(Minghui.org) Chen Hanshou, un 72enne di Deyang della provincia del Sichuan, è stato in carcere dal 25 aprile al 24 luglio di quest'anno per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere di corpo e mente perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
I suoi primi guai giudiziari risalgono al 12 maggio del 2022, quando due agenti in borghese l'hanno arrestato mentre parlava del Falun Gong alla gente in un mercato ortofrutticolo all'aperto.
Lo hanno portato alla Stazione di polizia di Donghu per l'interrogatorio e nel frattempo altri agenti si sono fatti aprire la porta di casa sua dalla figlia con una scusa e hanno fatto irruzione nell'abitazione. Hanno confiscato diversi amuleti che portavano il messaggio "La Falun Dafa è buona, Verità- Compassione-Tolleranza sono buone". Prima di andarsene hanno fatto firmare alla figlia il documento di "rilascio su cauzione ", e i loro colleghi alla stazione di polizia hanno poi rilasciato Chen nel pomeriggio.
A luglio di quell'anno la Procura distrettuale di Jingyang gli ha notificato che era stato accusato di aver violato l'articolo 300 del Codice Penale, in cui si affermava che chiunque si serva di un'organizzazione di culto per minare l’applicazione della legge sarà condannato al massimo della pena e gli hanno consigliato di assumere un avvocato.
Chen, invece di assumere un avvocato, ha sporto denuncia contro i due agenti che l'avevano arrestato. Li ha accusati di non indossare l'uniforme al momento dell'arresto, di aver fatto irruzione in casa senza averglielo comunicato, di non aver mostrato nessun mandato di perquisizione, di non avergli rilasciato la lista degli effetti confiscati e anche del reato di furto in abitazione privata.
La Procura però ha respinto la denuncia e lo ha indirizzato al comitato disciplinare distrettuale, che a sua volta lo ha mandato all'ispettorato della Stazione di polizia di Donghu. Qui gliel'hanno accettata, ma due settimane dopo gli hanno comunicato che non avevano giurisdizione in materia.
Chen allora l'ha ripresentata in procura, che all'inizio si è ancora rifiutata di accettarla, ma poi ha ceduto quando lui ha mostrato l'articolo 110 del Codice di procedura penale in cui si afferma che le procure e i tribunali devono accettare le denunce e le accuse e trasferirle agli organi competenti se non rientrano nella loro giurisdizione.
La procura non gli ha però dato nessuna ricevuta della presentazione della denuncia come richiesto per legge.
I due agenti che l'avevano arrestato lo hanno convocato alla stazione di polizia ad agosto 2022 e gli hanno proposto un accordo: l'avrebbero lasciato in pace se avesse fatto cadere le accuse contro di loro. In quanto praticante del Falun Gong Chen non aveva sporto denuncia per cercare vendetta, ma per chiarire i fatti sul Falun Gong. Così ha acconsentito di ritirare la denuncia e pensava che i guai giudiziari per lui fossero finiti.
La polizia però ha cercato ancora di incriminarlo e ha dichiarato di aver confiscato ben 171 copie di materiale del Falun Gong da casa sua. La Procura distrettuale di Jingyang ha proceduto a incriminarlo a luglio dello scorso anno e lui ha ripresentato la denuncia contro i due agenti che l'avevano arrestato al Tribunale distrettuale di Jingyang, insieme alla sua dichiarazione di autodifesa.
Non molto tempo dopo, un agente della Stazione di polizia di Donghu lo ha chiamato e gli ha detto che il tribunale lo aveva messo ai domiciliari per sei mesi, ma non c'era nessun verbale della notifica agli arresti domiciliari. L'Ufficio distrettuale di Jingyang lo ha anche chiamato e gli ha chiesto chi gli avesse scritto la dichiarazione di autodifesa.
Chen è stato processato il 26 settembre dello scorso anno. Sua moglie Xiao Yifeng aveva già preso posto in aula quando i giudice Han Jian le ha ordinato di uscire. Han ha detto che il processo da aperto era ora divenuto segreto e non erano ammessi spettatori.
Durante l'udienza di due ore Chen non è stato assolutamente autorizzato a parlare, mentre il PM ha trascorso un'ora e mezza a leggere l'atto d'accusa e altro materiale. Il giudice Han ha solo chiesto a Chen di presentare la dichiarazione di autodifesa in forma scritta e non verbalmente.
Il 25 aprile scorso, intorno alle 10.30, Chen e sua moglie hanno sentito un rumore di passi dietro di loro, si sono voltati e hanno visto due agenti in borghese e una guardia di sicurezza. I tre hanno seguito i coniugi fino alla loro abitazione e poi hanno mostrato loro un pezzo di carta su cui c'era scritto che era un mandato d'arresto spiccato dal Tribunale distrettuale di Jingyang. Hanno spinto a terra Chen e lo hanno ammanettato. La signora Xiao ha gridato: "La polizia sta arrestando delle brave persone!". Molta gente che abitava lì è uscita in strada per vedere chi era a provocare un simile trambusto, ma un agente in borghese ha intimato loro di ritornare nelle loro case.
Xiao è andata in tribunale alle 15:00 del 7 maggio di quest'anno per presentare istanza di figurare come difensore non-avvocato del marito, ma il giudice Han ha respinto la richiesta e l'ha accusata di essere una sospetta. Le ha detto che avrebbe pronunciato il verdetto l'indomani e di fatto il giorno dopo (8 maggio) ha condannato Chen a tre mesi. È stato rilasciato tre mesi dopo, il 24 luglio.