(Minghui.org) A causa del Falun Gong, la signora Niu Yuhui è stata arrestata sei volte, di cui sono state sentenziate due condanne, una di cinque anni e l’altra presso il campo di lavoro. Ora, a soli nove mesi dalla sua detenzione, la prigione sta impedendo alla famiglia di farle visita con la scusa della pandemia da coronavirus. Con la persecuzione inasprita all'interno della prigione, la sua famiglia è ora molto preoccupata per la sua salute.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è un'antica disciplina spirituale e di meditazione perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Sciopero della fame e torture nei campi di lavoro forzato

Nel 2000, Niu, residente nella città di Shulan, provincia dello Jilin, è stata condannata per la prima volta ad un anno di lavori forzati per essere andata a Pechino a fare appello per il Falun Gong. La polizia ha continuato a molestarla anche dopo che è stata rilasciata, costringendola a vivere lontano da casa per evitare la persecuzione.

È stata nuovamente arrestata il 17 aprile 2008, dopo una denuncia alla polizia quando è tornata a casa per fare visita ai parenti. Non appena è stata portata al centro di detenzione di Shulan, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro l'arresto forzato.

Le guardie, hanno ordinato ai detenuti di schiaffeggiarla, affermando di non essere ritenuti responsabili se fosse morta. La polizia ha continuato a interrogarla e l'ha aggredita verbalmente. Dopo trentatré giorni di sciopero della fame, è stata portata al campo di lavoro forzato Heizuizi. Poiché è stata rifiutata tre volte a causa della sua salute, il 6 giugno la polizia ha dovuto rilasciarla.

Condanna a cinque anni di reclusione

Niu, è stata arrestata di nuovo il 13 ottobre 2016, dove le sono stati confiscati il computer, cellulare e molti altri effetti personali. Ha tenuto di nuovo uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione nel centro di detenzione di Jilin.

Giacché si è rifiutata di svolgere il lavoro non retribuito, le guardie le hanno ammanettato mani e piedi insieme, lasciandola incapace di alzarsi o sedersi. Alcune volte è stata presa a calci con stivali di pelle e privata della carta igienica e una volta persino costretta a a farsela nei pantaloni.

Illustrazione della tortura: mani e piedi ammanettati

A causa degli abusi durante la custodia, Niu ha perso la vista di un occhio ed ha avuto una crescita anormale di tessuto nello stomaco, nonostante ciò le autorità si sono rifiutate di rilasciarla. È stata detenuta in un'unità di terapia intensiva per quasi un mese.

Il 7 giugno 2017,è stata segretamente condannata a cinque anni e multata di 50.000 yuan (circa 6400 euro) dal tribunale di Shulan. Ha fatto appello al tribunale intermedio ed il giudice della corte superiore ha bloccato l'avvocato che aveva assunto per rappresentarla, fuori città. Anche la sua famiglia non era autorizzata a farle visita.

Niu, è stata trasferita all'ottavo reparto della prigione femminile di Jilin il 2 agosto 2017. Per costringerla a rinunciare al Falun Gong, le guardie le hanno dato una quantità molto limitata di cibo e solo un bicchiere d'acqua al giorno. È stata costretta ad alzarsi alle 3:50 del mattino, sedersi su un piccolo sgabello per tutto il giorno e poi andare a dormire verso le 22:00. Durante l’arco della giornata le era permesso di usare il bagno solo tre volte. Questa tortura è durata circa quaranta giorni. Durante quel periodo le fu anche proibito di acquistare beni di prima necessità o fare la doccia.

Illustrazione della tortura: seduta su un piccolo sgabello per tante ore

Tra luglio e agosto 2019, la prigione ha intensificato la persecuzione contro i praticanti che si rifiutavano di rinunciare al Falun Gong. Niu, è stata nuovamente costretta a sedersi su un piccolo sgabello, con le gambe unite e le braccia sopra le gambe formando un angolo di 90 gradi. I detenuti le hanno messo un pezzo di carta tra le gambe e costretta a tenere le gambe unite. Se il foglio fosse caduto, l'avrebbero pizzicata o insultata verbalmente. Le sue braccia erano coperte di lividi ma i detenuti non hanno comunque smesso di torturarla finché non ha tenuto uno sciopero della fame per protestare.

La prigione, ha anche vietato alle famiglie dei praticanti di farli visita o di ricevere chiamate dai altri praticanti. Durante la pandemia dell’anno scorso, Niu e molti altri, hanno tenuto uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione. La prigione ha quindi permesso loro di chiamare le proprie famiglie, ma vietato di fare la doccia oacquistare cibo extra.

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