesanti che la sua pelle era abrasa e la cicatrice è visibile ancora oggi. Ha avuto mal di schiena per più di un mese e non era in grado di alzarsi in piedi.
Ad agosto Geng ha fatto uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione. Per incitare odio contro di lei, il capo della cella proibiva alle altre detenute di mangiare qualsiasi cibo extra che avevano acquistato da sole finché non avesse interrotto lo sciopero della fame, quindi le detenute potevano soltanto mangiare il cibo fornito in carcere di scarsa qualità e incolpavano Geng per questo trattamento.
Tre giorni dopo le guardie hanno iniziato a sottoporre Geng ad alimentazione forzata, due volte al giorno.
Quando, diversi giorni dopo, il suo avvocato si è recato a farle visita, la guardia ha insistito ad alimentare forzatamente Geng prima di permetterle di incontrarlo. Durante l'alimentazione forzata una detenuta le ha slogato la mascella mentre, per tenerla ferma, le bloccava la testa. Per questa ragione aveva un forte mal di testa e non era in grado di chiudere la bocca, né di parlare. Geng ha sofferto così tanto da non essere in grado incontrare l'avvocato, al quale le guardie hanno poi detto che Geng si era rifiutata di incontrarlo, dopodiché l’hanno deriso per essere venuto al centro di detenzione "per niente" con il clima afoso che c’era.
Nonostante le sue condizioni, le guardie hanno continuato ad alimentare Geng forzatamente. La tortura è durata un totale di quindici giorni. Durante una seduta di alimentazione forzata, una guardia ha minacciato di nutrire Geng con i suoi escrementi. Le guardie le hanno anche addebitato trentacinque yuan per ogni sessione di alimentazione e hanno ritirato più di 1.000 yuan dal suo conto corrente.
A maggio di quest’anno, poco prima di rilasciarla, le guardie hanno addebitato a Geng 200 yuan per un cosiddetto esame fisico.
Precedenti persecuzioni
Geng lavorava nella fabbrica tessile n. 4 nella città di Shijiazhuang. A causa dei turni notturni aveva sviluppato un grave disturbo del sonno ed aveva un problema ai reni. Le sue gambe erano spesso gonfie, tuttavia la maggior parte dei suoi problemi è scomparsa subito dopo aver imparato la pratica del Falun Gong nel 1996.
Nel 1999, dopo che il regime comunista ebbe ordinato la persecuzione del Falun Gong, Geng si recò a Pechino per fare appello al diritto di praticare e fu arrestata, dopodiché fu rimandata a casa, ma la fabbrica tessile la punì riducendo il suo stipendio a 280 yuan ogni mese, nonostante le fosse comunque richiesto di fare lo stesso lavoro. Da quel momento in poi la polizia locale ed il personale del comitato residenziale spesso la molestavano.
Nel 2000 Geng venne nuovamente arrestata dopo essere andata a Pechino per fare appello per il Falun Gong. Questa volta venne licenziata dal suo posto di lavoro e anche suo marito, che non riusciva a sopportare lo stress della persecuzione, volle divorziare da lei.
All’inizio del 2002 Geng si recò, per la terza volta, a Pechino per fare appello e venne nuovamente arrestata. Nel centro di detenzione n. 2 di Shijiazhuang fece uno sciopero della fame per diciannove giornie venne sottoposta ad alimentazione forzata. Un mese dopo, la polizia la inviò al campo di lavoro forzato di Shijiazhuang, senza un giusto processo, con una condanna a tre anni.
La polizia, dopo il suo rilascio, ha continuato a molestare Geng, così è stata costretta a spostarsi continuamente per evitare ulteriori persecuzioni.
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