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Febbraio 2024: 10 praticanti del Falun Gong deceduti a causa della persecuzione

16 Marzo 2024 |   Di un corrispondente Minghui

(Minghui.org) A febbraio di quest’anno sono stati registrati 10 decessi di praticanti del Falun Gong imputabili alla persecuzione.

I nuovi casi confermati includono un caso nel 2014, uno nel 2017, tre nel 2023 e cinque quest’anno. A causa della stretta censura sull’informazione del regime comunista, non è dato conoscere la situazione della persecuzione in maniera tempestiva ed è probabile che il numero delle vittime sia molto maggiore.

I praticanti deceduti (di cui quattro sono donne) avevano un’età compresa fra i 53 e gli 86 anni e provenivano da sei province. Lo Jilin ha riportato la maggior parte dei casi (quattro), seguito da due nel Gansu e rispettivamente uno nell’Hebei, nell’Heilongjiang, nel Jiangsu e nel Liaoning.

Quattro praticanti sono morti mentre erano in custodia: si tratta di un uomo di 86 anni che stava scontando 11 anni e mezzo, una donna 74enne che scontava quattro anni, un’altra donna, la cui età è sconosciuta, che scontava nove anni, e un uomo di 62 che è morto nel centro di detenzione sette mesi dopo l’arresto. La maggior parte dei praticanti sono deceduti dopo aver avuto problemi di salute per settimane o anni, a causa delle torture subite durante la prigionia.

Qui di seguito riportiamo i casi di morte selezionati segnalati a febbraio scorso. L’elenco dei praticanti può essere scaricato qui (PDF).

Decessi in custodia

Jiangsu, notizie tardive: Uomo muore in carcere nel febbraio dell’anno scorso, sette mesi dopo il suo arresto

Xia Zhenglun, un agente assicurativo di Lianyungang, nella provincia del Jiangsu, è stato arrestato a metà febbraio dell’anno scorso. Mentre era al centro di detenzione della contea di Guanyun ha iniziato a soffrire di edema sistemico ed è stato portato al primo ospedale popolare di Lianyungang. Tutte le cure si sono rivelate vane ed è morto a settembre dell’anno scorso. Aveva 62 anni.

Xia aveva sempre goduto di ottima salute da quando aveva intrapreso il Falun Gong all’inizio del 2012, e non è chiaro quale maltrattamento subito in prigionia abbia causato il repentino peggioramento delle condizioni di salute, poi sfociato nel prematuro decesso.

Prima di diventare un praticante del Falun Gong, Xia aveva dei forti fraintendimenti riguardo alla pratica, a causa della continua propaganda d’odio del regime comunista. Nel 2012, dopo essere incappato per caso nello Zhuan Falun, il libro contenente i principali insegnamenti del Falun Gong, ha trovato le risposte a molte domande che aveva sulla vita. Dopo aver provato gli esercizi della pratica per la prima volta ha dichiarato di aver sentito il corpo leggero e “meraviglioso in un modo non esprimibile a parole”.

Nelle prime fasi della persecuzione, degli agenti della stazione di polizia di Dongxin hanno arrestato Xia la notte del 26 giugno 2014 e lo hanno tenuto tutta la notte ammanettato dietro la schiena. Lo hanno portato in cella la mattina seguente e lo hanno tenuto lì per 15 giorni. Hanno anche fatto irruzione in casa sua e sequestrato un gran numero di libri del Falun Gong e materiale informativo, nonché il computer, il lettore musicale e le chiavette USB.

Il 2 febbraio 2015 deli agenti della stessa stazione di polizia lo hanno catturato di nuovo e lo hanno tenuto in cella per altri 15 giorni.

Heilongjiang: Donna 74enne muore mentre è in carcere per scontare una pena di quattro anni a causa della sua fede spirituale

Li Yuzhen di Harbin, nell’Heilongjiang, è stata arrestata il 10 giugno 2021 in una retata e, in seguito, condannata a quattro anni con una multa di 10.000 yuan (circa 1.290 euro). L’hanno trasferita al carcere femminile provinciale dell’Heilongjiang il 7 gennaio del 2022, dopo che il suo appello è stato respinto.

Nell’8° reparto del carcere due letti a castello erano addossati alla parete e la maggior parte delle praticanti neo detenute venivano fatte dormire fra altre due persone, ciascuna delle quali occupava un letto. Coloro che non avevano un letto dovevano dormire nel corridoio. Li aveva problemi alle gambe, ma le è toccato lo stesso dormire in uno dei letti a castello in alto. Nonostante ciò le altre detenute dicevano persino che veniva trattata bene.

La detenuta Yuang Jingfang, una truffatrice condannata all’ergastolo, era stata nominata capo squadra dalle guardie grazie alla sua partecipazione attiva alla persecuzione delle praticanti del Falun Gong.

Li è stata portata in ospedale i primi di gennaio di quest’anno ed è morta lì una settimana dopo. Non è chiaro se abbia sviluppato una malattia terminale o se sia morta per le torture subite in prigione. Aveva 74 anni.

Liaoning: Uomo di 87 anni muore mentre sta scontando una pena di 11 anni e mezzo per la sua fede nel Falun Gong

Liu Dianyuan di Chaoyang, nella provincia del Liaoning, è stato condannato a 11 anni e mezzo nel 2016, all’età di 78 anni, per la sua pratica del Falun Gong. Nonostante le sue precarie condizioni di salute il carcere lo ha accettato. Negli anni la sua salute ha continuato a peggiorare ed è morto il 10 febbraio di quest’anno, il giorno del capodanno cinese. Aveva 86 anni.

Liu Dianuan

Era stato arrestato il 9 novembre 2015 mentre si trovava in casa di sua sorella, dopo aver trascorso cinque anni dandosi alla macchia per sfuggire alla polizia. Per incastrarlo la polizia ha prodotto prove false, asserendo che la casa dove Liu era stato arrestato era piena di libri e materiale del Falun Gong.

Quando è comparso in aula al tribunale della contea di Jianping cinque mesi dopo, il 7 aprile del 2016, l’uomo in salute e dall’intelligenza pronta si era trasformato in un individuo emaciato e con scarsa memoria. Il giudice che presiedeva, Li Yan, gli ha dato una condanna pesante: 11 anni e mezzo. Liu avrebbe avuto 90 anni alla fine della pena.

Anche se non era compatibile con la detenzione a causa della sua salute cagionevole, il 1° carcere di Shenyang lo ha accettato comunque quando l’ufficiale giudiziario ve lo ha portato il 14 giugno del 2016.

Non è chiaro se la famiglia di Liu sia stata autorizzata a fargli visita dopo l’incarcerazione. Nel settembre 2022 le guardie hanno chiamato i familiari e hanno detto loro di portargli dei pannoloni. Questi ultimi hanno in seguito hanno scoperto che Liu, allora 84enne, era ormai completamente disabile, ma la prigione ha rifiutato di rilasciarlo per le cure mediche.

L’11 febbraio scorso, il secondo giorno del capodanno cinese, i familiari hanno ricevuto una telefonata dal carcere in cui si comunicava che l’uomo era morto il giorno precedente.

Decessi avvenuti successivamente al rilascio

Jilin, notizie tardive: Marito e moglie muoiono a tre anni di distanza l’uno dall’altro

Liu Yubai, ex operaio di una fabbrica di automobili della città di Jilin, nella provincia omonima, è morto nel 2017, a distanza di poco più di un anno dal rilascio, dopo aver scontato una pena di quattro anni presso il carcere locale. Sua moglie Zheng Cuifen, anche lei praticante del Falun Gong, era già morta nel 2014, mentre scontava una pena detentiva.

Qualcuno ha bussato alla porta di Liu dopo le 22:00 il 29 maggio del 2012 e ha chiesto se l’auto parcheggiata di sotto fosse la loro, Liu ha risposto che era della figlia. Non appena ha aperto la porta, tre agenti di polizia sono piombati in casa e corsi in camera della figlia cercando il marito. La figlia, Liu Li, ha detto loro che il marito era a lavorare fuori città. Le hanno chiesto il numero di telefono, ma lei si è rifiutata di darlo.

Allora hanno perquisito la casa e hanno requisito la borsa di Liu Li. Quando ha cercato di riprendersela l’hanno ammanettata e portata giù. Poi hanno anche perquisito la sua auto e sono ritornati a casa sua per sequestrare il computer e altri effetti personali. Anche Liu è stato arrestato e portato alla stazione di polizia con sua figlia.

Liu Li è stata rilasciata più tardi in serata, il padre invece è stato portato nel centro di detenzione di Jilin il giorno dopo. Entrambi i genitori, che avevano quasi novant’anni e facevano affidamento su di lui per l’assistenza, hanno sofferto un duro colpo sapendo del suo arresto e della detenzione. Sua madre è morta due mesi dopo, il 2 agosto, e la polizia gli ha negato il permesso di recarsi al funerale.

I familiari di Liu hanno più tardi confermato che la polizia aveva trasferito il caso alla procura distrettuale di Gaoxin. Quando sono andati lì il 14 settembre per cercare di farlo rilasciare, sono rimasti sorpresi quando è stato comunicato loro che Liu era stato processato più di 10 giorni prima dal tribunale distrettuale di Gaoxin. Hanno chiesto al giudice Wang, che si occupava del caso di Li, perché non li avesse informati dell’udienza, ma non hanno ricevuto risposta.

Hanno richiamato il giudice Wang il 27 novembre del 2012 per avere degli aggiornamenti sul caso. Questa volta Wang ha detto che aveva già condannato Liu a quattro anni il 24 novembre. Loro hanno ribadito di averlo sentito il 22 e il 23 novembre e quindi non si spiegavano perché non avesse detto una parola riguardo all’imminente processo del 24 novembre. Wang ha esclamato che non aveva alcun obbligo di informare la famiglia dell’udienza o del processo.

Quando i familiari gli hanno fatto visita al carcere di Jilin il 28 marzo, lo hanno atteso per quasi un’ora. Poi è arrivato scortato da una guardia che è rimasta lì a sorvegliare la conversazione. Appariva smunto e ha confessato d essere stato costretto a scrivere dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong, altrimenti non gli avrebbero concesso le visite familiari. Quando i familiari hanno commentato che era un peccato che avesse scritto le dichiarazioni, la guardia ha immediatamente interrotto la conversazione e la visita, che è così durata meno di un minuto. I familiari si sono accorti che aveva le lacrime agli occhi quando è stato portato via. Avevano il sospetto che avesse dovuto subire torture indicibili e che fosse stato costretto a scrivere le dichiarazione contro la sua volontà.

Gli hanno fatto di nuovo visita verso metà aprile del 2013. Questa volta le guardie si sono appostate dietro di lui e dietro i suoi cari per sorvegliare la conversazione. Alla moglie non è stato permesso di parlargli, perché le guardie avevano richiesto che portasse una lettera della polizia in cui si dichiarava che non praticava il Falun Gong. Liu ha solo detto a sua figlia che stava per essere operato al pancreas e non ha potuto aggiungere nulla.

Ha poi ha sofferto di iperglicemia e di un ictus dovuto ai maltrattamenti in prigione. Ha rischiato di morire ed è stato portato in ospedale per la rianimazione. Quando sua figlia gli ha fatto visita in ospedale aveva ancora manette e catene. Non gli si permetteva di usare il bagno di notte ed era stato costretto a defecare nei pantaloni.

La persecuzione di Liu ha inferto un duro colpo alla moglie. La sua salute è peggiorata ed è morta nel febbraio del 2014. Aveva appena 62 anni.

Anche la salute di Liu è peggiorata molto dopo il suo rilascio nel 2016. È morto un anno dopo.

Gansu: Con la salute deteriorata da una detenzione di tre anni, praticante muore sei anni dopo

Lu Yunfei di Lanzhou,nella provincia del Gansu, è morto l’8 dicembre del 2023, sei anni dopo il rilascio al termine di una pena di tre anni di prigione a causa della sua pratica del Falun Gong. Aveva 53 anni.

Era stato arrestato il 9 marzo del 2014, dopo essere stato denunciato dal personale della sicurezza di un edificio adibito ad uffici in cui era andato a distribuire del materiale del Falun Gong. La polizia, il giorno seguente, aveva anche fatto irruzione nell’abitazione che condivideva con i suoi genitori.

A causa delle torture subite al terzo centro di detenzione di Lanzhou, il 18 aprile del 2014 è stato sul punto di morire per l’eccessivo accumulo di fluidi addominali e le cisti gastriche. Dopo essere stato portato in ospedale, il medico inizialmente non ha permesso ai familiari di vederlo, ma poi ha ceduto dopo che questi ultimi hanno minacciato di querelarlo. Sono stati devastati nel vedere un uomo una volta in perfetta salute completamente trasformato in un individuo spaventosamente macilento nel giro di un solo mese. Aveva le labbra secche e non riusciva a parlare. Soffriva di incontinenza, eppure lo tenevano ancora incatenato al letto. Non volendo essere dichiarata responsabile per le sue condizioni, la polizia lo ha rilasciato 8 maggio.

Non gli è stato nemmeno concesso il tempo per riprendersi: è stato arrestato di nuovo il 20 gennaio del 2015 e portato nello stesso centro di detenzione. Dopo la sua incriminazione, la madre 78enne ha scritto al giudice Liu Dongyu del tribunale distrettuale di Chengguan chiedendone il rilascio, ma non ha ottenuto alcun risultato.

È stato processato il 20 ottobre 2015 e condannato a tre anni il 25 dicembre del 2015. La madre ha presentato ricorso in sua vece, ma il giudice Fu Jue, della corte superiore, l’ha persuasa a lasciar perdere, asserendo che lui non aveva l’autorità di revocare la condanna di Lu.

Al carcere di Lanzhou ha subito brutali torture, e in conseguenza di ciò, dopo il rilascio il 20 novembre 2017, la sua salute è peggiorata, ed è morto l’8 dicembre dell’anno scorso.

Prima di quest’ultima condanna Lu era già stato in prigione per 15 giorni, perché accusato di essere andato a Pechino per fare appello in difesa della Falun Dafa. Poi era stato arrestato di nuovo nel 2003 e incarcerato nel secondo centro di detenzione di Lanzhou e costretto a svolgere un lavoro pesante senza alcuna retribuzione. Siccome si rifiutava di rinunciare al Falun Gong, la polizia lo ha trasferito al centro per il lavaggio del cervello Gongjiawan, dove era strettamente sorvegliato dai detenuti che non lo lasciavano parlare con nessuno dei praticanti che erano lì.

Gansu: Praticante di 69 anni deceduta alcune settimane dopo essere stata rilasciata dal carcere in punto di morte

A Li Fenglan, residente a Baiyin nella provincia del Gansu, finita in cella per la sua fede nel Falun Gong, è stata ripetutamente negata la libertà provvisoria per motivi di salute, nonostante soffrisse di un cancro al seno metastatico. Quando è stata finalmente rilasciata, a dicembre dell’anno scorso, era troppo tardi per le cure. È morta alcune settimane dopo, il 10 gennaio di quest’anno, all’età di 69 anni.

Aveva già il cancro quando è stata reclusa nel carcere femminile provinciale del Gansu il 27 febbraio dell’anno scorso, per scontare una pena di un anno e otto mesi. Le guardie carcerarie l’hanno portata in ospedale per la chemioterapia, ma il cancro aveva già metastatizzato.

Il marito e il carcere hanno entrambi chiesto il suo rilascio per motivi di salute, ma la polizia che si occupava del caso ha respinto la richiesta, con la scusa che la libertà provvisoria le era già stata data una volta nel 2019. Hanno detto fermamente che non le sarebbe più stata concessa.

Nel dicembre dell’anno scorso, 10 mesi dopo la sua incarcerazione, la famiglia ha assunto un avvocato per opporsi al diniego della libertà provvisoria. L’avvocato è riuscito a far pressioni alla polizia attraverso la sezione locale della Conferenza consultiva politica della commissione nazionale del popolo cinese (CPPCC), e la richiesta è stata approvata. Il rappresentante del CPPCC ha prelevato Li dal carcere, ma ha dovuto portarla subito in ospedale perché la donna era in punto di morte e non riusciva più né a bere né a mangiare. L’ospedale ha detto che era troppo tardi per qualsiasi terapia e potevano solo farle delle flebo per mantenerla in vita. Il marito ha deciso di portarsela a casa, dove è morta nel giro di breve tempo, il 10 gennaio di quest’anno.

La condanna di Li trae origine dall’arresto del 7 agosto del 2016. Era stata rilasciata su cauzione il giorno seguente, dopo che le era stata riscontrata un’alta pressione sanguigna e non era stata ammessa al centro di detenzione locale. Negli anni seguenti la polizia locale e il tribunale hanno tentato numerose volte di metterla in carcere, ma non ci sono riusciti perché la pressione continuava a rimanere alta. È stata processata ad aprile del 2018, ma non si sa quale pena le sia stata data. Dopo l’udienza è stata rilasciata su cauzione, ma è stata poi riportata in custodia il 19 febbraio del 2019, dopo essere stata fatta andare al tribunale locale con l’inganno. È stata rinchiusa nel carcere femminile di Jiuzhou il 15 aprile del 2019.

Li si è ammalata di cancro al seno in carcere ed è stata rilasciata per motivi di salute. Poi è stata arrestata di nuovo il 14 marzo 2022 e subito rilasciata su cauzione a causa delle condizioni di salute. È stata riportata dentro il 6 settembre del 2022, dopo averla attirata in tribunale con un pretesto ingannevole. Poi è stata portata al carcere femminile provinciale del Gansu il 17 febbraio dell’anno scorso, per scontare un anno e otto mesi.

Non si sa nulla delle udienze e della condanna alla detenzione avvenute dopo l’arresto di Li nel 2022. A causa della censura del regime comunista, i corrispondenti Minghui hanno affrontato sfide tremende per reperire informazioni accurate in modo tempestivo. In base alle informazioni disponibili finora lo scenario più plausibile è quello che Li sia stata condannata solo una volta, nel 2019, e abbia dovuto scontare il resto della pena, in totale un anno e otto mesi, quando è stata riportata in carcere nel 2022.

Hebei: Uomo muore quattro anni dopo aver scontato una pena detentiva per la sua fede nel Falun Gong

Yu Hailong, residente a Chengde nella provincia dell’Hebei, ha assistito a un rapido deterioramento delle sue condizioni di salute dopo il rilascio dal carcere nel 2020. È deceduto il 26 gennaio di quest’anno all’età di 53 anni.

Era stato arrestato l’8 luglio 2016 con altri tre praticanti, mentre si recavano a distribuire del materiale del Falun Gong. Ha subito due processi: uno il 20 dicembre 2016, l’altro il 5 gennaio del 2017. Poi è stato condannato a quattro anni con una multa di 10.000 yuan il 15 febbraio 2017. Il suo appello è stato respinto da un tribunale di ordine superiore.

Dopo i quattro anni di torture nella prigione di Jidong gli si sono formate piaghe su tutto il corpo. Dopo essere stato rilasciato nel 2020 ha continuato a perdere peso, non è riuscito a riprendersi ed è morto il 26 gennaio di quest’anno.

Il carcere di Jidong, che ha nove filiali, è sotto il controllo dell’Ufficio amministrativo carcerario provinciale dell’Hebei. La maggior parte dei praticanti condannati nella provincia dell’Hebei sono detenuti lì. Le guardie carcerarie si servono di ogni sorta di metodi crudeli per cercare di costringere i praticanti del Falun Gong a rinunciare alla loro fede. Almeno 36 praticanti sono morti dopo esservi stati torturati.

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