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Nei tempi antichi anche un giudice era chiamato a rispondere alla legge

23 Gen. 2023 |   Di Xiang Shang

(Minghui.org) Li Li fu un giudice dello Stato di Jin nel periodo delle primavere e degli autunni (dal 770 al 476 a.C.). Una volta, nel decidere un caso, fraintese una dichiarazione fatta dai suoi subordinati ed espresse un giudizio sbagliato. Di conseguenza una persona innocente venne poi condannata a morte. Quando in seguito Li esaminò il fascicolo del caso, trovò alcuni punti discutibili e si rese conto di aver commesso un errore. A quel punto si pentì così tanto del suo errore che condannò a morte sé stesso. Il duca Wen di Jin, che aveva una fiducia incondizionata in Li, rimase scioccato nell’apprendere della sua decisione. Voleva perdonarlo e cercò di dissuaderlo dalla sua decisione dicendogli: “I funzionari della corte imperiale ricoprono posizioni diverse, e anche il modo in cui vengono puniti per le loro malefatte dovrebbe essere diverso. Sono stati i tuoi subordinati a commettere l’errore per primi, non è stata colpa tua”. Li non la vedeva in quel modo e disse al duca Wen: “Sono io la persona con autorità giudiziaria e non ho mai offerto la mia posizione ai miei subordinati. Sono ben pagato e non ho mai condiviso i miei privilegi finanziari con loro. Ora che ho espresso un giudizio sbagliato e ho fatto uccidere una persona innocente, come posso scaricare la mia responsabilità su di loro?” Il duca Wen amava il talento di Li e non voleva davvero perderlo, quindi proseguì, sperando di convincerlo del contrario: “In base alla tua logica io sono il monarca e ti ho nominato giudice. Se tu pensi di essere colpevole, allora non dovrei essere ritenuto colpevole anch’io?” Li rispose: “Nella gestione di un caso, un giudice deve seguire la legge e dovrebbe essere punito per aver giudicato male un caso e pagare con la vita per aver ucciso una persona innocente. Vostra Signoria non ha fatto nulla di male. Mi ha nominato giudice capo con piena autorità perché credeva che avrei svolto il mio lavoro con coscienza e fossi bravo a gestire casi difficili. Ora che ho commesso un errore e ho messo a morte qualcuno per errore, devo essere condannato a morte anch’io” Li rifiutò di accettare il perdono del duca e si suicidò con la propria spada per difendere la dignità della legge. Culture diverse alimentano diversi stati d’animo. La cultura tradizionale cinese d’ispirazione divina, sottolineava l’armonia tra uomo e natura. Ha arricchito la natura di Budda delle persone e ha incoraggiato il pensiero razionale e la perseveranza. Il giudice Li ha messo a morte una persona innocente per errore. Venne oppresso dal senso di colpa e si uccise per pentirsi. La sua integrità incoraggiò le generazioni future a sostenere la sacralità della legge e dell’umanità. Il Partito Comunista Cinese (PCC) promuove una cultura degenerata che si oppone direttamente alla cultura tradizionale. Disprezza la natura di Budda dell’uomo, calunnia i Budda e i taoisti e distrugge la natura umana. Dopo decenni di dominio comunista, molti giudici cinesi sono stati avvelenati dall’ideologia comunista della falsità, della malvagità e della lotta di classe. Da bambino sentivo spesso gli adulti parlare di come i giudici del PCC “prendessero tangenti sia dai querelanti che dagli imputati”. Allora ero troppo giovane per capire quelle cose. Oggi, durante la persecuzione del Falun Gong tuttora in corso, possiamo vedere come i giudici corrotti seguano semplicemente il PCC per approvare le politiche del Partito e condannare persone innocenti. Ci sono due libri che offrono alcune chiare comprensioni su cosa sia veramente il PCC: I Nove Commentari sul Partito Comunista e L’Obiettivo Finale del Comunismo. In essi si possono trovare le risposte alle differenze fondamentali tra la cultura del PCC e i valori tradizionali cinesi.