(Minghui.org) Ho partecipato a vari progetti della Dafa nella regione, tra cui la distribuzione di materiale informativo della Falun Dafa, chiarimento della verità faccia a faccia, invio di pensieri retti, e così via. A volte andavo a trovare altri praticanti a casa che soffrivano del karma di malattia e studiavo la Fa con loro. Essendo impegnata in diversi fronti, mi compiacevo di me stessa.
Ero diligente, ma non riuscivo a calmarmi quando inviavo pensieri retti. Un praticante ha suggerito di guardare le video lezioni del Maestro e dopo scrivere le nostre riflessioni. La mia mente si è calmata e sono riuscita a mantenere la concentrazione mentre inviavo pensieri retti e studiavo la Fa. Dopo lo studio della Fa ho scritto la mia esperienza e chiesto alla praticante coordinatrice di aiutarmi a revisionarla. È stata una cosa fantastica, perché non ero disposta a essere criticata. Attraverso le varie fasi di questo percorso mi sono autoprotetta: ho pensato che indipendentemente dalle correzioni che avrebbero proposto altri praticanti le avrei accettate e mi sarei corretta, qualsiasi cosa fosse.
Forse la praticante coordinatrice si era già accorta da tempo che il mio stato di coltivazione recentemente era carente, perciò, dopo aver dato una breve occhiata al mio scritto, mi ha fatto notare bruscamente molti dei miei problemi: “In questo lavoro traspare solo una mentalità di mettersi in mostra e di invidia. Perché cerchi di metterti in mostra? Hai detto che gli altri praticanti sono invidiosi di te, non è forse causato dal tuo stesso comportamento? Interrompi gli altri quando parlano e nei tuoi interventi c’è un forte desiderio di metterti in mostra. Possono mai sentirsi a proprio agio gli altri nell’ascoltare?”.
Dato che io e la coordinatrice abbiamo spesso lavorato insieme ad alcuni progetti e abbiamo una certa confidenza, la nostra comunicazione è stata diretta. Tuttavia, di fronte all’espressione tesa del suo viso, alle parole schiette e una serie di domande retoriche, anche se ero preparata, l’ho trovata insopportabile. Lei continuava a muoversi, ad andare in cucina o in bagno, e io ero lì nella stanza, come uno studente in castigo a riflettere sulla lezione ricevuta.
Mi sentivo in imbarazzo e ho pensato di andarmene, ma il mio lato razionale mi ha convinta a restare: “Non posso andarmene, sapevo di essere invidiosa, ma spesso sentivo di non poterci fare nulla. Ora che lei me l’ha fatto notare, ho finalmente capito quali sono i problemi. Devo affrontarlo con decisione e non posso andarmene”.
Trattenendomi per salvare la faccia le ho chiesto se tornando di qua potesse approfondire i miei problemi. Mi ha risposto piena di collera: “Devo spiegarti meglio? Non è ovvio? Il tuo articolo continua a parlare di cose superficiali e non affronta il punto cruciale: la tua grande invidia!”.
Era già l’una di notte quando sono uscita da casa sua. La strada era molto tranquilla e, mentre rientravo, continuavo a pensare all’esperienza vissuta a casa della praticante: l’espressione tesa del suo viso e il suo tono serio, e mentalmente ho mormorato: “Ti definisci un coltivatore? Guardati, hai un’espressione burbera, senza alcuna traccia di pensieri gentili”. Dopo essere tornata a casa mi sono gettata a letto: mi giravo e rigiravo su me stessa, e sentivo la parte di me ‘gelosa’, che cercavo di disintegrare, lottare e rendermi insofferente.
Il giorno dopo ero in stallo: il pensiero bloccato, nella mente il caos più completo. Volevo correggermi seguendo le critiche della praticante, ma non riuscivo a ricordare nessun dettaglio. Avevo un turbine di emozioni in me, pensavo di aver subito un torto, volevo persino urlare. Sapevo che non era il mio vero sé, bensì, lo spirito dell’invidia in un’altra dimensione che creava disordini.
Per quel giorno mi sono decisa di non fare nulla, sarei rimasta a casa per liberarmi di questa ‘invidia’, che voleva farmi fare cattivi pensieri sulla praticante coordinatrice. Io mi opponevo e pensavo bene di lei. Come mi sarei potuta liberare di quegli attaccamenti nascosti nel profondo se non fosse per le sue domande retoriche? Se nessuno esponesse le mie mancanze, come potrei migliorare? Oggi è arrivato il momento di eliminare la ‘gelosia’!
Mentre pensavo a questa ‘vita’, mi sentivo la testa pesante e gonfia, come se sopra avessi una mola, ed era difficile anche ruotare il collo. Ero fermamente decisa a mantenere i miei pensieri, senza mai seguire i pensieri dello spirito della gelosia. Ho chiesto intimamente al Maestro di aiutarmi a distruggere quella roba cattiva.
Miracolosamente, il giorno dopo questo disagio e quello stato mentale bloccato sono scomparsi. La mattina ero rinvigorita e i miei erano pensieri chiari: risentimento, rancore e ingiustizia erano spariti. Mi veniva da piangere, ma era un pianto di gratitudine. Ero sbalordita che la Dafa mi avesse ripulita da quei pensieri complicati e torbidi; ho pensato anche all’aiuto che mi avevano offerto gli altri praticanti: ho percepito il soprannaturale, e non posso descrivere la bellezza di quella sensazione.
Da allora sono cambiata. Per esempio, sono andata a trovare una praticante un’ora più tardi, dopo che lei era arrivata in ritardo all’appuntamento perché aveva sbagliato posto. In passato, anche se non avessi detto nulla, mi sarei comunque lamentata. Ma ora le cose erano diverse. In un’altra occasione, mentre aspettavo altri praticanti, ero calma e mi sono presa il tempo per pensare alla nostra collaborazione. Inconsciamente ho provato una sensazione speciale: Durante questo periodo di rettifica della Fa, i praticanti sono destinati a fare cose insieme. Il progetto della Dafa è grandioso, gli Dei ci stanno benedicendo e l’universo si sta concentrando su di noi. Non riesco a più pensare ai problemi dal mio punto di vista e a trovare le colpe degli altri per cose banali. Dovrei aprire la mia mente e apprezzare profondamente questa cooperazione.
Prima, quando distribuivo i materiali della Dafa, mi sentivo stanca e non avevo voglia di uscire. Ora invece quando distribuisco i materiali mi viene da piangere e sento che la saggezza e la compassione della Dafa sono ovunque e che una vita può essere salvata semplicemente se accetta una copia dei materiali. Il pensiero ipocrita non esiste più.
Negli ultimi anni sono andata a casa di alcuni praticanti che soffrivano del karma di malattia, abbiamo studiato la Fa e scambiato le rispettive comprensioni con loro. Mi preoccupavo molto quando vedevo che i loro sintomi di malattia si protraevano a lungo: diventavo impaziente, mi lamentavo e li rimproveravo. Di conseguenza, una praticante con un karma di malattia, in particolare, non mi ascoltava e non mi ha nemmeno più permesso di andare a casa sua. In seguito ci sono andata ugualmente, spesso per inviare pensieri retti ed eliminare la persecuzione del male, quando la sua situazione peggiorava, e a volte mi fermavo a dormire per prendermi cura di lei. Gradualmente il suo atteggiamento nei miei confronti si è ammorbidito.
Una volta ci sono andata con la coordinatrice per studiare la Fa. Durante il processo, ho condiviso la mia esperienza straziante con l’invidia’ e anche loro hanno parlato delle loro esperienze. Inaspettatamente, dopo aver ascoltato la nostra condivisione, si è sentita ispirata e ha sospirato: “Oh, quindi questo è il modo di guardarsi dentro. Finalmente so come coltivare”. Quando io e la coordinatrice le suggerivamo di coinvolgere altri praticanti per studiare la Fa con lei, di solito si rifiutava di vederci, ma questa volta ha accettato prontamente.
Oltre ad andare a trovare altri praticanti con ‘karma di malattia’, mi sono anche unita a un gruppo locale per la distribuzione di materiale informativo della Dafa. Il gruppo è stato fondato per aiutare alcuni singoli praticanti a lavorare insieme come corpo unico e per allargare l’area di distribuzione.
Il gruppo, all’inizio del 2022, quando è stato fondato, era composto da sei o sette praticanti. Prendevano il materiali da me e lo distribuivano in diversi rioni e quartieri. Ora, dopo oltre un anno, ci sono sempre quattro persone.
Qualcuno del nostro gruppo deve suddividere l’area di distribuzione e pianificare per evitare le sovrapposizioni o la mancata consegna del materiale informativo, ma anche per evitare le telecamere di sorveglianza. Ogni settimana dovevo visitare il sito in anticipo e accompagnare gli altri praticanti sul posto per familiarizzare con l’area. Inoltre mi occupavo di altri progetti della Dafa, secondo necessità. L’operazione dopo un anno si è gradualmente stabilizzata, altri praticanti che soddisfano i requisiti hanno iniziato a dedicarsi alle comunità circostanti, e hanno fornito piani di distribuzione durante gli incontri, e così sono gradualmente passata in secondo piano.
Con la benedizione del Maestro abbiamo operato in modo ordinato, anche durante l’epidemia. Ogni volta che finivamo di distribuire i materiali iniziava l’isolamento, e appena finiva arrivavano nuovi materiali e li distribuivamo tempestivamente. Alcuni praticanti con un sospiro di sollievo hanno detto: “Anche se di tanto in tanto ci bloccavano, questo non ha ritardato affatto i nostri programmi.”
Nel corso dell’ultimo anno circa, l’impazienza e il mio ego sono gradualmente svaniti, e ora quando incontro delle difficoltà sono più calma e mi sento molto più disponibile a cooperare con gli altri. Un praticante del gruppo lavora come assistente nelle case di persone paralizzate. Altre sono casalinghe e si prendono cura dei loro figli. C’è stato un periodo in cui mia madre era ricoverata in ospedale e aveva bisogno della mia compagnia, ma nessun praticante si è mai assentato quando dovevamo uscire insieme a distribuire il materiale.
Questa esperienza mi ha fatto comprendere profondamente che siamo un corpo unico e che la nostra attività di gruppo corrisponde al funzionamento di un sistema in un’altra dimensione. Il Maestro ha delineato il meccanismo della Fa e ognuno di noi è un anello del meccanismo. I progetti della Dafa non hanno bisogno di un capogruppo, perché ognuno svolge un ruolo di coordinamento.
In quanto particelle della Dafa, dobbiamo solo mantenere retti i nostri pensieri nei progetti, seguire scrupolosamente e assimilarci alla Dafa per diventare parte del meccanismo che opera costantemente. Verremo raffinati durante il processo, e le nozioni non conformi alle caratteristiche del nuovo universo verranno dissolte istantaneamente come segatura nell’acciaio fuso.