(Minghui.org) A fine marzo di quest’anno il sito Minghui ha confermato che una residente di Pingdu, nel comune di Qingdao, nella provincia dello Shandong è stata condannata a tre anni di carcere con una multa di 10.000 yuan (circa 1.300 euro), per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
La praticante 52enne Li Li è stata arrestata a casa il 30 agosto dello scorso anno da Liu Jie e altri agenti della Divisione di sicurezza interna. È stata processata al tribunale distrettuale di Huangdao nel centro di detenzione di Pudong il 2 febbraio di quest’anno, e condannata un mese dopo.
Foto recente di Li e suo marito Wang Huanzhong
Prima dell’ultima condanna Li aveva aveva già passato più di 10 anni dietro la sbarre a causa della sua fede. Aveva trascorso due anni in un campo di lavoro forzato, e scontato due pene di quattro anni ciascuna, più un’altra di tre anni e mezzo in carcere. Mentre era in custodia, ha subito continue torture, ogni volta perché si era rifiutata di rinunciare alla sua fede.
Detenuta per aver fatto gli esercizi del Falun Gong in un parco
Il 23 luglio del 1999, tre giorni dopo l’inizio della persecuzione, per protesta, Li ha fatto gli esercizi del Falun Gong in un parco. È stata arrestata da agenti della stazione di polizia di Liyuan che hanno fatto irruzione in casa sua e l’hanno perquisita. È stata detenuta per 29 giorni e licenziata dal posto di lavoro. Mentre era detenuta è stata privata del sonno e costretta a stare nella posizione del cavallo per ore ed ore.
Ricoverata in un ospedale psichiatrico per aver fatto appello in favore del Falun Gong
Ad ottobre del 1999 Li è andata a Pechino per fare appello per il Falun Gong. È stata arrestata e portata all’ufficio di collegamento di Qingdao, a Pechino. Il direttore Cui l’ha picchiata e le ha schiaffeggiato il viso per oltre due ore. È stata ammanettata ai tubi del riscaldamento per due giorni e poi riportata a Pingdu, dove è stata detenuta per altri tre giorni, prima di essere rilasciata.
È ritornata a Pechino per fare appello nel novembre del 1999 ed è stata arrestata di nuovo. È svenuta due volte per le torture. La polizia l’ha ammanettata e lasciata sul pavimento per un’intera notte. Le autorità l’hanno ricoverata all’ospedale psichiatrico di Tonghe per quattro mesi, dopo averla riportata a Pingdu.
Li rammenta che, mentre era nell’ospedale psichiatrico, le somministravano quotidianamente iniezioni e farmaci sconosciuti. Quando lei opponeva resistenza, i medici ordinavano ai pazienti maschi robusti di tenerla ferma per terra e farle ingoiare i farmaci. Dopo la legavano nella posizione dell’aquila aperta o la costringevano a star seduta su una sedia, le tiravano indietro i capelli e la alimentavano forzatamente con dell’acqua. Non si fermavano finché non era sul punto di soffocare.
Ha fatto lo sciopero della fame per protesta contro la persecuzione, ma è stata di nuovo alimentata forzatamente. I medici hanno scovato un sondino nasale spesso e duro e glielo hanno inserito fin nello stomaco, muovendolo avanti e indietro per aumentarle le sofferenze.
A causa dei farmaci che le somministravano aveva preso peso in fretta, era sempre assonnata e sbavava incontrollabilmente. Aveva perso il controllo degli arti e era disorientata. Non riusciva a mangiare e ad andare in bagno da sola.
Siccome non era ancora disposta a rinunciare al Falun Gong, un medico di nome Jin le ha inserito degli aghi nei punti di agopuntura e ci ha fatto passare dentro la corrente, facendole tremare la testa e battere i denti.
È stata rilasciata dopo 123 giorni di tortura all’ospedale psichiatrico e un esborso di 5.000 yuan (circa 650 euro). A causa delle continue molestie della polizia, un mese dopo è stata costretta a vivere lontana da casa.
In seguito è ritornata a Pechino per fare appello ed è stata picchiata nell’ufficio di collegamento di Qingdao, a Pechino per oltre un’ora e detenuta per 15 giorni dopo essere stata riportata a Pingdu.
Due anni ai lavori forzati
È stata di nuovo arrestata nel 2001 per aver scritto sul muro il messaggio “La Falun Dafa è buona” con la bomboletta spray ed è stata costretta a star seduta su una sedia di ferro per due giorni alla stazione di polizia di via Taishan. La polizia l’ha poi portata in un ospedale per una visita medica. Quattro agenti l’hanno messa sul letto, le hanno tenuto ferme le braccia e le gambe, coperto la faccia, tappato la bocca e tolto i pantaloni. Due medici hanno eseguito una visita ginecologica di fronte agli agenti. Poi l’hanno riportata alla stazione di polizia e costretta a imprimere le impronte digitali sul documento riguardante il suo caso, prima di trasferirla al centro di detenzione di Pudong.
Nel centro di detenzione, Li ha fatto lo sciopero della fame per protestare contro la persecuzione. Le guardie l’hanno ammanettata e incatenata. Le manette erano così strette che le mani le si sono gonfiate a dismisura e non riusciva nemmeno a piegare le dita. Non riusciva a stare in piedi dritta e a camminare normalmente a causa delle catene ai piedi, e doveva andare in bagno gattonando. Le guardie gliele hanno tolte solo dopo tre settimane. In quel periodo anche le detenute la picchiavano e le inveivano contro.
In seguito le hanno dato due anni al campo di lavoro forzato Wangcun, dove è stata alimentata forzatamente, le sono stati somministrati farmaci sconosciuti, è stata appesa per i polsi, privata del sonno, costretta a star seduta o in piedi immobile per ore ed ore e picchiata selvaggiamente.
Ha fatto lo sciopero della fame per protesta. Le guardie le hanno inserito un sondino spesso e rigido nel naso e l’hanno alimentata forzatamente. Un giorno, un’ora dopo che le avevano fatto un’iniezione di un farmaco sconosciuto, aveva la sensazione che una moltitudine di formiche le stessero camminando nei vasi sanguigni. Stava molto male e non riusciva a stare né in piedi, né seduta. Le guardie le hanno di nuovo inserito il sondino gastrico, lo hanno fissato alla bocca con un nastro adesivo, l’hanno portata in bagno e appesa per i polsi. Quando ha smesso lo sciopero della fame, l’hanno privata del sonno per 29 giorni di fila e dopo, per quattro mesi e mezzo, la facevano dormire solo due o tre ore a notte.
Li sveniva spesso quando la picchiavano le guardie e le detenute. Le davano pizzicotti, le tiravano ciglia, la trascinavano avanti e indietro sul pavimento. Alle volte la costringevano a stare seduta a lungo immobile e ad ogni minimo movimento la picchiavano selvaggiamente. I piedi le si sono talmente gonfiati a causa delle lunghe ore passate in piedi, che non riusciva a infilarsi le scarpe e doveva stare scalza, il che la faceva sentire come se stesse sulla punta di un coltello. Dopo essere svenuta durante un episodio di tortura, la guardia Shi Cuihua l’ha tenuta appesa per i polsi in bagno per cinque giorni.
Inoltre le guardie spesso non le davano da mangiare, non le consentivano di fare la doccia, e di usare il bagno, e per fare i suoi bisogni doveva usare la bacinella in cui si lavava la faccia.
Per raggiungere il tasso di trasformazione (la percentuale di praticanti costrettI a rinunciare alla loro fede) le guardie hanno scritto una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong in sua vece. Quattro di loro la tenevano ferma per terra, con una seduta sul collo, una sulla schiena e una sulla gamba, e un’altra che le teneva la mano per firmare la dichiarazione. Non avendo altre opzioni, Li batteva la testa sul pavimento per protesta.
Condannata a quattro anni per aver affisso dei manifesti del Falun Gong
La sera del 21 gennaio 2004, la vigilia del Capodanno cinese, Li è stata arrestata mentre metteva del materiale del Falun Gong nelle cassette postali. È stata picchiata da un agente della stazione di polizia di Tonghe e tenuta su una sedia di ferro per tutta la notte, ammanettata dietro la schiena e senza il piumino, in una stanza senza riscaldamento.
Dopo essere stata riportata al centro di detenzione di Pudong, Li ha fatto lo sciopero della fame. Ha vomitato sangue dopo ogni volta che la alimentavano a forza. Le guardie le hanno incatenato mani e piedi insieme e istigato le detenute a inveire contro di lei.
Poi è stata condannata a quattro anni al carcere femminile della provincia dello Shandong. Al suo fermo rifiuto di rinunciare al Falun Gong le guardie le hanno proibito l’uso del bagno e l’hanno messa in cella d’isolamento. Alle volte non le davano da mangiare, o le davano del cibo a cui erano stati aggiunti farmaci tossici, che le rallentavano i riflessi, ed è anche svenuta diverse volte. Ha anche iniziato ad avere una paura indicibile, che è durata a lungo anche dopo il rilascio.
Un altro arresto
L’altro arresto di Li è avvenuto durante una festa di quartiere il 13 gennaio del 2012. È stata nuovamente picchiata e interrogata. Quella sera la polizia l’ha portata all’ospedale di medicina cinese di Pingdu per una visita e l’ha picchiata di nuovo. Dopo è stata portata al carcere di Pingdu. Quando è stata rilasciata il 16 gennaio del 2012, alla sua famiglia sono stati estorti 1.200 yuan (circa 150 euro).
Seconda detenzione di quattro anni
Sei mesi più tardi, il 24 luglio 2012, è stata nuovamente arrestata per aver distribuito volantini in cui si invitava la gente all’udienza del praticante Wang Guangwei, quando il suo avvocato avrebbe presentato una dichiarazione di non colpevolezza per lui. È stata interrogata alla stazione di polizia di via Taishan. Le guardie l’hanno tenuta al centro per il lavaggio del cervello di Qingdao per 20 giorni, poi l’hanno portata al centro di detenzione di Pudong.
Quando si è rifiutata di indossare l’uniforme da detenuta, il direttore del centro, Zhuang Lijuan, ha ordinato a una detenuta di tapparle la bocca con dei calzini. È stata anche picchiata, ammanettata e incatenata. Non le hanno tolto le manette nemmeno quando doveva andare in bagno.
Non molto tempo dopo le è stata inflitta una seconda pena di quattro anni al carcere femminile provinciale dello Shandong, dov’è stata di nuovo torturata brutalmente.
Li rammenta che per farla rinunciare al Falun Gong, le guardie non le permettevano di acquistare i beni di prima necessità, in particolare la carta igienica. Poteva usare solo un calzino per pulirsi dopo aver usato la toilette. Poi lavava il calzino e lo teneva in una borsa per usarlo la volta successiva. Per 131 giorni senza interruzione, le guardie l’avevano picchiata ogni giorno nella doccia, dove non c’era la telecamera di sorveglianza. La calpestavano, le colpivano la testa e la bocca con una scarpa e le mettevano le braccia dietro la schiena e poi gliele tiravano su. Il dolore era atroce.
Quando la bocca le si è gonfiata a causa del pestaggio, una detenuta l’ha imbavagliata con un asciugamano che usava per pulirsi i piedi. Una volta le hanno anche tappato il naso e l’hanno quasi soffocata. Quando le detenute si stancavano di picchiarla le legavano le mani dietro la schiena.
Ricostruzione della tortura: tappare la bocca con un bavaglio
Alcune detenute una volta l’hanno tenuta ferma a terra, le hanno fatto allungare le gambe e gliele hanno calpestate. Poi le hanno tenuto aperto l’occhio sinistro, gliel’hanno punto con i capelli, e hanno cercato anche di cavarglielo. L’occhio sinistro ha avuto un’eccessiva suppurazione e lei non è stata in grado di aprirlo per molto tempo.
Durante i pasti le mettevano il cibo per terra e lo prendevano a calci. Non poteva mangiare finché le detenute non finivano il loro pasto. Le mettevano anche dei farmaci sconosciuti nel cibo. Lei mangiava pochissimo per evitare di ingerire quelle sostanze tossiche. Per evitare di bere acqua tossica era costretta a bere l’acqua della cassetta di scarico della toilette. La maggior parte del tempo lo trascorreva in cella d’isolamento.
È stata rilasciata nell’agosto 2016, dopo quattro anni d’inferno.
Terza condanna a tre anni e mezzo
Solo sei mesi dopo il suo rilascio, il 31 gennaio del 2017 Li è stata arrestata di nuovo da agenti della stazione di polizia di via Taishan. Siccome era il periodo delle festività del Capodanno cinese, la polizia l’ha rilasciata quella sera stessa.
L’agente Xu Zengquan e altri della stazione di polizia di Taishan hanno fatto irruzione a casa di Li l’11 aprile del 2017 e perquisito l’abitazione. Dopo averla portata al centro di detenzione di Pudong, Xu l’ha afferrata per i capelli, tenuta ferma a terra e le ha prelevato a forza il sangue.
L’11 ottobre del 2017 è stata condannata a tre anni e mezzo dal tribunale di Pingdu. È stata trasferita al carcere femminile provinciale dello Shandong l’11 novembre dello stesso anno, e rilasciata il 10 ottobre del 2020.
Durante la prigionia ha subito ancora brutali torture: le hanno tappato la bocca con spazzole per le scarpe, che le causavano piaghe e sanguinamenti in bocca, colpito le parti intime con lo spazzolone del water, l’hanno esposta a temperature glaciali e costretta a fare la spaccata con le gambe. I dettagli delle torture durante la prigionia sono disponibili nel primo articolo correlato di seguito riportato.
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