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Mongolia Interna: Praticante continuamente torturata fin quasi alla morte, resta paralizzata per essersi rifiutata di rinunciare al Falun Gong

17 Marzo 2024 |   Di un corrispondente Minghui della Mongolia Interna, Cina

(Minghui.org) Una donna di 60 anni è stata sottoposta a numerose tribolazioni e indicibili torture, perché si è rifiutata di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata in Cina dal luglio 1999.

Negli ultimi 25 anni Duan Xueqin, della Bandiera sinistra di Bairin, a Chifeng nella Mongolia Interna, è stata arrestata e detenuta otto volte, rinchiusa nella prima prigione femminile della Mongolia Interna e nel campo di lavoro forzato di Tumuji per 12 anni e mezzo. La donna, che è stata torturata dalle autorità, è stata ferita al coccige, e ciò le ha causato una paralisi dalla vita in giù.

La sua famiglia non è stata risparmiata dalla persecuzione. La figlia minore, quando aveva 15 anni, è stata arrestata e detenuta per due settimane per aver parlato a favore della madre. In seguito, la ragazza è stata minacciata con una pistola e ha sviluppato un problema cardiaco.

La polizia ha anche arrestato e picchiato il figlio di Duan, quando non è riuscito a trovarla. Anche il marito, che non praticava il Falun Gong, è stato arrestato e detenuto. A causa della tremenda angoscia e delle continue vessazioni subite, non ha nemmeno permesso a Duan di rientrare in casa per il Capodanno cinese del 2003, quando è tornata dopo aver vissuto mesi da sfollata per nascondersi dalla polizia.

Sfigurata dalle torture subite nel campo di lavoro forzato

Prima di iniziare a praticare il Falun Gong, Duan soffriva di infiammazioni all'intestino, alla cistifellea, allo stomaco, al fegato e aveva anche problemi cardiaci. Ha lottato spesso contro il dolore e alla fine è stata costretta a letto. Nel 1998, dopo aver scoperto il Falun Gong, tutti i disturbi sono scomparsi nel giro di un mese. Non avendo più bisogno di cure mediche, ha iniziato a lavorare e a prendersi cura della famiglia.

La sua vita ha subito una netta svolta dopo che Jiang Zemin, ex leader del Partito Comunista Cinese, ha lanciato la persecuzione del Falun Gong nel luglio 1999. Il 28 gennaio 2000 è stata arrestata e detenuta per 15 giorni, dopo aver fatto gli esercizi nel parco.

Il 5 gennaio 2001 è stata nuovamente arrestata dagli agenti dell'Ufficio per la sicurezza interna della Bandiera sinistra di Bairin e rinchiusa nel locale Centro di detenzione. Dopo essere diventata molto debole a causa di uno sciopero della fame, la donna è rilasciata su cauzione medica dalla polizia, che le ha anche estorto 1.600 yuan (circa 200 euro).

Il 13 giugno 2001 la polizia ha messo a soqquadro la sua abitazione, dopo che lei e suo marito erano usciti per fare la spesa. Tre agenti le hanno confiscato tutti i libri del Falun Gong e uno di loro ha schiaffeggiato la figlia quindicenne per aver detto che il Falun Gong è buono e ha curato i disturbi della madre.

Tre giorni dopo, il 16 giugno, gli agenti hanno fatto nuovamente irruzione nell’appartamento e hanno arrestato Duan e sua figlia. La ragazza è stata detenuta per 15 giorni e alla madre sono stati imposti tre anni di lavori forzati.

A causa delle torture subite nel campo di lavoro forzato di Tumuji, Duan ha sviluppato un grave problema gastrico. Poco dopo la sua ammissione nel campo di lavoro, i funzionari sono stati costretti a rilasciarla. Era così emaciata che i suoi familiari e vicini hanno stentato a riconoscerla.

Ricominciando la pratica regolare degli esercizi del Falun Gong e studiando gli insegnamenti, la donna si è gradualmente ripresa, ma ha dovuto affrontare le continue vessazioni della polizia e dei funzionari del governo della città.

Costretta all'indigenza dopo le continue molestie

Nel settembre 2002, dopo che la figlia maggiore ha partorito, Duan si è recata da lei per accudirla. Quando gli agenti hanno scoperto che non era in casa, hanno molestato la figlia minore, allora sedicenne, minacciandola con una pistola. La ragazza è rimasta così traumatizzata che ha sviluppato un problema cardiaco. Anche il marito di Duan è stato arrestato ed è stato trattenuto per due giorni. In seguito, gli agenti si sono recati a casa della figlia maggiore e hanno riportato a casa Duan per poterla controllare meglio.

Il 14 ottobre 2002 la polizia dell'Ufficio per la sicurezza interna è tornata a casa di Duan e ha tentato di portarla in un centro per il lavaggio del cervello, ma lei è riuscita a fuggire. Verso mezzanotte gli agenti sono tornati, hanno arrestato il figlio, lo hanno portato alla stazione di polizia e lo hanno schiaffeggiato decine di volte.

Nei mesi successivi Duan è stata costretta a vivere da sfollata per nascondersi dalla polizia. Il 29 gennaio 2003, tre giorni prima della vigilia del Capodanno cinese, è tornata a casa, ma il marito era talmente sotto pressione che le ha chiesto di andarsene. La donna è diventata indigente e, nella vicina città di Chifeng, è sopravvissuta chiedendo l'elemosina.

Quasi morta per le torture subite nel centro di detenzione

L'11 febbraio 2003 Duan è stata arrestata dagli agenti dell'Ufficio per la sicurezza interna di Chifeng ed è stata trattenuta nel centro di detenzione locale, dov’è stata interrogata e torturata.

Gli agenti l'hanno picchiata, ferendola a una spalla e a una gamba, perché si era rifiutata di fornire il proprio nome e indirizzo. Per protestare contro la persecuzione, ha iniziato uno sciopero della fame e ogni giorno è stata nutrita a forza. Diversi detenuti le hanno aperto la bocca, fino a romperle i denti. Una volta una guardia le ha dato da mangiare un sacchetto di sale, che le ha provocato lesioni allo stomaco, facendole tossire sangue. Un detenuto le ha quasi fratturato una gamba, quando l’ha spinta sul letto dopo una sessione di alimentazione forzata.

Dopo 18 giorni di torture, la donna era quasi sul punto di morire e la sua famiglia è stata avvisata per riportarla a casa.

Prima che Duan potesse riprendersi, gli agenti del dipartimento di polizia della città di Chifeng l'hanno portata al centro di detenzione distrettuale di Hongshan. Una guardia ha ordinato ai detenuti maschi di alimentarla a forza, anche se vomitava ancora sangue. Poiché si rifiutava di mangiare, il giorno successivo una guardia l'ha percossa con un bastone elettrico. In seguito le guardie l'hanno portata in ospedale, dove le hanno inserito ripetutamente un tubo di alimentazione nello stomaco per l’alimentazione forzata. Ogni volta la donna vomitava molto sangue.

Rievocazione della tortura: Un praticante viene legato al letto della morte con gli arti tesi al massimo, legati ai quattro angoli

Dopo essere stata riportata al centro di detenzione, le guardie l'hanno tenuta legata al letto della morte per due settimane. Durante questo periodo non le è stato permesso di alzarsi per andare in bagno. I detenuti le hanno sputato addosso e l'hanno spogliata per umiliarla. Per intensificare la tortura, le hanno colpito anche il seno e le braccia.

Dopo essere stata tolta dal letto della morte, i suoi muscoli si erano irrigiditi e non era in grado di camminare, né di usare il bagno. Doveva inginocchiarsi a terra, ma era troppo debole per andare di corpo. Era emaciata e sull'orlo della morte. Le guardie l'hanno portata di corsa in ospedale, dove le è stata diagnosticata un'emorragia gastrica. Non volendo assumersi la responsabilità della sua morte, la donna è stata rilasciata.

Tra il 2003 e il 2005, gli agenti dell'Ufficio 610 e i funzionari locali della borgata di Sifangcheng l'hanno spesso molestata a casa.

Prima condanna a quattro anni di prigione

Il 17 ottobre 2005 la polizia ha arrestato nuovamente Duan, mentre stava partecipando al funerale del suocero. La donna è stata rinchiusa nel centro di detenzione di Daban, dove è stata brutalmente picchiata. In seguito, le autorità l'hanno trasferita nella prima prigione femminile della Mongolia Interna, per scontare una pena di quattro anni.

Paralizzata dopo aver scontato la seconda condanna a cinque anni e mezzo di prigione

Alla fine del 2012 è stata nuovamente arrestata e condannata a cinque anni e mezzo, trascorsi nella prima prigione femminile della Mongolia Interna.

Per costringerla a rinunciare al Falun Gong, le guardie l'hanno privata del sonno e hanno cercato di farle il lavaggio del cervello. Quando ha cercato di chiarire la verità alle guardie e alle detenute, è stata picchiata in una stanza isolata. Alla sua famiglia non è stato permesso di farle visita in prigione, perché si era rifiutata di collaborare.

A causa delle torture, le si è lesionato il coccige; alla fine è rimasta paralizzata dalla vita in giù e non ha più potuto badare a se stessa. Nel mese di gennaio 2018 è stata rilasciata e ha vissuto con il figlio a Daban, nella Bandiera sinistra di Bairin.

Terza condanna per aver distribuito letteratura del Falun Gong

Il 6 dicembre 2018, a meno di un anno dal suo rilascio, quattro agenti del dipartimento di polizia l'hanno arrestata per aver distribuito letteratura del Falun Gong. Le hanno preso le chiavi e hanno messo a soqquadro la sua abitazione, confiscandole i libri, le foto e il materiale informativo, che è stato usato in tribunale come prova della sua pratica del Falun Gong.

Dopo essere stata portata al locale centro di detenzione, Duan si è rifiutata di farsi fotografare. Tre guardie l'hanno colpita a turno con i bastoni elettrici ed è stata tenuta per le orecchie da un medico della prigione, mentre veniva fotografata. Poiché ha praticato gli esercizi del Falun Gong e si è rifutata di indossare l'uniforme carceraria, è stata picchiata e ammanettata dietro la schiena. Le torture le hanno provocato l’ipertensione e il battito cardiaco accelerato, ma si è rifiutata di prendere i farmaci sconosciuti che le hanno dato le guardie. Per rappresaglia, la donna è stata brutalmente picchiata.

A causa della ferita al coccige, Duan aveva difficoltà a sedersi. Ogni settimana le guardie la perquisivano due volte, spogliandola e girandola mentre era sdraiata.

Una settimana dopo essere stata arrestata la polizia ha sottoposto il suo caso alla procura locale. Settimane dopo il procuratore ha trasmesso il caso alla procura di Chifeng, che l'ha incriminata dopo un'altra settimana.

All'inizio del 2019 Duan ha subito un processo presso il tribunale locale e, nel mese di maggio 2019, è stata nuovamente condannata a tre anni, trascorsi nella prima prigione femminile della Mongolia Interna, oltre a essere multata di 5.000 yuan (circa 640 euro).

Torturata fin quasi alla morte

Poiché Duan si è rifiutata di rinunciare alla sua fede, in prigione è stata sottoposta a una gestione rigorosa. Non le è stato permesso di acquistare beni di prima necessità e il sovrintendente ha ordinato a Liu Hong, una spacciatrice, di torturarla con ogni mezzo.

Liu la picchiava e le torceva il braccio, perché si rifiutava di indossare la targhetta col proprio nome. Una volta Liu le ha messo della droga sconosciuta nell'acqua e ha fatto in modo che altre quattro detenute gliela versassero nelle narici. Poiché la donna si rifiutava di assumere la droga, Liu ha tentato di soffocarla e le ha tirato il collo con la forza, facendole perdere i sensi.

Sapendo che Duan non poteva sedersi, Liu si è comunque rifiutata di farla sdraiare. Quando la donna si è recata nell'ufficio del sovrintendente per spiegare la sua situazione, quest’ultimo l'ha invece accusata di aver picchiato Liu.

Un giorno Liu le ha coperto la testa con la sua camicia, mentre altre detenute la tenevano ferma nel letto. Liu ha premuto il gomito sul seno di Duan, colpendola ripetutamente alla testa e al volto, provocandole delle ferite. Quando la donna ha cercato di strisciare fuori dalla stanza, Liu l'ha trascinata avanti e indietro sul pavimento.

La salute di Duan è rapidamente degenerata. Non riusciva neanche più a gattonare ed è stata costretta a letto.

Dopo essere stata rilasciata, ha subito due interventi chirurgici importanti e ha rischiato di morire. La polizia e i funzionari locali hanno continuato a molestare lei e la sua famiglia, anche filmandoli per strada senza motivo.

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