(Minghui.org) La polizia della città di Suzhou, nella provincia dello Jiangsu, ha viaggiato per circa 1.000 miglia (circa 1.610 chilometri) fino a Chongqing per molestare una donna di settantanni, dopo aver intercettato una lettera che aveva inviato ad un procuratore locale, esortandolo a non prendere parte alla persecuzione del Falun Gong.
Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Intorno alle 14.00 del 2 giugno scorso Lei Changrong stava camminando per strada, quando è stata fermata da otto agenti di polizia. Un ufficiale le ha chiesto: "Sei Lei Changrong? Mostra i tuoi documenti e seguici alla stazione di polizia".
La donna ha risposto che non aveva con sé la sua carta d'identità ed ha chiesto, per contro, di vedere i loro documenti. I funzionari in uniforme glieli hanno mostrati rapidamente, affermando di essere in forza in una stazione locale di Chongqing. Gli altri sei, tutti in borghese, hanno ammesso di far parte del dipartimento di polizia di Suzhou.
Gli agenti l'hanno spinta a forza in un'auto della polizia e l'hanno portata alla stazione locale. Lei ha chiesto di potersi appuntare i nomi dei poliziotti ed i loro numeri di distintivo, ma questi si sono rifiutati di darle le informazioni, dicendo: "Siamo noi che ti stiamo interrogando. Ora sei tu a fare le domande".
Un uomo ha detto: "Sono del comitato residenziale di Shiqiao. Lei mi ha spedito una lunga lettera". La donna ha negato di averlo fatto e gli ha chiesto di mostrarle la lettera, ma lui non ha potuto.
"Quindi lei è del comitato residenziale? Ti abbiamo eletto per servire la comunità. Ti abbiamo messo noi nella posizione di perseguitarci?". Ha chiesto Lei a quell'uomo. Dopo aver udito ciò, lui si è girato e se n'è andato.
La donna ha scritto che la polizia l'ha fermata per strada, l'ha arrestata ed ha preso i suoi appunti. Lei ha chiesto di riaverli indietro, ma gli agenti si sono rifiutati di restituirglieli.
La settantenne poi è stata portata nella stanza degli interrogatori. Gli agenti hanno tirato fuori una lettera e le hanno chiesto: "L'hai spedita tu?".
La donna ha chiesto i nomi degli agenti ed i numeri di distintivo della polizia. Inizialmente hanno rifiutato, ma poi hanno ceduto, dopo che lei ha detto loro che li avrebbe denunciati.
La polizia le ha mostrato un video di lei che tornava a casa dopo aver spedito la lettera. C'era anche un primo piano della sua targa. La lettera è stata spedita a Zhang Neng, procuratore del distretto di Wujiang a Suzhou. Gli agenti hanno inoltre mostrato le foto di tre praticanti del Falun Gong di Chongqing sui loro cellulari, chiedendole se li conosceva.
Lei si è rifiutata di rispondere a qualsiasi loro domanda, ed essi hanno detto: "Siamo venuti soltanto dopo aver raccolto abbastanza informazioni su di te".
"Spedire una lettera viola la legge?", ha chiesto la donna.
"Non lo fa. Ma la lettera aveva un contenuto sul Falun Gong". La polizia l'ha accusata di aver violato l'articolo 300 della legge penale, di cui le autorità hanno abusato per incastrare e criminalizzare i praticanti del Falun Gong, negli ultimi ventidue anni di persecuzione.
Lei ha detto che nessuna legge criminalizza il Falun Gong in Cina e che la pratica non è nemmeno sulla lista dei culti del governo, inoltre l'ufficio per le pubblicazioni cinese ha revocato il divieto sulla letteratura del Falun Gong. La donna ha negato qualsiasi atto illecito nell'invio della lettera.
Dopo l'interrogatorio, la polizia di Suzhou si è recata nella sua abitazione per cercare ulteriori informazioni. Hanno cercato di fare delle foto, ma lei li ha fermati. Gli agenti le hanno confiscato un calendario da tavola e diversi biglietti con informazioni sul Falun Gong.
In seguito l'hanno riportata alla stazione di polizia e le hanno chiesto di firmare il mandato di perquisizione ed un documento per il rilascio su cauzione. Lei si è rifiutata di firmare, sostenendo di non aver fatto nulla di male.
La polizia l'ha minacciata: "Il rilascio su cauzione è già la punizione più leggera, oppure possiamo metterti in detenzione penale".
Lei ha ribadito di non aver fatto nulla di male ed ha chiesto alla polizia di non molestarla più. I poliziotti hanno risposto: "Se esci ancora e parli con i tuoi amici praticanti, o mandi informazioni all'estero, ci sarà ancora gente che verrà a parlare con te".
La donna è tornata a casa con sua figlia verso le 2:00 del mattino.
La mattina dopo si è recata nuovamente alla stazione di polizia ed ha cercato di recuperare i suoi appunti dell'arresto. L'ufficiale, che l'ha ricevuta, ha detto che tali appunti erano già stati portati via dalla polizia di Suzhou, e le ha nuovamente intimato di non inviare informazioni a Minghui o si sarebbe cacciata nei guai.