(Minghui.org) Lo scorso 12 marzo, per la nona volta da quando la persecuzione del Falun Gong è iniziata nel luglio 1999, è stata saccheggiata la casa di una donna di ottantun anni della città di Kunming, provincia dello Yunnan. Quattro giorni dopo, il 16 marzo, la signora Han Junyi è stata messa agli arresti domiciliari. Ora sta affrontando il processo per un'incriminazione emessa contro di lei l'anno scorso.
L'ultima persecuzione
Quando Han è tornata a casa la sera del 12 marzo, dopo essere stata fuori per un giorno, ha notato che mancavano alcuni dei suoi effetti personali, compresi alcuni libri del Falun Gong sul tavolino del soggiorno, altri cinquanta libri nell'armadio della camera da letto, del materiale informativo e le sentenze della sua precedente condanna al carcere per aver praticato il Falun Gong che teneva sotto il lettore DVD. Eppure la porta e la serratura erano intatte.
La donna ha ricordato che un ufficiale di polizia, Liao, l'aveva trovata il 6 marzo e le aveva detto di rimanere a casa perché la polizia avrebbe potuto voler parlare con lei. Han si è rifiutata di obbedire dicendo che non c'era modo per lei di rimanere a casa solo per aspettarli, perché avrebbe comunque dovuto continuare la sua vita.
Per lei era chiaro che era stata la polizia a mettere a soqquadro la sua casa il 12 marzo, quando era uscita.
Incriminata lo scorso anno
Un simile episodio di saccheggio era già avvenuto il 23 novembre 2019 quando, nonostante la sua porta d'ingresso fosse rimasta chiusa, ogni stanza era stata messa in disordine e tutti i suoi libri del Falun Gong, il materiale relativo e la foto del fondatore erano spariti.
Il 9 luglio dell’anno scorso Han è stata accusata di "minare l'applicazione della legge attraverso un'organizzazione di culto", un pretesto standard usato dalle autorità cinesi per criminalizzare i praticanti del Falun Gong.
La donna ha presentato una denuncia contro la polizia alla fine di luglio dello stesso anno per aver saccheggiato la sua casa senza un mandato di perquisizione ed il procuratore per averla accusata senza una base legale.
Arresti ripetuti negli ultimi due decenni
Negli ultimi ventun anni Han è stata ripetutamente arrestata e detenuta per aver sostenuto la sua fede. È stata tenuta due volte in centri di lavaggio del cervello: le è stato dato un anno di lavori forzati nel 2003, inoltre è stata condannata a tre anni per due volte: nel 2005 e nel 2008.
Mentre era rinchiusa nella prigione femminile n. 2 della provincia dello Yunnan, è stata costretta a sedersi su un piccolo sgabello senza muoversi per quattordici ore al giorno, il che ha causato l'infiammazione delle sue natiche, la fuoriuscita di pus e la successiva formazione di spessi calli.
Le guardie le permettevano di usare il bagno solo quattro volte al giorno. Le davano anche poca acqua da bere e le limitavano le docce a una volta alla settimana. Non le era permesso parlare con gli altri o contattare la sua famiglia. L’hanno anche sottoposta a lavaggio del cervello e ad altri abusi per costringerla a rinunciare alla sua fede.
Rievocazione della tortura: seduta su un piccolo sgabello
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