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Cittadino cinese incriminato in Corea del Sud per aver danneggiato uno stand informativo del Falun Gong

06 Dic. 2023 |   Di un corrispondente Minghui in Corea del Sud

(Minghui.org) Tra ottobre e novembre scorso, sull’isola di Jeju, in Corea del Sud, sono avvenuti sette episodi di vandalismo agli stand informativi del Falun Gong per opera di cinesi.

L’Associazione Falun Dafa sud-coreana ha affermato che gli attacchi non sono avvenuti per caso, ma organizzati dal Partito Comunista Cinese (PCC). Gli autori hanno distrutto in modo selettivo i cartelloni che parlavano della bufala dell’autoimmolazione di Tiananmen, del prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong da parte del PCC e che “Il PCC non rappresenta la Cina”. È stato chiesto che la procura e il tribunale locali indaghino sulla vicenda e assicurino i responsabili alla giustizia.

Incriminato l’autore del reato

L’ultimo incidente è avvenuto intorno alle 11.30 del 18 novembre. Secondo il praticante del Falun Gong, Kim Jong-kun, durante un breve momento in cui si era allontanato dallo stand, un gruppo di sette giovani cinesi che si aggiravano nei paraggi da almeno dieci minuti, si è avvicinato e ha preso a calci i cartelloni. Uno di loro ha distrutto i manifesti e ha cercato di bruciarli con un accendino, mentre le altre sei persone sono rimaste in disparte a guardarlo. Poiché si scambiavano continui sguardi, era evidente che si trattava di un gruppo e che non erano turisti abituali.

Un perpetratore distrugge i cartelloni del Falun Gong (Foto scattata da Kim Jong-kun)

Kim ha subito chiamato la polizia che, arrivata sul posto, ha ordinato ai cinesi di mostrare i loro documenti per dieci volte, ma questi hanno continuato a rifiutarsi, e la persona, autrice della distruzione dei manifesti, ha opposto una forte resistenza anche quando un agente ha preso le manette per arrestarlo. Alla fine è stato portato al centro di detenzione della stazione di polizia orientale di Jeju.

Questa è stata la prima persona negli ultimi due mesi ad essere stata arrestata per aver distrutto i manifesti del Falun Gong.

Poco dopo l’arresto, la polizia ha sottoposto il caso all’ufficio del procuratore, il quale dopo aver incriminato il colpevole, ha trasferito il caso al tribunale distrettuale di Jeju, chiedendo che venisse applicata una multa di 500.000 won sudcoreani (circa 350,00 euro).

L’incidente è stato divulgato anche dall’importante canale televisivo locale Jeju MBC.

L’Associazione Falun Dafa della Corea del Sud chiede un’indagine approfondita

I praticanti del Falun Gong si riuniscono per chiedere indagini e punizione dei responsabili

Il 28 novembre, i praticanti del Falun Gong hanno tenuto una manifestazione davanti al Consolato generale cinese a Jeju, chiedendo le scuse formali dal console cinese in Corea del Sud per quanto avvenuto. Hanno inoltre esortato il governo sudcoreano a prendere misure per evitare che incidenti simili si ripetano. All’evento hanno partecipato circa 200 praticanti.

Durante l’evento hanno detto che il PCC sta probabilmente tentando di trasformare la Corea del Sud in un’altra Hong Kong per avere il controllo diretto. Hanno aggiunto che i residenti locali dovrebbero conoscere più a fondo il PCC e proteggere il Paese dall’infiltrazione del regime autoritario. Hanno inoltre distribuito lettere ai residenti locali.

L’Associazione Falun Dafa della Corea del Sud ha anche presentato le proprie dichiarazioni al Governatore dell’Isola di Jeju, al Presidente dell’Assemblea dell’Isola di Jeju, al Procuratore Generale del Distretto di Jeju, al direttore della polizia dell’Isola di Jeju e al direttore della polizia Marina del distretto di Jeju, chiedendo che i colpevoli siano portati davanti alla giustizia in conformità con la legge.

Un giorno prima della manifestazione, una crociera con 2.680 turisti cinesi diretti all’isola di Jeju dalla città portuale di Tianjin ha improvvisamente cambiato rotta cancellando il soggiorno programmato, probabilmente per evitare che vedessero la manifestazione dei praticanti.

Contesto

L’isola di Jeju è una comune meta turistica per i cinesi. Dal 2008, il governo sudcoreano ha permesso ai cinesi di entrare sull’isola senza visto e di rimanere fino a 72 ore. Sebbene il turismo abbia subito un rallentamento durante la pandemia, la Corea del Sud sta adottando misure attive per riportare i turisti cinesi.

Per consentire ai turisti cinesi di conoscere i fatti che non hanno potuto constatare in Cina, i praticanti del Falun Gong in Corea del Sud hanno allestito diversi stand informativi nell’isola di Jeju, tuttavia ora vengono attaccati dal PCC.