(Minghui.org) Il 9 marzo 2021 una donna, residente nel distretto di Haidian a Pechino, è stata arrestata per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere della mente e del corpo, nota anche come Falun Dafa, che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
Recentemente si è appreso che Han Chunbo è stata condannata a otto anni dal tribunale distrettuale di Fangshan e che il suo appello è stato respinto dal 2° tribunale intermedio di Pechino. I dettagli del processo e dell’appello sono ancora da indagare.
Non è la prima volta che Han, di 60 anni, viene presa di mira per la sua fede. Nel 2008 le sono stati inflitti due anni di lavori forzati e nel 2015 è stata condannata a tre anni e mezzo di prigione.
Nel 2008 diversi agenti della stazione di Qinglongqiao, nel distretto di Haidian, hanno arrestato Han in un supermercato. È stata trattenuta in diverse strutture, tra cui il Centro di detenzione di Qinghe, la prigione di Sujiatuo e il Centro di smistamento detenuti del lavoro forzato di Pechino.
Dopo averle imposto due anni di lavori forzati il centro di smistamento detenuti di Pechino ha venduto Han al campo di lavoro forzato femminile di Hohhot, nella Mongolia interna. Secondo un informatore, il campo di lavoro ha pagato 800 yuan (circa 102 euro) al centro di smistamento.
Le guardie del campo di lavoro torturavano a piacimento le praticanti del Falun Gong detenute. Sono stati ancora più crudeli con quelle che abitavano fuori provincia, come Han. Le praticanti sono state prese a calci e pugni, ammanettate, private del sonno ed è stato negato loro l’uso del bagno. Per impedire loro di gridare “La Falun Dafa è buona”, le guardie hanno chiuso loro la bocca con il nastro adesivo, hanno anche lavato i loro capelli con l’acqua sporca usata per pulire il pavimento.
Le praticanti che si rifiutavano di svolgere un lavoro non retribuito venivano sottoposte a gravi torture, tra cui l’essere costrette ad accovacciarsi o a stare in piedi al chiuso per lunghi periodi di tempo, o a restare all’aperto dalle 5:00 del mattino alle 10:00 di sera, durante il gelido inverno o la calda estate.
Un’altra tortura spesso usata dalle guardie è stata quella di ammanettare le mani della vittima e di “appenderla” per i polsi (vedi immagine sotto). Le manette incidevano la carne, provocando un dolore atroce. La vittima non veniva fatta scendere finché non sveniva.
Rievocazione della tortura: appesa per i polsi
All’inizio del 2015 Han è stata arrestata nel supermercato Yonghui, nel distretto di Haidian, da agenti appartenenti alla stazione di Huilongguan, della sezione distrettuale di Changping dell’Ufficio di pubblica sicurezza di Pechino. La donna è stata portata al centro di detenzione di Changping.
Al suo arrivo, le guardie e il capo detenuto l’hanno tenuta ferma e le hanno applicato strumenti di tortura alle mani, ai piedi e alla schiena. È stata costretta a indossarli costantemente per quasi otto giorni. Durante il giorno è stata costretta a lavorare e spesso è stata picchiata e insultata. Di notte, a causa dei dispositivi di tortura, il dolore era ancora più insopportabile e aveva difficoltà a respirare.
Il 14 gennaio 2015 Han è stata condannata a tre anni e mezzo dal Tribunale distrettuale di Changping. Il giudice presidente era Yang Weidong, con gli assistenti Sun Ping e Zhao Huiyun e il cancelliere Xiong Wenchao.
La donna ha presentato ricorso in appello e il 1° tribunale intermedio di Pechino ha deciso di confermare il verdetto originale, senza tenere un’udienza. Il presidente della corte d’appello era Sun Qinghong, con Yang Liang e Fan Lin, in qualità di giudici aggiunti. Il cancelliere era Gu Xin.
Han è stata trasferita nel carcere femminile di Pechino, dove ha subito varie forme di abuso da parte delle guardie e delle detenute. Spesso veniva picchiata e le era negato l’uso del bagno. Inoltre, non le veniva permesso di bere acqua, lavarsi o acquistare beni di prima necessità. Le venivano arbitrariamente ridotte le porzioni di cibo, era costretta a fare gli straordinari e le veniva ridotto il tempo per dormire. Le guardie e le detenute la costringevano a fare i bisogni nella bacinella che usava per lavarsi il viso. Durante l’inverno la spogliavano e le versavano acqua fredda sulla testa. Le hanno anche graffiato e ferito la schiena con oggetti appuntiti.
Mentre scontava la pena, Han ha ricevuto una sentenza dal Tribunale distrettuale di Haidian, che dichiarava che aveva divorziato perché aveva violato la legge e che tutti i beni coniugali erano passati all’ex marito.
Nel 2018, dopo essere stata rilasciata, Han ha continuato a subire molestie e intimidazioni da parte delle autorità.
Tribunale del distretto di FangshanIndirizzo: Strada Zhengtong nº 10, Via Gongchen, distretto di Fangshan, Pechino (Codice postale:102488)Tel: +86-10-89366877Giudice presidente: Dong JieGiudici aggiunti: Zhang Enlan, Guo DianchenCommessi: Li Chao, Zhang Linlin
Procura del distretto di FangshanIndirizzo: Strada Zhengtong nº 14, Liangxiang, distretto di Fangshan, Pechino (Codice postale: 102488)Tel: +86-10-81389810Procuratore: Sui DanAssistente: Yang Dan
2° tribunale intermedio di PechinoIndirizzo: Strada Fangzhuang nº 10, distretto di Fengtai, Pechino (Codice postale: 100078)Tel: +86-10-87552367Giudice presidente: Wang MinGiudici aggiunti: Li Kai, Wang HongboCommessi: Zhao Xin e Shen Yi