(Minghui.org) Il signor Jia Jinghe, un uomo della contea di Changling nella provincia dello Jilin, è stato condannato a cinque anni per aver praticato il Falun Gong. L’uomo ha impugnato il verdetto, ma il ricorso è stato respinto. È stato trasferito dal centro di detenzione della città di Songyuan alla prigione della provincia dello Jilin, ma a causa della censura delle informazioni in Cina, non sono disponibili ulteriori dettagli sulla sua condanna.
Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Prima della sua ultima condanna, Jia aveva già scontato altri sette anni, sempre per la sua fede.
Jia è stato arrestato presso la sua abitazione il 9 luglio 2007. La polizia gli aveva confiscato oggetti di valore per un ammontare di oltre 10.000 yuan (circa 14.000 euro), inclusi un computer, una stampante, del materiale informativo del Falun Gong, DVD vergini e della carta per fotocopie. Era stato recluso in un centro di detenzione locale e negate le visite dei familiari; Sua moglie svolgeva lavori saltuari e faceva affidamento su un reddito mensile di 300 yuan (circa 40 euro) per mantenere se stessa ed il figlio di sei anni.
Il tribunale locale aveva segretamente condannato Jia a sette anni. La sua famiglia aaveva impugnato il verdetto per lui, ma il tribunale intermedio aveva deciso di confermare lasentenza originale.
Il praticante è stato dapprima portato al campo di lavoro forzato di Zhenlai, poi trasferito alla prigione di Siping e poi a quella di Gongzhuling.
Nella prigione di Siping lui ed altri praticanti del Falun Gong erano stati costretti a lavorare senza paga, producendo 1.300 componenti delle batterie dei cellulari ogni giorno, 100 pezzi in più rispetto alla quota richiesta ai normali detenuti. Le guardie picchiavano i praticanti se non riuscivano a finire il lavoro. Jia ed i signori Liu Xiaoyong, Shi Guoliang, Xu Hongwei e Pang Shikunerano esausti per il lavoro e avevano sviluppato un accumulo di liquidi nel petto. In seguito Pang è deceduto a causa della persecuzione.