(Minghui.org) Un residente di Kunming, nella provincia dello Yunnan, è stato condannato a tre anni e mezzo con una multa di 10.000 yuan (circa 1.300 euro) il 22 aprile di quest’anno, per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Il 51enne Liu Zhinming lavorava come postino e autista di car-sharing prima di restare a casa per occuparsi a tempo pieno della sua sorella autistica e di suo figlio di nove anni. La famiglia faceva affidamento solo sullo stipendio della moglie, una babysitter. Dopo il suo arresto, il 16 novembre dello scorso anno, anche sua moglie è stata arrestata e interrogata. La deposizione che ha reso è stata usata a sua insaputa contro il marito. A causa di questo fatto ha anche perso il suo lavoro di babysitter e ora ne sta cercando un altro mentre si prende cura del suo bambino e cerca anche di riportare sua cognata a casa, dopo che le autorità l’hanno ricoverata con la forza in un ospedale psichiatrico.
Il 16 novembre dello scorso anno intorno alle 7:00 alcuni agenti della stazione di polizia di Jinbi hanno fatto irruzione in casa di Liu. Gli hanno confiscato molti effetti personali inclusi il suo cellulare e quello del figlio. La sorella e il figlio sono stati entrambi testimoni dell’irruzione in casa e dell’arresto.
Attorno alla stessa ora, la polizia ha chiamato sua moglie Cheng Yun, di 39 anni, che viveva temporaneamente in casa del suo datore di lavoro per prendersi cura del figlioletto di quest’ultimo. Nel giro di poco è stata arrestata e portata alla stazione di polizia di Jinbi per l’interrogatorio. La deposizione che ha reso è stata usata in seguito dalla polizia come prova d’accusa contro Liu.
Liu è stato portato al centro di detenzione di Xishan. Il suo arresto è stato approvato il 22 novembre dello scorso anno. Poco dopo la polizia ha sottoposto il caso alla procura distrettuale di Xishan, che l’ha incriminato e ha passato il caso al tribunale distrettuale di Xishan.
Cheng ha assunto un avvocato per rappresentare Liu. Venti minuti prima del processo di suo marito, alle 9:30 del 19 aprile di quest’anno, il tribunale improvvisamente l’ha chiamata per comunicarle che avevano respinto la rappresentanza legale di Liu. Tre giorni dopo Cheng Yijun (nessuna parentela) ha annunciato a condanna di Liu a tre anni e mezzo con una multa di 10.000 yuan.
All’incirca alla stessa ora in cui la polizia aveva fatto irruzione in casa di Liu, Cheng ha ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto. L’interlocutore ha detto di essere dell’Ufficio istruzione locale e voleva sapere perché il figlio non stesse più andando a scuola. Non sapendo dell’arresto del marito lei lo ha pregato di contattare lui per ricevere informazioni dettagliate. Ha messo giù il telefono e non ha risposto quando lui ha richiamato.
Dopo solo due minuti, qualcuno ha bussato alla porta del suo datore di lavoro e le ha chiesto ancora dell’assenza del figlio da scuola. Lei è scesa giù con loro ed è stata circondata da sette agenti, due dei quali erano in uniforme. Un agente in uniforme le fatto balenare un identificativo davanti agli occhi in tutta fretta e l’ha messo subito via, senza lasciarle vedere quello che c’era scritto sopra.
L’hanno portata nella stanza degli interrogatori presso la stazione di polizia di Jinbi, nella quale poi sono entrati due agenti che hanno iniziato a porle domande senza rivelare le proprie identità. Hanno chiesto ancora perché il figlio non stava andando a scuola. Lei ha detto che aveva febbre e raffreddore e si stava riposando a casa. Gli agenti hanno detto che era illegale che il figlio perdesse la scuola e che erano lì per aiutare la famiglia a risolvere il problema, incluso trovare una sistemazione per la cognata, così che il marito potesse riprendere a lavorare. Hanno anche chiesto cosa faceva il marito di solito durante il giorno e con chi aveva frequenti contatti. Lei ha detto che il marito stava a casa per badare al bambino e a sua sorella e non usciva molto spesso.
Alcune ore dopo gli agenti sono ritornati e hanno chiesto a Cheng se sapeva che il marito praticava il Falun Gong. Lei ha notato che la polizia aveva registrato quello che aveva detto in modo selettivo, quando è stata costretta a firmare il verbale dell’interrogatorio.
La polizia è andata via, ma è ritornata alcune ore dopo. Gli agenti hanno obbligato Cheng a firmare una dichiarazione in cui prometteva tre cose. Lei si ricorda solo due di quelle richieste: una era che doveva premurarsi che suo figlio andasse a scuola ogni giorno e l’altra che il figlio non poteva praticare il Falun Gong prima dei 18 anni.
Cheng è stata trattenuta tutto il giorno alla stazione di polizia; nessun agente le ha mostrato il tesserino di riconoscimento o le ha spiegato di cosa si trattasse il caso. Lei ha scoperto dopo che uno degli agenti che si occupava del caso era Liu Wang. Prima di lasciarla andare via alle 21:00 dello stesso giorno (16 marzo dello scorso anno), la polizia le ha fatto firmare un mandato di comparizione.
Dopo aver scoperto che la sua deposizione era stata usata dalla polizia come prova d’accusa contro il marito, Cheng ha dato alla polizia una dichiarazione in cui affermava di aver detto quelle cose dopo essere stata minacciata e ingannata dagli agenti e riteneva non valide le informazioni.
Durante l’interrogatorio gli agenti di polizia hanno accennato a Cheng che potevano mettere la cognata in una casa di cura. Lei non è stata d’accordo.
Quando è ritornata a casa ha visto due membri del comitato residenziale. Loro le hanno detto che avevano “tenuto compagnia” al bambino per tutto il giorno fin dall’arresto di suo marito. Suo figlio le ha detto che la zia autistica era stata portata in un ospedale dai servizi sociali.
Cheng ha chiesto ai membri del comitato residenziale come avevano potuto le autorità portare la cognata in un ospedale psichiatrico senza la firma dei suoi tutori. Loro hanno risposto che ci era andata di sua spontanea volontà.
Cheng ha anche saputo che la polizia aveva chiamato sua sorella Hua (nome di fantasia) poco dopo averla portata alla stazione di polizia. Avevano mentito a Hua dicendole che Cheng, suo marito e il figlio erano tutti alla stazione di polizia. Hua vi si è recata tre volte per informarsi sul caso, ma la polizia si è rifiutata di dare informazioni e non le ha permesso di vederli. Visto che continuava a far domande, alla fine la polizia le ha detto che solo Cheng e Liu erano alla stazione di polizia, mentre il figlio era ancora a casa.
Cheng in seguito ha avuto conferma che sua cognata era stata portata in un ospedale psichiatrico. Circa una settimana dopo, ha saputo che la cognata non sopportava più l’ambiente ospedaliero e aveva chiesto di tornare a casa. Ma il medico curante ha detto che per dimetterla ci voleva la firma degli stessi dipartimenti che l’avevano mandata lì, fra i quali vi erano la stazione di polizia di Jinbi, il comitato residenziale e un’agenzia governativa sconosciuta.
Dopo questo fatto increscioso Cheng è stata licenziata. Ora è alla ricerca di un nuovo lavoro, si prende cura del figlio da sola e in più deve cercare di riportare sua cognata a casa.