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Gansu: Un avvocato che nel 2013 aveva perso il titolo a causa della sua fede, quest’anno è stata condannata a tre anni per aver continuato a praticare il Falun Gong

30 Ott. 2023 |   Di un corrispondente Minghui della provincia del Gansu, Cina

(Minghui.org) L’11 agosto scorso una donna di 49 anni della città di Lanzhou, nella provincia del Gansu, è stata condannata a tre anni e con una multa di 5.000 yuan (circa 646 euro) per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina per il benessere del corpo e della mente perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Nel 2013 Jin Yijun lavorava in uno studio legale, ma non ha più potuto esercitare la sua professione di avvocato perché l’Ufficio giudiziario della città di Lanzhou non le ha rinnovato l’abilitazione all’esercizio della professione a causa della sua fede nel Falun Gong. È stata arrestata il 24 settembre 2021, processata il 7 aprile di quest’anno, per poi essere ingiustamente condannata l’11 agosto.

Jin ha presentato ricorso al tribunale intermedio della città di Lanzhou e attualmente è in attesa di una sentenza presso il Centro di detenzione n. 1 locale, dove almeno altri 12 praticanti locali sono ancora reclusi per aver praticato il Falun Gong. Più precisamente:

Zhang Ping è stata condannata a sei anni e sta facendo ricorso in appello.Xie Guifang sta scontando una pena di cinque anni.Li Ya è stata condannata a quattro anni e mezzo e terminerà il suo mandato a novembre di quest’anno.Cui Jianping è stata condannata a quattro anni e sta facendo ricorso in appello.Zhou Yuezhen è stata condannata a tre anni e mezzo e sta facendo ricorso in appello.Yang Hui è stata condannata a un anno e quattro mesi e sarà rilasciata a ottobre di quest’anno.Cui Chengxiang dopo due udienze in tribunale, tenutesi rispettivamente nel giugno 2022 e nel 17 marzo scorso, è in attesa di verdetto.Liu Guifang è stata incriminata e sta affrontando il processo.Wang Lin, Qi Yulian, Liu Yuanqiu e sua figlia Liu Lei sono sotto accusa.

Nel settembre scorso, un’altra praticante, Wei Zhouxiang, è stata trasferita dal centro di detenzione al carcere femminile della provincia del Gansu per scontare una pena di tre anni e mezzo.

Jin arrestata e torturata

Il 10 settembre 2021 Ba Juanjuan, segretaria della comunità di Gongda, ha notato che erano spariti quattro cartelli che diffamavano il Falun Gong. Dopo aver controllato i video di sorveglianza, ha visto che Jin intorno alle ore 5:00 di quel giorno aveva preso l’ascensore, quindi ha sospettato che avesse rimosso lei i cartelli e l’ha denunciata alla stazione di polizia locale di Xiaoxihu. Due settimane dopo, il 24 settembre, Ba ha accompagnato l’agente Feng Yuchen nell’abitazione di Jin e l’ha arrestata.

Feng ha portato Jin al carcere del distretto di Qilihe, dove è stata trattenuta per sette giorni prima di essere trasferita, il 2 ottobre 2021, al centro di detenzione n. 1 della città di Lanzhou.

Nel centro di detenzione, poiché Jin si rifiutava di imparare a memoria le regole della struttura o di accovacciarsi durante l’appello, il capitano Li Peng le ha torto una mano dietro la schiena, per ammanettarla all’altra mano tirata sulla spalla (vedi immagine sotto). La praticante è stata ammanettata in questo modo per 15 giorni consecutivi, durante la quale è stata privata del sonno e sottoposta a regolari percosse. Tutte le volte che si appisolava, ciascuna detenuta usava il proprio modo per tenerla sveglia, ad esempio tirandole i capelli o prendendola a calci. Con le mani ammanettate, doveva affidarsi alle detenute per ottenere l’acqua da bere che, per due volte, si sono rifiutate di darle perché non aveva rispettato gli orari specifici per richiederla. Durante i 15 giorni non ha potuto lavarsi i denti, i capelli o i vestiti, poiché a nessuna detenuta è stato permesso di aiutarla.

Ricostruzione della tortura: Mani ammanettate dietro la schiena

Il 27 dicembre scorso il capo della sua cella ha fatto picchiare Jin da altre detenute perché non si era accovacciata durante l’appello. Il capo delle guardie ha visto il pestaggio, ma l’ha ignorato perché gli è stato detto che la vittima era una praticante del Falun Gong. Jin è stata trasferita in un’altra cella e sottoposta alla tortura mani e piedi uniti in catene.

Illustrazione della tortura: Mani e piedi uniti in catene

Nella tortura mani e piedi uniti in catene, le guardie ammanettano i polsi della vittima dietro la schiena, la fanno inginocchiare e attaccano le manette il più vicino possibile alle caviglie. Questo la costringe a rimanere inginocchiata e piegata all’indietro.

Per 15 giorni consecutivi Jin è stata costretta a portare le catene alle gambe e non le è stato permesso di dormire, abbassare la testa o chiudere gli occhi. Le altre detenute potevano picchiarla a piacimento. Nessuno l’aiutava a prendere l’acqua e non aveva modo di lavarsi, pulirsi o lavare i vestiti, tuttavia le detenute la rimproveravano perché aveva un cattivo odore. A volte non le davano nemmeno l’acqua da bere.

Accusa e processo

L’agente Feng, insieme al suo capo Wang Jifei e all’istruttore Wang Fangxiong, hanno presentato il caso di Jin alla Procura del distretto di Qilihe sulla base delle tre prove seguenti: 1) il verbale di autenticazione del filmato dell’ascensore emesso dal Centro Forense dell’Università di Scienze Politiche e Giurisprudenza del Gansu (non è chiaro però quale conclusione sia stata tratta, poiché il video mostrava Jin solo mentre prendeva l’ascensore, e non mentre rimuoveva i cartelli pubblicitari come sostenuto da Ba); 2) la condanna di Jin inflitta nel 2012 a un anno di campo di lavoro; 3) la sua detenzione di 15 giorni avvenuta il 13 maggio 2021 a seguito di un arresto.

Il 30 dicembre 2021 il procuratore Zhang Jingrong, della Procura del distretto di Qilihe, ha trasmesso il caso a quella del distretto di Chengguan. I procuratori Zhang Qiongying e Cao Huan hanno incriminato Jin e, il 22 aprile dello scorso anno, hanno trasmesso il caso al tribunale del distretto di Chengguan.

Il 7 aprile scorso, Jin è comparsa davanti al tribunale del distretto di Chengguan. Ancora convalescente per le torture subite durante la detenzione, è crollata su una sedia non appena è stata portata in aula.

Il giudice Liu Dongyu ha presieduto il processo. Erano presenti i giudici Jin Jiyong, Teng Xiaoqiong e Ma Xinyan, il cancelliere Li Jiangtao e il pubblico ministero Zhang Qiongying.

Il procuratore Zhang ha accusato Jin di aver usato un’organizzazione di culto per minare l’applicazione della legge, un pretesto standard usato dal regime comunista per incastrare e imprigionare i praticanti del Falun Gong.

Jin durante la sessione, durata un’ora e mezza, era esausta e debole, ma è riuscita comunque a testimoniare in sua difesa. Ha smentito le accuse contro di lei e ha sfidato il procuratore Zhang a specificare quale legge avesse presumibilmente violato, quale danno avesse causato e a quali persone. Zhang non è stato in grado di rispondere alle sue domande e ha letto tre volte l’elenco delle prove fornite dalla polizia.

L’avvocato di Jin ha presentato per lei una dichiarazione di non colpevolezza e ne ha chiesto l’assoluzione. L’11 agosto il tribunale l’ha comunque condannata e la donna ha subito presentato appello al tribunale intermedio della città di Lanzhou, che ha assegnato il caso al giudice Ma Yan.

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